Emergenza abitativa, allo studio| sgravi fiscali e contributi - Live Sicilia

Emergenza abitativa, allo studio| sgravi fiscali e contributi

Il sindaco Orlando ha incontrato il consiglio comunale per mettere insieme una serie di proposta per fronteggiare il problema. Tra 15 giorni nuovo vertice.

palazzo delle aquile
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PALERMO – Sgravi dell’Imu per chi i proprietari che affittano le case vuote, contributi per le famiglie in graduatoria, fondi per la ristrutturazione degli immobili comunali, un tavolo prefettizio che affronti in modo strutturale il problema. Ecco come Palazzo delle Aquile si muove per fronteggiare l’emergenza abitativa, un fenomeno che negli ultimi tempi è diventato sempre più drammatico a Palermo.

E i numeri sono impietosi: 513 le famiglie che negli ultimi mesi hanno occupato immobili pubblici o del Fec, il Fondo edifici di culto, e circa 1300 i nuclei in lista d’attesa per una casa popolare. Cifre analizzate oggi nel corso di un incontro tra il sindaco Leoluca Orlando e una folta rappresentanza di Sala delle Lapidi. “E’ stata l’occasione per capire lo stato dell’arte della situazione – dice il presidente della commissione Attività sociali Giusi Scafidi – il sindaco ci ha illustrato dieci punti su cui si sta muovendo la giunta, che il consiglio integrerà e svilupperà con proposte concrete”. Il prossimo appuntamento è per metà maggio quando gli assessori interessati e i dirigenti al ramo porteranno carte e numeri per fotografare con esattezza il fenomeno, mentre un gruppo di lavoro (composto dai consiglieri Scafidi, Francesco Bertolino, Alberto Mangano, Antonella Monastra e Filippo Occhipinti) metterà nero su bianco alcune proposte da portare in consiglio per una seduta ad hoc.

Facendo qualche rapido conto, per fornire il contributo alloggiativo a 600 famiglie servirebbero tre milioni di euro ma le risorse saranno anche investite sul patrimonio immobiliare di piazza Pretoria. Proposta anche una moratoria di sfratti e sgomberi di sei mesi. “La riunione dimostra l’interesse politico che questa amministrazione vuole dare al tema dell’emergenza abitativa, pur sapendo bene che tale problematica non può essere risolta con le sole forze dell’amministrazione comunale – dice Bertolino – questo tema deve essere affrontato da istituzioni come Regione, agenzia dei beni confiscati e prefettura e in attesa che questo dialogo possa iniziare il Comune, con la riunione di oggi, dimostra interesse nel tentativo di trovare soluzioni concrete alla problematica”. “É stato un incontro circa un problema che é diventato sempre più esplosivo in cittá con le continue occupazioni – spiega Occhipinti – dettate dalla disperazione. Finalmente abbiamo scoperto che anche l’amministrazione ha un piano che va approfondito con l’apporto del consiglio comunale e mirando attraverso i beni confiscati alla mafia ad acquisire anche tutti i flussi, 5 o 6 milioni, che diventando strutturali in bilancio possano risolvere non solo questo problema”. “La priorità è anche la riqualificazione delle abitazioni che sono già in possesso del Comune”, conclude Tony Sala.

LA NOTA DI LI MULI
“In una città in cui c’è una interminabile lista di richieste di case popolari, dove da decenni nessuna di queste viene costruita e dove nel frattempo pare che ci sia un patrimonio privato chiuso di migliaia di alloggi nessun Piano strategico viene elaborato, siamo solo al contenimento del problema – dice il consigliere della Quinta circoscrizione Maurizio Li Muli – sono necessarie proposte per elaborare un piano strategico per rispondere a questa emergenza e far sì che non si ripresenti tra qualche mese; progetti di social housing, accordi tra Comune e privati, l’avvio di progetti di recupero con l’autocostruzione e con il riuso di tutto il patrimonio degradato del Comune, accordi con la Curia. E’ arrivato il momento di dire qualcosa e di lanciare idee e proposte – conclude Li Muli – lancio un appello al Pd ed alla Segreteria di Palermo, non è ammissibile stare ancora in silenzio. Si rilanci un dibattito in città a partire dai protagonisti e si costruisca un percorso che possa portare idee e soluzioni condivise, il silenzio sarebbe ammissione di una disattenzione che non possiamo permetterci”.

 


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