La sconfitta che ha cancellato tutto | Dov'è finita la sinistra in Sicilia? - Live Sicilia

La sconfitta che ha cancellato tutto | Dov’è finita la sinistra in Sicilia?

Enrico Berlinguer

Un mondo politico che non esiste più, soprattutto in Sicilia. Sarà possibile ricominciare?

Le elezioni
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Senza bisogno di soffermarsi troppo sul profilo ascetico di Enrico Berlinguer, ma partendo da quello struggente bianco e nero, bisogna pur riconoscerlo che il sentimento più diffuso è la nostalgia, anche per chi non è mai stato di sinistra. Come quando tramonta e si dissolve un’epoca che, bene o male, ha accompagnato la tua vita, con le sue ombre sonore. Questo è l’epicentro emotivo: la sensazione della fine di una storia, con le vecchie cose di pessimo gusto consegnate prematuramente all’immaginario.

Eccolo Berlinguer, simbolo di un trapassato dal sorriso intenso e sfuggente, icona del sacrificio, dalle labbra sudate, pallido come una premonizione ai margini del suo ultimo comizio. E i panini con la salsiccia della Festa dell’Unità, l’effimero sogno dell’Ulivo, con Romano Prodi, la foto appesa al muro di Pio La Torre, il palazzaccio palermitano di corso Calatafimi, sede della Quercia.

E certe sezioni polverose di periferia, aperte ogni santo giorno, per esserci, in mezzo alla gente, e chi spazzava per terra era spesso più importante di chi si esibiva con doti circensi da oratore. Da quei rifugi nel cuore delle città, i giovani di bottega partirono per conquistare la vita. Alcuni cambiarono rotta, altri scelsero la politica come impegno, altri ancora si inchiodarono al fondale di una poltrona e non lo mollarono più, rivelandosi più cinici dei predecessori che criticavano.

Ma sembra già ieri, secondo il crudo registro dei numeri del 4 marzo scorso. E’ la matematica bellezza. La sinistra – nel senso della sua nomenclatura, dal canone più moderato a quello più estremo – perde sangue ovunque, mentre in Sicilia addirittura scompare, gravata da polemiche, accuse e ripicche. Il Pd e Leu, nei confini dell’Isola, non vanno insieme sopra il quindici per cento, ponendo un problema di sussistenza futuribile. Michele Serra, nel suo epitaffio su ‘Repubblica’, ha scritto: “Anime senza un corpo. Così si sono svegliati, la mattina del 5 marzo, milioni di italiani di sinistra”. Gli italiani a sud dello Stretto stanno perfino peggio.

Dov’è finita, dunque, la sinistra? Potrà rinascere? Se sì, come? Qui si registra la risposta di alcuni uomini di pensiero, fatica e resistenza, dalla connotazione ideologica riconosciuta, estratti un po’ a sorte dalla rubrica di un telefonino.

Secondo Gianni Allegra, vignettista, maestro nell’arte del disegno satirico: “La sinistra sopravvive come categoria dello spirito, ma, nei fatti non esiste più da vent’anni. Io sono un socialdemocratico – dice Allegra -, ma non mi sono mai riconosciuto in certi ‘sinistri’ siciliani e palermitani. Non mi sono mai prestato ai logo giochini vanitosi e narcisistici. Dov’è la sinistra? Ognuno, se vuole, può trovarla dentro di sé”. Cioè, non più in un respiro pubblico, in uno spazio condiviso. Solo come interiorità e, fatalmente, come nostalgia.

Nemmeno Roberto Alajmo, scrittore e direttore del teatro Biondo, trova ragioni sufficienti per un filino di ottimismo: “La sinistra è in piena diaspora, sparpagliata, dispersa. Purtroppo, non ha saputo intercettare il bisogno di equità e giustizia. I suoi voti, in forma gassosa, hanno preso il volo verso il Movimento Cinque stelle. Il Pd è ormai un partito elitario che ha perso di vista la realtà. Se fossi segretario riaprirei subito le sezioni e i circoli sul territorio. E’ l’unico modo per ricominciare”.

Pippo Russo, politico, collaboratore di LiveSicilia.it, scende un po’ di più nel dettaglio regionale: “La tragedia politica non si consuma adesso. Io la retrodato all’abbraccio nefasto con il governo Lombardo, qualche anno fa. Non a caso non sono più nel Pd. Da allora abbiamo vissuto tradimenti, uno dietro l’altro, che hanno consumato l’identità di un mondo un tempo vitale. Il Partito Democratico siciliano ha sbagliato tutto, arruolando e riciclando tutti, in una sommatoria che ha tolto consensi invece di aggiungerli. Ora suona la campanella di fine ricreazione”.

Ottavio Navarra, editore, analizza del trionfo degli altri: “Molti voti si sono indirizzati verso i grillini, apparsi una forza credibile. Il centrosinistra è stato incapace di raccontare una sola idea e si è occupato soltanto di sistemare delle scialuppe di salvataggio per i suoi notabili. Da sinistra si è talvolta tratto giovamento dalla dinamica del nemico, dall’avere un avversario su cui costruire polemiche, come con Berlusconi. Con i Cinque stelle non è stato possibile. Da dove si riparte? Non lo so. Ma quello che è accaduto non è lo scenario più terribile, semmai il punto di partenza. Il Pd rischia l’estinzione”.

Oroscopi politicamente lugubri, come si vede; da panini che vanno di traverso alle feste dell’Unità e non c’è sorso di Coca Cola che tenga. Previsioni più cupe della cupezza stessa. Un vento rassegnato che agita le foto degli antenati sugli scaffali. Una polvere di sfiducia che copre l’armamentario ideologico e simbolico di un universo dato ormai per morituro.

Franco Piro, già parlamentare, già assessore regionale al Bilancio è una personalità concreta. Perciò, concretamente, risponde alla domanda amletica: “Si scontano il populismo e la protesta che sono questioni complesse, di rilevanza mondiale. Aggiungiamoci che l’elettore medio ha dimenticato cosa fosse l’Italia nel 2012. Al sud e in Sicilia il malessere è esploso. Certo, il Pd ci ha messo di suo, distaccandosi dalla realtà e dai territori. Poche sedi aperte, poca vera presenza. Sarà complicatissimo riemergere. Il mio consiglio? Evitare le guerre intestine e le notti dei lunghi coltelli”.

Costantino Visconti, professore a Giurisprudenza, offre una riflessione incisiva: “Io non trovo strano che una compagine politica che ha governato venga giudicata dagli elettori. A sinistra c’è sempre una narrazione tremenda della sconfitta. Esistono pulsioni profonde a cui le forze classiche non hanno saputo rispondere. Trovo preoccupante che il centrodestra sia a trazione leghista. Ma tutti gli incidenti di percorso sono buone occasioni per ripensarsi. I dirigenti del Pd possono imparare qualcosa dai Cinque stelle: per esempio, a usare più spesso il pronome ‘noi’”.

Ci sarà il verso di cambiare verso, con l’onda di piena che irrompe, tracima e travolge? Chissà. La nostalgia è, intanto, la compagna più schietta di personaggi e interpreti raggrumati in coda ai film in bianco e nero. Titolo probabile: Berlinguer, ti volevamo bene.


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