Due 'solisti' in corsa |per la segreteria Pd - Live Sicilia

Due ‘solisti’ in corsa |per la segreteria Pd

Antonio Ferrante e Giuseppe Lauricella sono i due outsiders della corsa alla guida del Partito democratico siciliano. Divisi nelle idee, uniti su un punto: "Non abbiamo sponsor".

PALERMO – Sono nel Partito democratico da anni, ma non si sono voluti prestare “alla logica delle correnti”. Giuseppe Lauricella e Antonio Ferrante sono i due candidati ‘spontanei’ alla segreteria regionale del Pd, riconducibili sì ad un’area, ma – di fatto – outsiders.

Entrambi si sono candidati in modo autonomo, non hanno sponsor ma (oltre a quello di vincere) un obiettivo comune: togliere voti a Fausto Raciti, candidato sintesi dell’odiato accordo tra renziani e cuperliani. Una candidatura (quella di Raciti) “frutto del baratto tra il posto di segretario e posti di governo e sottogoverno”, dice il cuperliano Lauricella, e che non piace nemmeno all’ex faraoniano – ma tuttora renziano – d’acciaio, Antonio Ferrante.

Che, in realtà, è stato il primo a mettersi in gioco, e lo ha fatto con una mozione online, lanciata sul sito del bigbang Sicilia (del quale è stato coordinatore regionale fino ad un minuto prima di depositare la sua candidatura alla sede regionale del Pd) lo scorso 7 gennaio. “Una mozione per le idee – la definisce Ferrante – che ha raccolto oltre 600 adesioni”. Ma a candidarsi, dice, lo hanno convinto i tanti amici e sostenitori sparsi per tutta l’Isola. E lui lo si potrebbe chiamare quasi il grillino del Pd. Quello che si definisce “un attivista”, che vuole cambiare il partito “dal basso”, che crede nel potere del web, che aspira a “ribaltare la struttura del partito”. Un giovane che crede nelle primarie – aperte –, e non vuole sentir parlare di correnti.

Giuseppe Lauricella è un po’ più navigato. Figlio dell’ex presidente dell’Ars Salvatore Lauricella, docente di diritto all’università di Palermo, avvocato e ora parlamentare alla Camera dei deputati, viene dal partito socialista, ed è da sempre vicino ad Anna Finocchiaro. La sua discesa in campo, al contrario di quella del renziano Ferrante, è stata annunciata soltanto poche ore prima della scadenza per la presentazione delle candidature. “Una decisione in linea con quella che è stata la ventata di cambiamento che si respira nel Pd nazionale, al di là di Renzi”. Una logica che – secondo il parlamentare Pd – non fa ancora parte delle scelte politiche siciliane. “L’unico collante che tiene insieme tutti i dirigenti che sostengono Raciti – spiega Lauricella – è la speranza di guadagnare potere con posti di governo. Altrimenti queste persone non si rivolgerebbero neanche la parola. Mettere il giovane Raciti – continua – è soltanto uno specchietto per le allodole: perché il vero rinnovamento non è lui, che se verrà eletto sarà solo uno strumento nelle mani di questi potentissimi dirigenti che da sempre bloccano il Pd”. E proprio per bloccare questi “potenti” uomini politici, l’avvocato palermitano – dice – si è candidato. “Voglio dare un’alternativa a chi vuole un reale cambiamento”.

Entrambi, però, potrebbero non arrivare alla ‘fase 2’ del congresso: le primarie del 16 febbraio. Stavolta, infatti, non basterà arrivare terzi. Perché per superare le convezioni, almeno il 5 per cento di tutti i tesserati del Pd regionale dovrà dare il proprio voto a uno dei due candidati. Una percentuale che qualcuno ritiene proibitiva per chi non ha un forte radicamento nei circoli “controllati – secondo il parlamentare nazionale del Pd – dai dirigenti”, ma che non spaventa né Lauricella né Ferrante. Loro ne sono certi: “Abbiamo le carte in regola per farcela”.


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