Don Minutella: "Io sono la vittima |Il vescovo non è un despota" - Live Sicilia

Don Minutella: “Io sono la vittima |Il vescovo non è un despota”

Parla il parroco che si è ribellato a monsignor Lorefice.

L'intervista
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PALERMO – Don Alessandro Minutella, per prima cosa le chiedo: davvero non lascerà la parrocchia di San Giovanni Bosco come le ha chiesto l’arcivescovo di Palermo?

“Certo. Esiste una così detta ratio canonica, una forma di tutela del parroco, il vescovo non è un despota. Il diritto canonico tutela anche il parroco”.

Che ne pensano i suoi parrocchiani di questa vicenda?

“I parrocchiani sono estremamente addolorati, non sono mai stati ascoltati. E l’eco della vicenda è arrivata ben oltre la parrocchia. C’è tanta gente che non capisce come un vescovo possa addivenire a un giudizio equilibrato senza sentire tutte le parti”.

Ma con lei il vescovo ha parlato?

“Sì, tante volte”.

E che le ha detto?

“Nell’ultimo incontro il vescovo mi ha detto che ritiene che io sia di scandalo”.

Per la sua catechesi sulla “falsa Chiesa”, che è “prostituta”?

“Il motivo che si adduce è assolutamente improponibile. Non sono cose che mi invento io. Tanti hanno scritto di queste cose”.

L’espressione “chiesa meretrice” si fa risalire alla patristica…

“Sì, appunto. Guardi, a me sembra che la Chiesa cattolica viva un momento di crisi. E lo dico”.

Ma c’è anche un dovere di obbedienza del sacerdote al suo vescovo, questo lei lo sa bene.

“L’obbedienza procede secondo verità e giustizia”.

San Pietro aggiunge anche la carità e la mitezza nell’affermare la verità.

“Su questo lascio riflettere i giornalisti. Domani a quanto mi risulta c’è addirittura una incontro di preghiera, ma in questa storia la vittima sono io, non altri. La vittima, per essere chiari, non è il vescovo quando mi intima di lasciare la parrocchia entro quindici giorni. Mi si dice che ci sono fedeli scandalizzati. Quali sono? Ci sono quelli che al contrario sono edificati”.

Lei ha detto che il 22 aprile farà un’iniziativa a Verona…

“Non mia l’iniziativa, la sto portando avanti”.

Ma di che si tratta?

“È un’iniziativa che raccoglie i cattolici sparsi in tutta Italia che provano disagio per quello che accade nella Chiesa”.

Lei si riferisce alle aperture della Chiesa di Papa Francesco?

“Non esiste una chiesa di Papa Francesco. La Chiesa è di tutti ed è di Dio. Se poi lei si riferisce alla Chiesa sotto il governo di Papa Francesco, le dico sì. Per esempio la comunione ai divorziati e risposati, oppure questo parlare sempre di poveri tralasciando completamente altri temi. Non si parla mai ad esempio della questione eucaristica. Io non mi riferisco a Papa Francesco, ma a una situazione generalizzata della Chiesa. Può succedere che si accolga un eretico che può proporre Ario come modello di fede…”.

Lei parla di Enzo Bianchi?

“Io dico che non si può proporre ai fedeli come modello Ario, il più grande eretico di tutti i tempi , non si può pensare di rivalutarlo. Mi dipingono come l’anti-Bergoglio ma non è questo il punto”.

Lei è parroco della chiesa intitolata a Don Bosco. Che predicava l’amore per il Papa. Lei prega per questo Papa?

“Mi dimostri qualcuno il contrario. Quella di San Giovanni Bosco è un’intuizione geniale, quella della spiritualità puramente cattolica che ha come pilastri l’eucaristia, la Madonna e il Papa. Proprio per difendere questa spiritualità io ci metto la faccia”.


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