CATANIA – L’accusa è grave: avere autorizzato la partenza da Sigonella di un’operazione letale con un drone americano. A sostenerla sono tre organizzazioni non governative, che in una denuncia presentata alla Procura di Siracusa puntano il dito contro il colonnello pilota dell’Aeronautica militare italiana che nel novembre 2018 comandava la base. In quel periodo, infatti, il comando statunitense per le operazioni in Africa rivendicò un’operazione in Libia in cui furono uccisi undici uomini.
Le uccisioni con i droni
L’esposto presentato da Rete Italiana Pace e Disarmo, Reprieve e European Center for Constitutional and Human Rights, riguarda l’operazione del 29 novembre 2018 con cui un drone americano uccise 11 uomini tra i 25 e i 45 anni a bordo di un pickup nella zona di al-Awaynat, in Libia. Il comando statunitense AFRICOM, da cui dipendeva l’operazione, confermò il bombardamento annunciando di avere compiuto un raid aereo ad alta precisione “che ha ucciso undici terroristi di al-Qaeda nel Maghreb e distrutto tre veicoli”.
Ma che a bordo di quei pickup ci fossero dei terroristi è sempre stato un punto contestato dai familiari e dalla comunità delle vittime, originarie di Ubari e appartenenti all’etnia Tuareg. Già nei giorni successivi al bombardamento diversi familiari protestarono contro il bombardamento. Come affermato dal quotidiano Avvenire, che avrebbe visto i documenti degli uccisi, sette di loro lavoravano per le forze armate del Governo di accordo nazionale libico, riconosciuto dall’occidente nella lotta contro Daesh, mentre altri due si stavano addestrando per entrarci, e gli ultimi due erano un docente e un educatore.
La base di Sigonella
Perché Sigonella? Secondo le tre Ong che hanno presentato la denuncia, e che hanno assistito i familiari delle vittime in un lungo iter legale, il drone da cui sono partiti i missili sarebbe decollato proprio dalla base siciliana. “Il Governo italiano ha permesso al Comando USA per l’Africa – si legge nel comunicato delle tre organizzazioni – di usare la base di Sigonella per la sua cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ e per le operazioni di ‘targeted-killing’ (uccisioni mirate) e per tale motivo la base siciliana gioca un ruolo vitale nel programma dei droni statunitensi in Nord Africa e nel Sahel”.
Al momento il decollo del drone da Sigonella non ha ricevuto conferma ufficiale. Il sito Itamilradar, che traccia i movimenti militari nei cieli del mediterraneo, nel giorno dell’attacco su al-Awaynat ha segnalato un volo di andata e ritorno di un drone Global Hawk. Che però non è predisposto per trasportare armi. Ad agire sarebbero stati dei Predator, di cui non sono registrati voli da Sigonella in quel giorno, almeno su dati accessibili pubblicamente.
Il doppio comando
La base di Sigonella è a comando italiano, e il comandante dell’intera struttura è un colonnello pilota dell’Aeronautica militare italiana. Al suo interno, poi, sono ospitate strutture straniere come la Naval Air Station della Marina militare statunitense. Il rapporto tra le diverse forze è regolato da accordi tra il governo italiano e quello statunitense, tra cui i NATO-SOFA del 1954 e il Technical agreement on Sigonella del 2006.
Secondo quest’ultimo, la base di Sigonella è sotto comando italiano, con il comandante statunitense che ha il “pieno controllo militare su personale, equipaggiamenti e operazioni statunitensi”. Il comandante statunitense ha l’obbligo di notificare a quello italiano tutte le attività significative, ovvero non di routine, e il comandante italiano ha l’obbligo di notificare il comandante statunitense se pensa che le attività Usa non rispettano le leggi italiane, e di “intervenire per interrompere immediatamente le attività Usa che chiaramente mettono in pericolo la vita o la salute pubblica e che non rispettano le leggi italiane”.
La responsabilità del comandante
Proprio sulla base di questi accordi si basa la denuncia delle Ong al comandante italiano di allora: “Chiaramente, un’operazione condotta droni che implica l’uso di forza letale non è considerabile di routine – dice Chantal Meloni, consulente legale di ECCHR – mentre AFRICOM è direttamente responsabile di tale decisione, il Comandante italiano deve aver conosciuto e approvato l’operazione e può quindi essere ritenuto penalmente responsabile come complice per aver permesso un attacco letale illegale. Tale circostanza configurerebbe una violazione del diritto internazionale e del diritto alla vita”.