E' guerra per la SuperCamera |In trenta attaccano Pagliaro - Live Sicilia

E’ guerra per la SuperCamera |In trenta attaccano Pagliaro

La "cordata" di Confindustria ha già presentato una diffida per bloccare l'iter e sostituire il responsabile unico. Che replica punto per punto. Ma c'è chi pensa che la vera questione sia la gestione dell'aeroporto di Fontanarossa.

Camera di Commercio
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 CATANIA – Chi pensava che le guerre all’interno della Camera di Commercio si fossero placate con il miraggio, concreto, della SuperCamera è sulla strada sbagliata. La prova del nove è arrivata ieri mattina, in una conferenza indetta, il pomeriggio precedente, da trenta sigle sindacali di Catania, Siracusa e Ragusa di cui Confindustria dovrebbe essere la capofila. Anche se la sede prescelta per denunciare i motivi di irregolarità per la costituzione della nuova Camera di Commercio, è stata quella di LegaCoop Catania.

Ecco le sigle firmatarie della denuncia: Agci Catania, Agci Siracusa, Ance Ragusa, Associazione Artigiani e piccole e medie imprese Siracusa, AssoImprese Siracusa, Claai Siracusa, Cna Catania, Cna Ragusa, Cna Siracusa, Confartigianato Catania, Confartigianato Ragusa, Confcooperative Catania, Confcooperative Ragusa, Confccoperative Siracusa, Confesercenti Siracusa, Confindustria Catania, Confindustria Ragusa, Confindustria Siracusa, Confimprese Catania, Legacoop Catania, Legacoop Ragusa, Legacoop Siracusa, Sicilia Impresa Catania, Sicilia Impresa Ragusa, Sicilia Impresa Siracusa, Unicoop Catania, Unicoop Ragusa, Unicoop Siracusa, Upla Claai Catania, Upla Claai Ragusa.

Cosa è stato contestato è presto detto: mancanza di trasparenza e correttezza nei metodi che sta applicando il commissario ad acta, Alfio Pagliaro, nominato dal Mise quale responsabile unico del procedimento. Trasparenza e correttezza che sembrano mancare – stando a quanto dichiarato oggi in conferenza stampa – in diversi punti quali le percentuali di verifica dei controlli sulle aziende delle varie organizzazioni che hanno presentato i plichi lo scorso 30 novembre. Si contesta la presentazione dei plichi in busta chiusa e anche i metodi di apertura di questi plichi. E anche il mancato coinvolgimento – fattivo – dei segretari delle altre due Camere (Siracusa e Ragusa) in tutto l’iter. Alla luce di queste modalità “inusuali e incomprensibili nella gestione del proprio incarico” portate avanti dal commissario, si legge nella nota inviata a consuntivo, “con tempi talmente ristretti da ledere la partecipazione democratica della larghissima maggioranza delle associazioni d’impresa”, è stato presentato “un atto di diffida dal proseguire oltre nel processo di gestione della costituenda Camera in ragione di modalità di gestione idonee a generare danni ingentissimi all’intero processo”.

«Abbiamo visto una partenza che non ci convince. La maggioranza delle sigle – ha affermato Domenico Bonaccorsi di Reburdone, presidente di Confindustria Catania – aveva chiesto un breve rinvio a una riunione indetta da Pagliaro e che è stata rifiutata. E in più è stato eliminato un seggio per quanto riguarda il servizio alle persone e altre cose».

Il seggio che non è stato assegnato a chi è andato?

«Questo non lo sappiamo. In ogni caso andrà a uno dei 33 che comporranno il Consiglio. Il punto è che Pagliaro sta lavorando da solo senza nessuna trasparenza. Ha deciso anche dei criteri di controllo a campione che non funzionano».

Nella procedura di accorpamento delle altre Camere è stato solo uno il responsabile?

«Questo non glielo so dire. La legge prevede che lui sia affiancato o dai segretari delle altre due camere o che ci sia una commissione nel controllo delle schede».

