All’ora di pranzo, a Brancaccio, le campane hanno suonato a festa. E’ stato infatti poco dopo le 13 che da Roma è arrivata la notizia ufficiale: a diciannove anni dalla morte, Benedetto XVI ha dato il via libera alla beatificazione di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia a Brancaccio il 15 settembre 1993.
Una notizia che in pochi minuti ha fatto il giro della Sicilia e dell’Italia intera. “Nei miei nove anni in Colombia – ha detto il cardinale Paolo Romeo, nel corso di una conferenza stampa – ho visto uccidere ben 25 preti, ma la notizia del martirio di don Pino mi colpì particolarmente quando la lessi sui giornali”. E l’arcivescovo, visibilmente emozionato, insieme al vescovo ausiliare Carmelo Cuttitta e al parroco di San Gaetano, Maurizio Francoforte, ha dato alla stampa l’annuncio ufficiale dell’autorizzazione concessa dal Papa al prefetto per le Cause dei santi, il cardinale Angelo Amato, di procedere all’organizzazione della cerimonia di beatificazione.
Una cerimonia che si terrà con molta probabilità a Palermo, visto che, a differenza del suo predecessore, Benedetto XVI preferisce che le celebrazioni di beatificazione si tengano nelle chiese di appartenenza. “E’ una scelta che permetterà un maggiore coinvolgimento della città e di tutta la Sicilia – ha commentato Romeo – ma ci vorranno alcuni mesi ancora, presto andrò a Roma per concordare la fase organizzativa. Anche perché bisognerà compiere anche alcuni passaggi burocratici per traslare i resti dal cimitero di Sant’Orsola”.
E anche le campane della Cattedrale hanno suonato a festa quando il cardinale ha dato ufficialmente la notizia della beatificazione del sacerdote palermitano, mentre la sala gremita di preti, seminaristi e semplici fedeli è scoppiata in un fragoroso applauso, con i presenti tutti in piedi tra cui, in prima fila, il sindaco Leoluca Orlando.
“Il riconoscimento del martirio di don Pino mette in luce le tenebre: le mafie e le forme di illegalità sono contrarie al Vangelo – ha continuato Romeo – il martirio è smascherare questo schema e cioé che la mafia ha i suoi idoli e dei e non intende cedere niente. La mafia non perdona, il Vangelo perdona. La mafia non condivide, il Vangelo sì. La mafia quando chiede il pizzo spoglia un lavoratore nei guadagni frutto del suo legittimo lavoro. Sono forme di idolatria antitetiche ai valori evangelici”.
Una lunga attesa, quella della chiesa palermitana, durata 19 anni. “E’ stato un processo lungo – ha commentato il vescovo Cuttitta, che ha lavorato fianco a fianco con don Puglisi – io ho fatto parte del comitato di beatificazione. Inizialmente chiedevamo il riconoscimento eroico delle virtù, poi ci è sembrato opportuno convertire la causa chiedendo il riconoscimento del martirio, che è stato in ‘odium fidei’. Per il mondo intero si apre una nuova prospettiva: il credente che annuncia il Vangelo può incorrere anche nella morte. Di don Pino ho dei tenerissimi ricordi, che mi fanno sentire piccolo piccolo. Ricordo i suoi incoraggiamenti, la sua pacatezza, la sua capacità di restare accanto a ciascuno facendolo sentire unico”.
Diciannove anni che a molti sono sembrati anche troppi, ma che, spiega il cardinale, sono tempi fisiologici per la chiesa che ha studiato a lungo la vita del sacerdote. “In tanti hanno sognato questo giorno – ha continuato Romeo – lo avrà sognato il cardinale Pappalardo, che è in cielo, come il cardinale De Giorgi, che oggi compie 59 anni di sacerdozio. Don Pino è stato uno strumento nelle mani di Dio,un comunicatore di pace, un esempio, capace di farsi carico dei fratelli, innamorato dell’uomo. E sulla sua scia, ognuno di noi deve impegnarsi nella società per cambiarla”.
Don Pino sarà da oggi martire per la chiesa, anche se per Palermo lo è da 19 anni, da quando venne ucciso dalla mafia davanti al portone di casa intorno alle 20.45, in piazza Anita Garibaldi, nel giorno del suo 56esimo compleanno. “Il futuro della Sicilia non dipende da altri – ha consluso l’arcivescovo – ma da ciò che ciascuno fa, anche dall’impegno della chiesa. Un cambio di cultura sarà possibile se qualcuno farà qualcosa anche a rischio della propria vita, come don Pino Puglisi”.