CATANIA – L’Istituto d’incremento ippico chiude. La decisione arriva direttamente dalla giunta regionale, con l’approvazione della delibera che decreta lo stop dell’attività dell’Istituto, il cui operato era stato al centro di un’inchiesta del mensile “S” già ad ottobre dell’anno appena concluso. Le ingenti spese per mantenere l’Istituto rientravano negli sprechi della Regione, un tema quanto mai delicato per la nuova amministrazione regionale. E davvero di spreco si deve parlare, visto che, come evidenziato dal mensile nell’ottobre scorso, i quaranta “palafrenieri”, assunti per badare ai cavalli dell’Istituto erano sprovvisti di… materia prima. Ovvero, a fronte di 40 impiegati, nell’Istituto non c’era nemmeno un cavallo. Gli animali, infatti, erano stati trasferiti a Scordia. E ai palafrenieri non è rimasto che occuparsi dei servizi di portineria, di pratiche, di burocrazia.
L’Istituto è nato nel 1888 durante il Regno d’Italia, con la sede catanese assegnata come “Regio deposito di cavalli e stalloni”, denominazione che terrà fino agli anni ’60 quando il ministero della Difesa è subentrato nella gestione della Regione. Dagli anni novanta l’organico dell’istituto si è rinfoltito, ma la manodopera dei palafrenieri regionali veniva pagata “a peso d’oro”: il costo del personale della Regione per mantenere le stalle della sede catanese era di due milioni e duecentomila euro, come confermato sull’articolo di “S” dal responsabile del personale Michele Bentivegna.
E del resto, da anni si parla della soppressione di un ente, di fatto, inutile. Le proposte sono apparse nelle bozze delle più recenti finanziarie, per poi “sparire” nel momento dell’approvazione. Ma adesso, sembra la volta buona. Il presidente della Regione ha annunciato di aver messo fine a questo enorme spreco, accorpando l’istituto a quello Zooprofilattico di Catania. Il personale sarà ricollocato. Tutto, tranne il commissario. Concetta Torrisi è stata nominata in estate da Raffaele Lombardo. Con la scomparsa dell’ente, insomma, addio anche al suo incarico.
(Ha collaborato Alessia Bellomo)