Dopo dieci anni di abusi e violenze|finisce l'incubo per due sorelle - Live Sicilia

Dopo dieci anni di abusi e violenze|finisce l’incubo per due sorelle

nel palermitano
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Uno dei due orchi era chiuso tra le rassicuranti mura domestiche. L’altro, quello che abusava delle vittime portandole in campagna, lontane da occhi indiscreti, era un amico di famiglia. È la drammatica storia di due sorelle palermitane, 20 e 23 anni, da un decennio vittime degli abusi sessuali del padre e di un suo amico. I due uomini, 46 e 55 anni, sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Palermo per “reati sessuali e in danno di minori”. I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dal gip di Termini Imerese, Angela Lo Piparo, su richiesta del pm Francesco Gualtieri.

Il passaggio dalla pubertà all’adolescenza delle due vittime è stato drammaticamente segnato dalle morbose attenzioni dei due uomini che, seppur separatamente e con diverse modalità, hanno abusato delle due ragazze, sin da quando erano bambine. L’intimità delle due, ripetutamente violata nel corso degli anni, è stata insidiata sino a pochi mesi fa, fin quando le due sorelle hanno finalmente trovato il coraggio di abbandonare il domicilio paterno.

Decisiva in tal senso l’azione persuasiva di una parente che, unica voce dissonante dall’omertoso contesto familiare, ha voluto sottrarre le due sorelle dalla soggezione psicologica esercitata dal genitore. L’indagine ha preso spunto proprio dalla denuncia presentata dalla parente delle due ragazze. La donna ha raccontato di essere stata minacciata dal cognato, indispettito dai suoi reiterati inviti rivolti alle nipoti affinché si allontanassero dalla casa paterna. La denuncia ha segnato la prima crepa sul muro di paura e reticenze che avevano lasciato agire indisturbati i due uomini nel corso degli anni.

“Le audizioni delle donne – scrivono gli inquirenti in una nota – hanno fatto emergere un vissuto familiare drammaticamente segnato da abusi sessuali compiuti dal padre in ambienti domestici e dall’amico del padre in luoghi campestri e rurali. I racconti delle due donne hanno, inoltre, evidenziato come il lungo protrarsi degli abusi avesse ingenerato nell’ “amico di famiglia” la patologica convinzione di un diritto di “possesso” di una delle due abusate. Per converso, tale oppressiva presenza aveva ingenerato, almeno in una delle due vittime, una confusione in ordine alla incombente presenza dell’uomo, percepito come “orco” ma tollerato appunto come amico di famiglia”.


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