Voi cosa chiedete?

Un’ispezione del Mise che verifichi queste nostre censure.

Parla di intoppi, e anche gravi, Pippo Gianninoto, vice presidente della CCIAA di Siracusa: «Intanto i settori che vanno individuati con i tre consigli camerali in base alla rappresentatività. A Catania parliamo di servizi alle persone. A Siracusa di commercio estero per via degli impianti petroliferi. In buona sostanza manca un seggio nel settore “Altro settore” al quale però possono convergere tutti con esclusione degli artigiani. Abbiamo presentato una diffida per trovare una soluzione di questo vulnus. Insomma non si può giocare una partita se l’arbitro è giocatore.

«Il problema più grosso è quello dei controlli che prevede una percentuale del 5% con un massimo di 30 imprese per organizzazione, con una disparità incredibile nei numeri. Si comprende bene che 30 imprese su 1.000 e 30 imprese su 10.000 non hanno la stessa valenza. La correttezza è quindi fondamentale ed è per questo che noi di Siracusa abbiamo chiesto di fare una commissione istituzionalizzata in cui ci siano funzionari delle tre province».

Gianninoto a lei risulta un incontro che si sta tenendo oggi tra i funzionari delle tre Camere?

«Mi risulta una riunione informativa ai segretari generali delle altre camere di commercio. Ma è sbagliato. Non devono essere informati ma coinvolti».

Questi vizi che state denunciando dovrebbero avere conseguenze per tutte le sigle datoriali, come mai stamattina qui ce n’è solo una parte?

«Siamo presenti quelli che abbiamo rilevato questi problemi. Pagliaro durante l’incontro ha detto che sarebbero stati coinvolti anche i segretari delle altre Camere. Io ho parlato con qualcuno della Confcommercio (non di Catania, nda) hanno riconosciuto che c’è un vulnus che che le procedure potrebbero essere sistemate in itinere. Le altre Camere di Commercio stanno rinnovando in un certo modo, ma a Catania – conclude Gianninoto – si applica un modo diverso e un poco, diciamo così, scorretto nei confronti delle associazioni di categoria».

Insomma c’è una pioggia di polemiche sull’operato del commissario Pagliaro e qualcuno in conferenza stampa ne ha chiesto anche la sostituzione, anche se “nella diffida abbiamo solo esposto i fatti – ha commentato Bonura, presidente della Cna e di Sac SpA – ma abbiamo anche presentato due ricorsi ai quali non abbiamo ricevuto nessuna risposta. La cosa più grave è che ha convocato una riunione per discutere di “A”. Su richiesta la riunione non viene rinviata però alla fine discute di “B” con l’esclusione dell’80% delle imprese. A questo si aggiunge che la legge e il buon senso dicono che bisogna comunicare le procedure. Il problema – affermano in coro Bonura ed Emanuele Lo Presti consigliere camerale di Ragusa – è il coinvolgimento degli altri due segretari e non l’aggiornamento. Non puoi incontrarli e dir loro “ho aperto le buste”. Le buste si aprono davanti a chi le ha presentate, se vengono chieste in busta chiusa».

Se vizi ci sono non dovrebbero riguardare solo alcune organizzazioni che fanno parte della Camera ma tutte. Eppure per il presidente di Confcommercio Catania, Riccardo Galimberti, che abbiamo chiamato per avere un parere esterno alla conferenza di oggi, sostiene che “se ci sono procedure poco trasparenti c’è l’organo di vigilanza della Camera, la Regione Sicilia e la Procura della Repubblica”. Ma aggiunge anche che “in questo momento bisognerebbe pensare a programmi, alleanze e alle nuove funzioni delle Camere di Commercio per dare loro un nuovo ruolo in relazione alle esigenze del territorio. In merito a questi argomenti non mi pare che le altre associazioni abbiano preso posizione né forte né propositiva. Tutti i ragionamenti sono limitati alla procedura, a chi vince e a chi prende il posto”.

