Elisa torna a Palermo, ma in Ucraina è strage di bambini

Elisa torna a Palermo, ma in Ucraina è strage di bambini

Una storia a lieto fine con un pezzo di Sicilia. Ma la strage degli innocenti continua.
LA GUERRA E LA SICILIA
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Nella sua pagina Facebook, Elena ha pubblicato una gigantesca bandiera del suo sfortunato Paese, l’Ucraina, sfregiato da un’aggressione criminale. Una infinita stoffa azzurra e gialla. E i video di chi cerca scampo nei cunicoli, nei rifugi, ovunque ci sia un buco che può diventare trincea e salvezza. Lei, che vive a Palermo, qualche giorno fa è partita per Kiev con la figlia Elisa, di appena otto anni, mentre papà che cerca lavoro ovunque è fermo a causa dal Covid. Proprio lui aveva lanciato un disperato appello.

Elena Pastux voleva andare a salvare l’altra figlia, rimasta bloccata dalle minacce di guerra che poi si sono concretizzate. Così, questa famiglia si è trovata incastrata in un meccanismo spaventoso, con Elisa che è una bimba disabile, bisognosa di cure e attenzioni. Oggi saranno tutti a Palermo, con un volo diretto da Cracovia, dopo essere riusciti, tra mille peripezie, a varcare il confine con la Polonia.

E’ una storia bella e terribile questa che raccontiamo. Terribile perché è questo l’aggettivo che spetta alla guerra, per difetto. Bella perché ha messo insieme tante solidarietà. Da Kiev a Palermo: un viaggio costellato di buone azioni, di attenzione, di cura e passione. Anche chi ha comunicato lo ha fatto con l’urgenza di dare una mano. Anche la politica si è spesa per il risultato, non per l’applauso, ma per la voglia di fare qualcosa. Da Kiev alla frontiera, passando per un ospedale, il tratto che non finiva mai e gli ultimi chilometri in compagnia di Anna, una ragazza polacca.

E ci sono tante persone che, da Palermo, hanno trepidato, si sono adoperate, non hanno letteralmente chiuso occhio, come Luisa Asero, maestra di sostegno della bambina, che ha fatto da raccordo con tutti, quando i contatti si diradavano e si facevano difficili. “I nostri alunni non stanno più nella pelle, i compagni di scuola di Elisa, in questi giorni, hanno sofferto molto – dice la Maestra Luisa. Abbiamo affrontato insieme la tragedia della guerra, abbiamo parlato e loro disegneranno qualcosa per Elisa e potranno sfogare i sentimenti che hanno dentro”. E ci saranno anche loro, con altri papà e mamme, in aeroporto, domani, per accogliere una famiglia che torna dall’inferno.

“Stanchi”, dice Elena nell’ultimo whatsapp, come se, anche per scrivere, ci fosse soltanto un filo di voce. Ma il dolore e la paura stanno finendo ed era un orizzonte non scontato. La guerra impersonale delle bombe non risparmia nessuno. Secondo le Nazioni Unite, almeno sette bambini sono rimasti uccisi, per il governo ucraino sono sedici. Più di un inferno oscuro, con qualche raggio di sole, come la piccola Mia, nata qualche giorno fa, in un rifugio. Luce, nonostante l’orrore.


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