Draghi furioso contro vertici Ue, Germania e Olanda, ecco perchè - Live Sicilia

Draghi furioso contro vertici Ue, Germania e Olanda, ecco perchè

I leader europei si vedranno per discutere di price cap sul gas ma potrebbe esserci un nuovo nulla di fatto
POLITICA
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È un Mario Draghi furioso quello che descrivono i retroscena, quello che ieri al Castello di Praga ha fatto sentire i suoi strali nei confronti dell’Unione Europea al penultimo vertice in Ue del mandato.

Il 20 e il 21 ottobre i leader europei si vedranno per discutere di price cap sul gas ma potrebbe esserci un nuovo nulla di fatto a causa di posizioni troppo distanti. Per questo Draghi è furioso. “Stiamo discutendo di gas da sette mesi. Abbiamo speso decine di miliardi dei contribuenti europei, serviti a foraggiare la guerra di Mosca e non abbiamo ancora risolto nulla. Se non avessimo perso così tanto tempo ora non ci troveremmo sull’orlo della recessione”, l’hanno sentito dire ieri.

Quello visto ieri è un Draghi talmente inedito che, racconta oggi un retroscena de La Stampa a firma di Alessandro Barbera, ha lasciato molti di stucco. “Non l’abbiamo mai visto così duro”, hanno detto i presenti. Draghi ha colpito tre obiettivi: Olaf Sholz, cancelliere della Germania, e Mark Rutte, premier olandese e Ursula von der Leyen che era stata già contestata per il fatto di subire troppo le influenze tedesca e olandese.

I leader dei due paesi del nord Europa sarebbero accusati di aver fatto saltare la solidarietà europea. I tedeschi con il piano di 200 miliardi per combattere i caro energia e gli olandesi per avere impedito la separazione tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità.

Ieri Draghi ha parlato in privato anche con Emmanuel Macron. Sul tetto del gas e sulle resistenze dei paesi nordici. L’Italia ha proposto un tetto al gas dinamico. In questo modo sarebbe “possibile stabilire un valore centrale per questo corridoio (di prezzo, ndr) e rivederlo regolarmente tenendo conto di parametri di riferimento esterni e consentendo fluttuazioni, ad esempio del 5%”. Ma l’ok non è arrivato.


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