PALERMO – Torna a salire la tensione nelle partecipate del comune di Palermo. Oltre all’agitazione dei lavoratori della Reset, che il sindaco ha convocato per i primi di febbraio ma che sono sul piede di guerra per il mancato rispetto degli accordi sindacali, oggi tocca alla Rap sparare a zero all’indirizzo di Palazzo delle Aquile.
Il tema è sempre economico: le tredicesime sono state pagate dopo Natale, gli stipendi di dicembre il 7 gennaio e il timore è che anche i salari di gennaio possano slittare. “Chiediamo l’attivazione immediata di un tavolo di confronto tra le parti interessate, sindacati, Comune di Palermo e Rap per discutere del nuovo contratto di servizio e l’immediato bonifico delle somme mensili da parte del socio unico, che permettano all’azienda il pagamento dello stipendio del mese di gennaio nei tempi previsti dal contratto, dicono le Rsu di Rap, Vincenzo Traina Fit Cisl, Francesco Sinopoli Uil Trasporti, Antonio Vaccaro Fiadel e Carmelo Giallombardo Filas. “Se questo non dovesse accadere siamo pronti ad attivare tutte le procedure previste a tutela dei lavoratori”.
Qualche giorno fa l’amministratore unico dell’azienda, Giuseppe Norata, ascoltato dal consiglio comunale, ha fissato in 42,8 milioni il credito vantato nei confronti del Comune. “Spiace sapere che la storia si ripete – continuano i sindacalisti – ad oggi infatti, non risulta predisposto nessun mandato di pagamento da parte del socio unico nei confronti di Rap. La preoccupazione è che la storia dell’Amia Fallita si ripeta. Certamente né le maestranze, né la cittadinanza vorrebbe rivivere quel momento ed è grave soprattutto che la causa sono i non regolari versamenti mensili che il Comune dovrebbe fare nei confronti dell’azienda di piazzetta Cairoli, che, per far fronte ai costi di gestione, non riesce a pagare con regolarità erario, contributi, previdenza complementare, fornitori e manutentori. Inoltre continua a essere molto delicato l’equilibrio economico-finanziario dell’azienda, che vede una perdita di esercizio dell’anno 2018 per circa 8-10 milioni di euro perché il contratto di servizio risulta essere ormai inadeguato per la città. L’azienda Rap non riesce così a effettuare dei servizi in più che non vengono riconosciuti dal Comune, uno su tutti il Tmb di Bellolampo”.
Un’emergenza, quella dei conti delle aziende, che esplode proprio nel bel mezzo delle trattative per la nuova giunta comunale che, stando agli annunci, non vedrà più una singola delega per le aziende ma uno spacchettamento in base ai campi di competenza. Lunedì ci sarà una riunione sindacale in Rap per tracciare il percorso per il futuro: l’azienda ha approntato una bozza di piano industriale, che sarà a breve inviato al Comune, ma il vero tema resta il contratto di servizio che scadrà ad agosto e per il quale servirebbero almeno altri 10 milioni.
Sul fronte Reset, invece, si registra la posizione di Cgil, Cisl e Uil: “La notizia sul riconoscimento degli scatti di anzianità ai dipendenti Reset – dicono Monja Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto – ci lascia sinceramente sbigottiti e senza parole. Far passare per un grande risultato ciò che in realtà è il riconoscimento di un sacrosanto diritto contrattuale dei lavoratori significa volere sottovalutare e offendere l’intelligenza di tutte le lavoratrici e lavoratori Reset, che dovrebbero pure ringraziare per ricevere ciò che è un semplice e scontato diritto. Riteniamo invece sia giusto e opportuno a questo punto – proseguono i sindacati- invocare l’intervento dell’amministrazione comunale affinché i lavoratori Reset non possano e non debbano più elemosinare il ripristino del tempo pieno e del giusto inquadramento, niente di più rispetto a ciò che prevedono accordi già sottoscritti e le previsioni del contratto nazionale, che vengono puntualmente marchiate da qualcuno come un qualcosa di impossibile da conquistare. I lavoratori sono stanchi di essere presi in giro – aggiungono i sindacati – e dal riscontro che quotidianamente registriamo da parte loro siamo convinti che se al prossimo incontro con il sindaco, fissato per giorno 1 febbraio, non avranno la certezza del riconoscimento dell’agognato full time e della pedissequa applicazione delle previsioni contrattuali assieme al sistema di welfare promesso e mai mantenuto, scenderanno tutti in piazza convinti che l’azione di sciopero sia ormai inevitabile”.

