Pestaggi tra piazza e scuole FOTO| "Ma a Partinico non siamo razzisti" - Live Sicilia

Pestaggi tra piazza e scuole FOTO| “Ma a Partinico non siamo razzisti”

Migranti a Partinico

Viaggio nel paese in cui è esplosa la violenza. Il sindaco: "Bisogna decidere da che parte stare".

PARTINICO (PALERMO) – Nell’occhio del ciclone dopo due aggressioni, nel giro di poco più di un mese, ai danni di giovani migranti. Partinico, cittadina di 32mila abitanti in provincia di Palermo, ospita quasi trecento persone nelle quindici comunità-alloggio che si trovano in paese, ma gli ultimi casi di violenza raccontano una convivenza coi cittadini non sempre facile.

VIAGGIO A PARTINICO – FOTOGALLERY

A luglio sono già scattati due arresti aggravati dall’odio razziale, per l’aggressione ai danni di Kalifa Dieng, un senegalese di 19 anni. Ieri, le manette per altre sette persone, accusate di aver picchiato un gruppo di migranti minorenni, la notte di Ferragosto. Momenti da incubo vissuti nella stessa zona: seicento metri tra piazza Santa Caterina e l’istituto Carlo Alberto dalla Chiesa, in via Maggiore Guida, dove le telecamere hanno immortalato le fasi di entrambi gli episodi.

In paese non si parla d’altro: “Oggi si sono portati a tutti”, dice ad alta voce un giovane all’interno di un bar. Si riferisce proprio agli ultimi arresti: “Ormai non si capisce più niente”, replica una donna. E’ quest’ultima a sottolineare che “Partinico non è razzista, ma abbiamo paura”. Tra i negozianti, le parole giungono col contagocce. “Qui i migranti sono tanti – dice il titolare di una salumeria – ci sono troppi centri d’accoglienza. Ma non ce l’abbiamo con loro, l’importante è che ci sia rispetto reciproco”. “Purtroppo – aggiunge un cliente – quando si verificano casi come quello in via dell’Avvenire, aumenta la tensione. Qui non si parla di razzismo, ma di paura”.

L’uomo si riferisce ai disordini avvenuti a fine agosto dopo una presunta aggressione ad un dodicenne di Partinico. Quest’ultimo avrebbe rubato la bici ad un migrante, lui lo avrebbe inseguito e spintonato insieme ad alcuni connazionali. I residenti della zona avrebbero assistito alla scena, ma si sarebbe trattato, in realtà, di momenti di caos alimentati da urla e parole grosse. Quanto accaduto si è diffuso nel giro di pochi minuti tramite i social network, provocando centinaia di commenti che puntano il dito contro la presenza dei migranti nella cittadina: “Dovrebbero tornare a casa loro – scrive Fabrizio – non ne possiamo più”. “Non possiamo vivere così a Partinico – prosegue Lucia – dovremmo fare la rivoluzione”. Un clima di rabbia e tensione che viene subito a galla sul Web, ma che tra le strade del paese tende a celarsi:Da alcuni giorni faccio più attenzione a chi entra in negozio – dice un altro commerciante – non si sa mai. Non ho nulla contro gli extracomunitari, ma quello che sta succedendo non ci fa stare tranquilli”. 

Nel frattempo, per le giovani vittime delle due aggressioni, la vita quotidiana va avanti come sempre. Nei due centri di accoglienza che ospitano il senegalese e il gruppo preso di mira a Ferragosto, c’è una musica in sottofondo: “Non abbiamo molto da dire – spiega una educatrice della comunità “Mediterranea”, sulla statale 113 – di sicuro qui i nostri ragazzi non hanno alcuna paura. Il gruppo che è stato aggredito svolge normalmente le proprie attività, compreso il più piccolo, che ha 16 anni e sta ritrovando la propria tranquillità”. Chi conosce il senegalese picchiato a luglio in piazza Santa Caterina, parla di “un fenomeno assai ampio, che di sicuro non riguarda soltanto Partinico”. E’ uno psicologo che lavora al centro d’accoglienza “Sympatheia” di via Bari, che ospita dieci minori. “Purtroppo non tira una bella aria nemmeno a livello nazionale – dice – e penso che ciò provochi inevitabili conseguenze. Kalifa alloggia ancora qui, è tornato alla sua vita quotidiana, neanche noi abbiamo paura”.

Ma un problema sociale c’è. E a ribadirlo è il sindaco di Partinico, Maurizio De Luca. Amareggiato, parla di un paese “che deve decidere da che parte stare”. Primo cittadino dallo scorso giugno, De Luca lancia un appello ai partinicesi: “Le persone di buona volontà, e qui ce ne sono tante, devono essere vigili di fronte a casi simili e non soccombere. Questa mentalità di violenza riguarda una minoranza che non può e non deve influenzare chi vuole una Partinico normale”. La “normalità” di cui parla il sindaco è fatta di “accoglienza e tolleranza. Sono questi i requisiti di un paese che deve puntare al cambiamento – dice – per il quale sono il primo ad impegnarmi. L’azione più forte ed incisiva delle ultime settimane – conclude De Luca – è stata quella delle forze dell’ordine, che in poco tempo sono riuscite a risalire agli autori delle due aggressioni. Ringrazio i carabinieri per il lavoro fatto, il loro messaggio è di certo il migliore per un paese che deve deve scegliere di evolversi”.


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