Eni, Descalzi: "Rimaniamo a Gela"| Sindacati verso lo sciopero - Live Sicilia

Eni, Descalzi: “Rimaniamo a Gela”| Sindacati verso lo sciopero

La veglia di preghiera organizzata per i lavoratori Eni

Negli animi dei lavoratori cresce la rabbia e monta la polemica, anche a seguito delle dichiarazioni rese ai quotidiani e alle agenzie prima da Salvatore Sardo e poi dall'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, i quali hanno garantito che "a Gela non chiudiamo e non licenziamo nessuno".

caltanissetta
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GELA (CALTANISSETTA) – La conferma che l’Eni non andrà via da Gela non convince i lavoratori e i sindacati della città nissena. Nonostante, infatti, dal Mozambico Claudio Descalzi, a.d. della Raffineria, in visita in Africa con il Premier Matteo Renzi, dica che “non abbiamo intenzione di andarcene da Gela né vogliamo toccare l’occupazione”, i sindacati si preparano ad una lunga serie di giorni di sciopero. “Abbiamo intenzione di investire oltre due miliardi in diversi progetti, tra i quali la trasformazione in raffineria verde per riconvertire il personale”, rassicura ancora Descalzi che aggiunge: “Per Gela e la Sicilia sono sicuro che troveremo una soluzione positiva al problema nonostante dal 2009 abbiamo investito nel reparto della raffinazione quasi tre miliardi ma abbiamo avuto perdite in Italia di quasi il doppio. Comunque non abbiamo intenzione di accedere agli ammortizzatori sociali né di chiedere contributi al governo”.

Ma le confederazioni continuano ad esprimere “una forte e persistente preoccupazione per l’atteggiamento che i siti Eni presenti a Gela stanno utilizzando”, come scrivono in un documento i Segretari Generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Ignazio Giudice, Emanuele Gallo ed Enzo Mudaro. Per queste le sigle sindacali annunciano di volere “mantenere ed aumentare i presidi oggi esistenti e Da oggi saranno avviati incontri con le categorie sociali per promuovere la partecipazione della cittadinanza allo sciopero generale”. Le rappresentanze dei lavoratori parlano poi di una “precisa volontà ingannevole dell’uso normativo della precettazione che sta mirando al mantenimento della produzione dei vari impianti presenti sia presso la raffineria di Gela che in Enimed”. “Questo non va bene! – tuonano. Contestiamo scelte furbe che, esattamente come le bugie, hanno le gambe corte. Vogliamo che si mantenga il depuratore attivo per il servizio pubblico erogato alla città. Il resto degli impianti – dicono – va solo presidiati per mantenerne la sicurezza dei lavoratori e controllarne gli effetti che si potrebbero ripercuotere in città”.

Intanto si preparano quattro giorni di protesta. Lunedì 21 Luglio è previsto un corteo che partirà da contrada Betlemme, nei pressi della Raffineria per arrivare alla prima rotonda per l’uscita da Gela verso Catania; il giorno dopo le sigle hanno promosso presidi e volantinaggio presso la strada provinciale dei “due castelli” e la rotonda del quartiere Settefarine; giorno 28, poi, sciopero generale del comprensorio di Cgil, Cisl e Uil e Martedì 29 manifestazione nazionale a Roma. Della questione Eni se ne parlerà anche all’Ars. Martedì prossimo alle 11 la commissione Attività Produttive di Palazzo dei Normanni incontrerà, su richiesta del M5S, tra gli altri, il Presidente Crocetta, l’assessore alle Attività Produttive Vancheri, il presidente di Confindustria Sicilia Montante e quello dell’area centro – Sicilia Turco.

Da Gela intanto un urlo d’aiuto parte anche da Partito Democratico. In una lettera inviata al Presidente del Consiglio Renzi il Pd gelese ritiene “assolutamente inaccettabile in uno Stato di Diritto dove la Salute e il lavoro dovrebbero essere garantiti equamente, il voltafaccia dell’Eni”. Poi invocano “risposte concrete e misure immediate in favore del nostro territorio, senza le quali non riusciremo a bloccare l’emorragia dei posti di lavoro e il dramma economico-sociale di un’intera città. La risoluzione della questione Eni e la drammatica crisi industriale che rischia di seppellire l’intera industria siciliana oggi assumono caratteri più determinanti e ad esse va data priorità”. Rivolgendosi fraternamente al Presidente Renzi chiudono così la lettera: “Caro Mattero, è questa l’ultima chiamata al senso di responsabilità che una politica sana e vicino alla gente ha il dovere di dimostrare di fronte a queste emergenza, per evitare un disastro sociale annunciato”.

I presidi a Gela continuano in contrada Piana del Signore e nelle Chiese di prega per esprimere solidarietà ai lavoratori. Con loro anche Mons. Rosario Gisana, Vescovo della diocesi di Piazza Armerina che ha invitato la comunità della diocesi a stare con gli operai con la preghiera ed il digiuno. Nella Parrocchia San Francesco si è tenuto un momento di adorazione eucaristica alla presenza di una folta rappresentanza di parrocchiani ed animatori del gruppo estivo. Al centro della Chiesa di fronte all’altare è stato allestito un plastico della Raffineria Eni attorno al quale poi in preghiera si sono riuniti i fedeli. Alternando a momenti di canti e preghiere, le letture bibliche, sono state anche proiettate slide per ripercorrere i 50 anni dell’industria in città. Il sacerdote, insieme con i fedeli, ha affrontato i vari temi legati all’industria a Gela: dall’occupazione, all’inquinamento, alla dignità dei lavoratori.

Una veglia per esprimere solidarietà ai lavoratori caratterizzata dal l’ascolto della Parola e da piccoli e simbolici gesti: depositati all’altare infatti bulloni, per ricordare la costruzione della Raffineria, medicine, per rievocare le malattie tumorali mortali che l’inquinamento ha generato e dodici candele, simbolo della speranza per i lavoratori di non perdere il posto di lavoro. Una iniziativa che ha suscitato non poche polemiche, soprattutto sui social network dove la foto del plastico realizzato ha iniziato a circolare. In molti pare non abbiano “gradito” questa commistione di sacro e profano.


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