Nonostante l’idea di Galimberti le denunce di oggi aprono scenari apocalittici che vanno misurati proprio con il commissario ad acta nominato dal Mise, Alfio Pagliaro. “Nessuna norma che regolamenta la procedura di rinnovo – commenta Pagliaro – o costituzione del Consiglio camerale prevede una seduta pubblica per l’apertura dei plichi. Loro confondono questa procedura con le gare pubbliche di affidamento dei servizi in cui la legge sugli appalti prevede una seduta pubblica.

“Tutte le camere, comprese quelle singole, non aprono mai – continua Pagliaro – davanti alle associazioni: ci sono dati sensibili ma c’è anche un problema di privacy. La trasparenza della procedura da me condotta verrà accertata dalla verifica dell’assessorato regionale. Se ci sono state omissioni l’assessorato le rivelerà. Ciò nonostante io ho coinvolto i segretari camerali di Siracusa e Ragusa per dare conto dell’attività. La settimana scorsa – il 2 dicembre – avevamo convenuto che ci saremmo visti oggi. E così è stato. Lo testimonia il verbale che abbiamo redatto in cui loro condividono l’organizzazione che ho messo su, condividono il metodo di verifica. Hanno visto l’elenco delle organizzazioni che hanno partecipato e le singole lettere che ho inoltrato alle associazioni dei loro territori alle quali sto chiedendo di regolarizzare le pratiche. Più trasparente di così! Se non applicassi le norme sarei un folle».

Lamentano il non rinvio di una riunione indetta con tre giorni di anticipo.

“Vero, ma poi ne ho fatto una seconda con tutti”.

Riguardo ai seggi cosa mi dice?

“Loro lamentano che io non ho messo i servizi alle persone. Ma è sbagliato e lo sanno. In “Altro Settore” rientrano: formazione, sport cultura e intrattenimento, barbieri, parrucchieri ed estetisti e servizi alle famiglie. È il decreto ministeriale che li raggruppa. Altre camere li chiamano “Servizi alle persone”. Proprio Siracusa ha inserito lì il Commercio estero arrecando un danno al terziario che non ha potuto partecipare per come avrebbe dovuto. La verità è che a Siracusa l’80% delle esportazioni le fanno le raffinerie. In questo modo Confindustria oltre ad avere i seggi che le spettano, ne ha uno in più con il commercio estero. Cioè le raffinerie che sono iscritte a Confindustria».

Perché plichi in busta chiusa?

“È la legge che lo dice e parla persino di buste sigillate”.

Ma lei questi plichi li apre da solo?

“Da solo? Mai. C’è una commissione di sette persone che apre le buste. Se notiamo delle irregolarità chiediamo le integrazioni. Irregolarità che possono essere sanabili o non sanabili”.

Ci può spiegare meglio come funzionano queste verifiche a campione?

“Premesso che queste regole sono state pubblicate e rese note sul sito della Camera. Perché non si opponevano quando l’ho pubblicato? I controlli a campione vengono fatti sul 5% con un massimo di 30 aziende, ma in base alle irregolarità che emergono possiamo arrivare a controllare anche tutte le aziende”.

Quello di oggi sembra solo l’inizio di una nuova guerra. Nuova perché gli scenari si sono allargati da una a tre province, visto che la guerra all’interno della Camera catanese non è mai mancata. Almeno dal 5 luglio del 2012 quando l’ultimo presidente, Pietro Agen, ha lasciato la poltrona. E proprio a lui lasciamo l’ultimo commento sulla vicenda di oggi. “La verità di fondo è che non si vuole fare il rinnovo perché significa il blocco della procedura con cui si fa l’aumento di capitale all’aeroporto di Catania. Una cosa sbagliatissima. E non sono l’unico a pensarla così. Io ho sempre detto che Fontanarossa va venduto. E quando si fa un aumento di capitale è per far fuori gli azionisti presenti. E senza dargli una lira”.

 

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