Perché a Palermo vivere sopra le righe è normale? Cosa hanno in comune un ladro d’auto, due anziani emigrati, un boss? L’arte dell’assurdo, il paradosso, un mestiere che solo a Palermo tutti esercitano con innata maestria, come se nel codice genetico di ogni cittadino del capoluogo esistesse un patrimonio di conoscenze unico che non può attecchire in altri luoghi, con le stesse caratteristiche.
Quelle che rendono Palermo un luogo di frontiera dove la realtà autentica è una miniera inesauribile di storie, aneddoti, filosofie di vita e sopravvivenza. Tutto questo rivive ora in “Solo a Palermo”, l’ultimo libro del giornalista e scrittore Daniele Billitteri, pubblicato dalla Pietro Vittorietti Editore e presentato all’Atelier Montevergini. In 14 storie autentiche “cresciute nei nostri orti e che non sarebbero potute crescere in altri”, l’assurdo prende forma e spunto da fatti paradossali realmente accaduti. Storie che solo a Palermo, appunto, possono succedere. E anche il mafioso diventa un personaggio grottesco da raccontare: “Esiste un lato animalesco e brutale che è tipico di questa città e che spesso è presente in storie che sui giornali occupano solo poche righe”, ha detto l’autore che, con Homo Panormitanus (seguito da Femina panormitana), aveva già descritto il contesto cittadino.
Tragicomiche a tratti, persino le vicende dei boss, come quella di un contrabbandiere di sigarette a Napoli “un mestiere che equivale a vendere il gelato agli eschimesi”, ironizza l’autore, “Questo personaggio è stato il primo creatore dei social network – dice Billitteri – riuscendo a protestare davanti alla sede della Guardia di finanza con dei cartelloni con su scritto ‘Fateci lavorare’”.
“Solo a Palermo un uomo mura la macchina in salotto per paura che gli inquilini gliela rovinino con gli sguardi – scrive Billitteri nel libro -. Solo a Palermo un ladro d’auto se ne va in giro avendo cura di avere sempre con sè la Divina Commedia. Solo a Palermo due anziani emigrati tornano poveri e simulano un furto per non ammettere di non essere riusciti a far fortuna. Solo a Palermo – si legge ancora – una lite condominiale viene fatta passare per un’intimidazione mafiosa. Solo a Palermo un rapinatore di supermercati finisce col farsi arrestare per la sua mania di ringraziare le cassiere rapinate con una stretta di mano. Solo a Palermo un vecchio panellaro comunista faceva le panelle con il disegno della falce e martello”.
Storie che sui quotidiani hanno ormai spazi asfittici come ha spiegato, insieme all’autore del libro, anche il moderatore dell’incontro, il giornalista Filippo D’Arpa: “Oggi viene concesso poco spazio all’approfondimento della cronaca”. “La grande pecca del giornalismo odierno – ha sottolineato Billitteri – è raccontare la mafia basandosi solo su verbali e intercettazioni”. A raccontare altri aneddoti e storie che solo a Palermo possono succedere, anche gli attori Giacomo Civiletti e Marcello Mordino.