+++Dubbi sull'appalto del tribunale+++ Condannato assessorato Infrastrutture

Dubbi sull’appalto del tribunale|Dura condanna del Tar etneo

Colpo di scena nella costruzione della cittadella giudiziaria di Catania. I particolari

CATANIA – C’è un colpo di scena nell’appalto per la demolizione dell’ex palazzo delle Poste del viale Africa, al posto del quale sorgerà la nuova cittadella giudiziaria. Il Tar ha condannato l’assessorato alle Infrastrutture al risarcimento di una delle imprese partecipanti. In particolare, si tratta del raggruppamento Di Fiore Rita – Smeda Srl, che avrebbe potuto anche vincere l’appalto.

Il ricorso

Il gruppo Di Fiore – Smeda ha proposto ricorso al Tar contro l’assessorato alle Infrastrutture e la Icoser Srl per l’annullamento dell’aggiudicazione definitiva dei lavori di demolizione dell’ex palazzo delle Poste. Inoltre, ha chiesto l’annullamento del disciplinare di gara, del contratto e di numerosi verbali..

Uno dei punti della discordia, è stato la mancata verifica dell’offerta “anomala” prevista dalla disciplina statale e l’applicazione della disciplina regionale degli appalti. In questo modo, la Di Fiore – Smeda sarebbe stata penalizzata.

La sentenza

La prima sezione del Tar catanese, presieduta da Pancrazio Maria Savasta, ha annullato i verbali di gara impugnati e parte della procedura di aggiudicazione. Il tribunale amministrativo ha condannato l’assessorato regionale alle Infrastrutture “al risarcimento del danno per equivalente”.

Le reazioni

Il Movimento 5 Stelle è sul piede di guerra: “Abbiamo evidenziato in tutte le sedi come la costruzione di questo edificio non abbia seguito un iter corretto”. I grillini puntano il dito sulla mancanza della variante al Prg “che giustifichi il cambio di destinazione d’uso della zona”. Inoltre il M5S contesta che “la cessione di un bene indisponibile deve necessariamente passare dall’inserimento nel piano di dismissione del comune, cosa mai avvenuta”.

“Comune e Regione – insistono i pentastellati – non possono più far finta di nulla. Una tale opera non può essere costruita con questi presupposti, ancor più se questa consiste in un presidio simbolo di legalità e giustizia”.

“Rinnoviamo l’appello – conclude il M5s – affinché si realizzi un parco urbano e si avvii finalmente un lento ma deciso processo di restituzione del mare ai catanesi”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il delegato Pd alla città di Catania, Jacopo Torrisi. “Stupisce che l’Amministrazione comunale che aveva dato ampio risalto a questa straordinaria accelerazione nella realizzazione del Palazzo di Giustizia oggi taccia di fronte ad una sentenza a dir poco imbarazzante. Seguendo il consiglio dell’assessore Falcone abbiamo letto la sentenza del TAR. I lavori proseguiranno di certo, così come é certo che questa demolizione non é stata eseguita da chi aveva diritto di farla e questa non é stuentalizzazione politica ma inconfutabile norma di legge”, dice. “Questo errore non costerà qualche migliaio di euro di risarcimento alle casse pubbliche ma ben di più. Sappiamo bene eh questa sentenza non inficia la realizzazione del palazzo di giustizia che é da sempre un obiettivo che, come partito democratico, abbiamo sostenuto, ma getta pesanti perplessità sulle procedure eseguite”, spiega Torrisi. “Come forza d’opposizione di questa cittá non ci possiamo accodare al silenzio dell’Amministrazione comunale e intendiamo vigilare perché vengano rispettate tutte le norme di legge relative alla realizzazione di questa grande opera per cui lo Stato Italiano (e non il Governo regionale come erroneamente detto), ha stanziato ben 40.000.000 di euro che devono essere spesi nel modo più corretto e trasparente. Accogliamo l’invito all’incontro pubblico annunciato da Falcone dove avvieremo un confronto. Il palazzo di Giustizia é un’opera pubblica di importanza vitale che Catania aspettava da anni, come partito democratico di Catania, e con il supporto dei noi ste consiglieri comunali, vigileremo perché si realizzi non solo presto ma nella assoluta legalità”, conclude. 

Le precisazioni di Falcone

L’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, con una nota, è intervenuto sulla vicenda cercando di fugare ogni dubbio sul completamento dell’opera: Se chi oggi parla avesse letto con maggiore attenzione la sentenza del Tar sul ricorso Di Fiore-Iaquinta, avrebbe forse evitato gaffe su una vicenda che qualcuno vorrebbe strumentalizzare a fini politici. Il provvedimento riconosce ai ricorrenti un indennizzo di poche migliaia di euro, ed è ben lontano dall’inficiare il completamento della demolizione dello scempio dell’ex Palazzo delle Poste, nonché la costruzione della futura moderna Cittadella giudiziaria”. LEGGI QUI

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