CATANIA – “L’Etna è spesso considerato un vulcano ‘gentile’ e ‘non-esplosivo’, la cui attività è caratterizzata principalmente dall’emissione di colate di lava. Invece è estremamente versatile, e soprattutto negli ultimi anni si osserva un notevole aumento di eventi fortemente esplosivi”. Boris Behncke, vulcanologo dell’Ingv, in un post su Facebook, ha commentato la spettacolare eruzione di ieri sul vulcano attivo più alto d’Europa. Abbiamo chiesto di spiegarci il fenomeno a Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio etneo (Oe) di Catania, una delle tre sezioni monitoranti dell’Ingv, la cui sala operativa è presidiata 24 ore su 24 da ricercatori e tecnici.
Direttore, in poche parole, che cosa è successo ad alta quota?
“Si è verificato un fenomeno che, negli ultimi 25 anni, si sta ripetendo spesso. Ovvero, un fenomeno parossistico e, all’interno di esso, come capita occasionalmente, c’è stato un flusso piroclastico generato dal collasso del fianco del cratere di sud-est. Tutto qua”.
Cosa si intende per collasso?
“Si tratta di un fenomeno che si è manifestato tante volte in passato. Recentemente si è verificato nel dicembre 2021 e nel gennaio del 2022. Quando si presenta questo tipo di attività, il fianco del cono collassa, decomprime la colonna magmatica, i gas si espandono, e genera questi flussi piroclastici. Sono fenomeni impulsivi e durano pochi minuti”.
La comunità ha rischiato qualcosa?
“È sempre stato tutto sotto controllo. La zona sommitale era chiusa. Ripeto: sono fenomenologie studiate e ristudiate, conosciute e straconosciute. Tecnicamente, tutte le procedure hanno funzionato benissimo”.
Potrebbe ancora accadere?
“Certo, come è stato negli anni passati. Nel 2006, nel 2014, etc. Abbiamo l’elenco”.
È stato allora più lo spettacolo che altro, giusto?
“Assolutamente. Uno spettacolo capitato in un giorno festivo, di bel tempo e buona visibilità. Fosse capitato in un giorno feriale d’inverno, magari di brutto tempo, nessuno ne avrebbe parlato. Ma il fenomeno ci sarebbe stato lo stesso”.