Etna, fuoco e poi calma: cronaca di una settimana di passione

Etna, fuoco e poi calma: cronaca di una settimana di passione

La cenere e dopo il tremore anomalo che ha fatto pensare a una seconda eruzione

CATANIA – Si risveglia, mette in scena uno spettacolo maestoso e causa qualche serio problema. Poi torna al suo silenzio. La settimana dell’Etna può essere riassunta così, con un’eruzione stromboliana in cui si sono viste fontane di lava alte fino a seicento metri e che ha costretto alla chiusura dell’aeroporto di Catania, e poi con una strana quiete in cui la montagna sembrava sempre sul punto di tornare a eruttare, costringendo la Protezione civile a mantenere uno stato di preallarme. Allarme rientrato, per il momento, secondo i vulcanologi.

Il ferragosto dell’Etna

Dall’ultima eruzione di maggio l’Etna era rimasta tranquilla, come può esserlo un vulcano attivo alto più di tremila metri. Qualche sbuffo di vapore o fumo ogni tanto, ma nessuna fontana lavica. Poi due giorni prima di ferragosto, intorno alle 19, gli strumenti dell’osservatorio etneo dell’Ingv hanno misurato una repentina crescita del tremore vulcanico, segno che molto spesso annuncia una nuova eruzione.

Poco dopo le 21:30 in tutta la Sicilia orientale sono iniziate le segnalazioni: sulla cima dell’Etna si vedevano le fontane di lava. L’attività stromboliana è stata confermata dal primo comunicato dell’Ingv, in cui si precisava anche che il vulcano era passato ad emettere una fontana di lava dal cratere di sud est, con una nube eruttiva che i venti disperdevano verso sud.

La ricaduta di cenere

Nelle stesse ore la nube di cenere ha iniziato a ricadere su tutta la zona a sud dell’Etna. I centri interessati sono stati soprattutto Nicolosi e Mascalucia, con segnalazioni di cenere anche nella provincia di Siracusa.

A suscitare maggiore apprensione e problemi, però, è stata la chiusura dello spazio aereo. L’aeroporto Fontanarossa, già in difficoltà per l’incendio del 19 luglio, è stato di nuovo costretto a sospendere le operazioni di volo a causa della cenere. In un primo momento annunciato fino alla sera del 14, le operazioni di volo sono riprese solo alle 6 del 15 a causa della continua caduta di materiale eruttivo.

La riapertura e il preallarme

Già la sera del 15 la fontana di lava sull’Etna è cessata, con uno spargimento di cenere dal cratere sud est. La situazione sembrava rientrata, ma da quel momento gli strumenti hanno iniziato a registrare un comportamento anomalo del vulcano. A spiegarlo è Marco Neri, vulcanologo dell’Ingv: “C’è stato un giorno e mezzo in cui il tremore vulcanico oscillava moltissimo, passava repentinamente da valori molto alti a valori molto bassi. Si è pensato fosse il preludio di una successiva fase eruttiva, com’è successo altre volte”.

Il tremore anomalo ha spinto la Protezione civile a dichiarare lo stato di preallarme per eruzione vulcanica. Si temeva potesse arrivare un’altra fontana di lava, con ulteriori emissioni di cenere.

L’Etna si ferma

Le strane oscillazioni del tremore però non annunciavano una nuova eruzione. Tanto che oggi si può parlare di ritorno alla normalità: “I parametri geofisici – racconta ancora Neri – sono tornati quelli precedenti all’ultima fase eruttiva. Anche il parametro del tremore, che si è comportato in modo anomalo, da giovedì mattina si è ‘appiattito’ su valori comparabili a quelli precedenti l’eruzione”.


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