Escalation di raid nelle scuole | Nel mirino la Falcone dello Zen - Live Sicilia

Escalation di raid nelle scuole | Nel mirino la Falcone dello Zen

La scuola Giovanni Falcone allo Zen di Palermo

La vicepreside: "Non capiamo questi atti di ribellione, ma dobbiamo andare avanti per il bene di chi crede nella scuola". Raffica di raid anche alla "De Amicis" e a Partinico. I malviventi prendono di mira gli istituti soprattutto durante i fine settimana.

Palermo, il caso
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PALERMO – Quando gli insegnanti e gli alunni vanno via la paura è sempre la stessa: che la scuola venga presa di mira da ladri e vandali. Succede la notte, succede nei giorni di vacanza, quando in occasione delle festività i locali restano chiusi. Il timore riguarda numerosi istituti della città e della provincia, dove negli ultimi mesi i raid vandalici si sono verificati a raffica.

A partire dal più recente, quello alla scuola “Pascoli” del quartiere Zisa, dove le vetrate sono state prese a sassate. Ma nel mirino è finita ultimamente anche la “De Amicis”, dove a fine marzo si è verificato l’ennesimo raid. Qui i vandali hanno messo le aule a soqquadro e portato via anche i rubinetti del bagno, provocando un allagamento. Non vengono risparmiate nemmeno le scuole della provincia. A Partinico, ad esempio, all’istituto “Grassi-Privitera” sono stati rubati un videoproiettore, due computer. I malviventi hanno poi imbrattato i pavimenti. In città, l’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen, nonostante sia intitolato nell’ottica della legalità al magistrato ucciso dalla mafia, continua paradossalmente ad essere una delle scuole più bersagliate.

Una raffica di attacchi è stata messa a segno negli ultimi anni, con una escalation che la scorsa estate raggiunse il suo apice. Il busto che raffigura il magistrato fu imbrattato con della vernice rossa, diversi banchi vennero dati alle fiamme, il cancello d’ingresso fu bloccato con la colla. Era la vigilia della commemorazione di Paolo Borsellino e l’episodio provocò indignazione e sconcerto tra le Autorità e il personale scolastico che, per l’ennesima volta, si trovò di fronte a uno scenario di distruzione. Sensazioni che sono amaramente tornate a pasqua, al ritorno a scuola dalle vacanze. Per pochi giorni l’istituto di via Marchese Nicolò Pensabene è rimasto chiuso e i vandali ne hanno approfittato per fare irruzione in uno dei plessi. Stavolta a finire nel mirino è stato quello della scuola elementare, dove si trova anche la mensa.

Chi è entrato in azione ha rubato decine di coltelli, ha messo a soqquadro i locali, poi ha inspiegabilmente danneggiato i muri a colpi di cacciavite. Fori che avevano inizialmente dato l’impressione al personale scolastico che qualcuno avesse sparato. E così, ancora una volta, sul posto è giunta la polizia che ha accertato l’origine del danneggiamento ed avviato le indagini sull’ennesimo blitz dei malviventi, che due anni fa colpirono al cuore della scuola, la presidenza e la segreteria, da cui portarono via tutti i computer.

Episodi dopo i quali arrivò il tanto richiesto sistema di videosorveglianza: tutti i plessi sono monitorati dall’occhio delle telecamere, ma non sempre – a quanto pare – ciò rappresenta un deterrente per chi decide di entrare in azione, anzi, anche l’impianto è stato preso di mira lo scorso anno. “Si tratta di episodi che ci scoraggiano – dice la vicepreside Fabiola Venezia -, è un’atmosfera che viviamo male, che non riusciamo a comprendere. Non riusciamo a capire il motivo di questi atti di ribellione che si presentano come un vero e proprio rifiuto della scuola come istituzione”.

Eppure l’istituto comprensivo Giovanni Falcone rappresenta il primo presidio di legalità nel critico quartiere alla periferia di Palermo, una scuola innovativa che tenta quotidianamente di dialogare con il territorio. “Già – prosegue la vicepreside – cerchiamo da sempre di costruire un clima di serenità in cui ogni azione è concentrata sulla crescita del dialogo, della comprensione. Ciò che accade è però disarmante e rende vani il nostro impregno e le strategie di comunicazione che adottiamo per trasmettere un senso della legalità che vada oltre le parole”.

E l’omicidio di Aldo Naro, con l’arresto di un giovane abitante dello Zen 2, e il delitto Mazzè avvenuto la domenica delle Palme, non hanno di certo reso le cose più semplici. Nel quartiere si respira un’aria di tensione, chi ogni giorno fa del proprio lavoro una missione ha paura, ma il timore più grande è che siano i più piccoli a pagare le conseguenze di questo clima. “Qui – aggiunge Venezia – vive tanta gente perbene. Persone amabili che credono nella scuola, che pretendono da essa una formazione seria e completa dei loro bambini. Ma ci sono anche bambini che hanno bisogno di maggiore attenzione, ai quali va spiegato, giorno dopo giorno, che determinati comportamenti appresi dalla propria famiglia sono errati. Dopo gli atti che vandalizzano la nostra scuola riprendiamo puntualmente il nostro lavoro, anche se con l’amaro in bocca, e andiamo avanti. Ma in questi giorni abbiamo evitato di portare i bimbi fuori. Ogni anno, ad esempio, andiamo a messa prima delle vacanze pasquali in chiesa, ma stavolta abbiamo preferito rimanere a scuola e pregare in classe. D’altro canto abbiamo preferito partecipare, a febbraio, alla fiaccolata per Aldo Naro, quella è stata una grande manifestazione di solidarietà ed affetto da parte del quartiere”.

Un luogo dal fortissimo valore simbolico, quello in cui si trova la scuola Giovanni Falcone, che dita soltanto 750 metri dalla caserma dei carabinieri, altro presidio di legalità operativo in via Agesia di Siracusa ormai da cinque anni. “Vorremmo però una maggiore presenza delle forze dell’ordine qui – dice Concetta Ribaudo, mamma di una bimba di sei anni – sarebbe più rassicurante una postazione fissa davanti alla scuola negli orari di entrata e di uscita dei bambini. Inoltre sarebbe necessaria una sorveglianza costante dell’istituto durante le vacanze, perché se si continua così a settembre troveremo i locali smantellati. Spero non succeda, ma da mamma non posso nascondere la mia preoccupazione. Abito qui da sette anni ormai, conosco pregi e difetti di questa zona e non sono abituata a fare di tutta l’erba un fascio, ma sono certa che serve l’impegno di ogni singolo residente. I centri sociali e i volontari fanno già tanto – conclude – ma ora serve la volontà di chi qui crede all’obiettivo della legalità, anzitutto per garantire un futuro migliore ai nostri figli”.


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