Ci sono quelli che muoiono subito. E finiscono nelle aperture dei giornali in mezzo a un pezzo che racconta la dinamica e descrive a puntino il dolore. Ci sono quelli che restano lì, sospesi tra speranza e ultimo respiro, in una stanza di rianimazione. E quando la speranza si stacca dal respiratore emerge un’altra qualità del dolore. Non lo strappo al cuore immediato che provano i genitori alla notizia. Ma la ripida caduta di chi ha sognato un ritorno e gli hanno detto dell’addio. La morte di Lorenzo Pandolfo, 17 anni, coinvolto in un incidente nel mattatoio di viale dell’Olimpo, noi di livesicilia l’abbiamo appresa dai messaggi di cordoglio degli amici, prima di averne conferme. E adesso lo ricordiamo anche noi, Lorenzo, col nostro dolore, anche noi con una qualità nostra del dolore. C’è il dolore del padre, della madre, dei familiari, degli amici. Ma c’è pure il dolore dei cronisti che se si fingono sciacalli lo fanno spesso soltanto per mantenere il distacco professionale necessario. E il cronista che scrive non ne può più di raccontare la vita spezzata dei ragazzi. I ragazzi corrono? Male, ma questo non è un alibi per nessuno. Ci vogliono più controlli, non ci stancheremo mai di ripeterlo. I ragazzi corrono? Si insegni l’educazione stradale in tutte le scuole, si inventino sanzioni pesantissime. Questo è un Paese che riesce a dare vita a complicatissimi interventi legislativi, se c’è il forte interesse magari neanche di molti. Si deve trovare la stessa determinazione per fronteggiare la strage con misure impopolari. E non può essere un caso che via dell’Olimpo, a Palermo, sia il fronte avanzato della mattanza con tre morti e sei feriti in un mese. Qualcuno si è mai posto il problema? Intanto, non ci resta che dire addio a Lorenzo e abbracciare coloro che lo amavano con affetto. Abbracciamo tutti quelli che in questo momento soffrono per avere perso un figlio in strada. Ciao Lorenzo. Vorremmo non raccontare altre morti assurde dopo la tua. Purtroppo, già lo sappiamo, non sarà così.
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