Etnall, incontro in Prefettura | Occorre un nuovo compratore - Live Sicilia

Etnall, incontro in Prefettura | Occorre un nuovo compratore

Si è tenuta, stamane a Catania, la manifestazione degli ormai ex dipendenti dell'azienda di Piano Tavola che sono stati ricevuti in Prefettura. Si cerca un acquirente. Ma il tempo stringe ed i 150 lavoratori non possono più aspettare.

Il vertice di oggi
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BELPASSO. Non erano tutti ma c’era, tuttavia, una cospicua rappresentanza. I lavoratori della Etnall, l’azienda di Piano Tavola specializzata nella produzione degli infissi in alluminio e che hanno visto perdere in un sol colpo il proprio posto di lavoro si sono dati appuntamento a Catania, questa mattina, per un incontro in Prefettura al quale hanno preso parte le sigle sindacali. 

Il risultato, alla fine, è molto semplice (si fa per dire, ovviamente): occorre un nuovo compratore. Qualcuno che acquisti l’azienda. Per questo dal tavolo tenutosi stamane ci si è lasciati con l’intenzione di richiedere un altro incontro con l’assessorato regionale al lavoro e poi direttamente col Ministero. Ma la domanda è: basterà? Di certo, ci sono solo due cose: la prima, è che tutto viene rinviato a dopo le festività natalizie; la seconda, che i lavoratori non possono più aspettare.

Questa, intanto, la lettera inviata ieri dai lavoratori ormai esasperati da questo stato di cose:

“Se ad oggi il termine “lavoratori” ancora ci appartiene in quanto facenti parte dell’organico della Etnall S.p.A., ci definiamo lavoratori abbandonati alle nostre speranze: speranze di riacquistare la dignità ed il decoro personale. Questi sono i diritti che ci sono stati strappati insieme al lavoro da una proprietà aziendale che senza alcun scrupolo si è servita della nostra buona fede, verso quella che era la promessa di una ripresa lavorativa, per curare esclusivamente quelli che sono i loro interessi. Una proprietà indifferente a tutti noi lavoratori che per anni, con la nostra professionalità, abbiamo contribuito a portare l’azienda a quegli standard qualitativi conosciuti ed apprezzati da tutti i nostri clienti e confermati dalle innumerevoli certificazioni di cui l’azienda gode. Ci riteniamo uomini che se ci fosse stato portato a conoscenza il reale scenario critico fin dal principio, ovvero nel 2011, secondo quanto dichiarato solo quest’anno dall’azienda, avremmo nonostante tutto accettato con stima, verso una proprietà leale con i propri dipendenti, e responsabilità una situazione che se gestita in tempi utili, con gli adeguati ammortizzatori sociali, avrebbe dato delle possibili speranze di ripresa aziendale. Alla luce degli eventi risulta invece oramai consolidata da tempo la chiusura: chiusura che ci rifiutiamo di accettare a fronte delle cause, indicate nella crisi di mercato, esplicate dall’azienda. Cause imputabili invece, a nostro avviso, ad una non adeguata gestione economica e di business aziendale curata personalmente dalla stessa proprietà che, nonostante i ritmi lavorativi, e facciamo riferimento alle ore di straordinario in cui molti di noi lavoratori eravamo impiegati per poter dar seguito alle richieste dei clienti, ha pensato bene di sospendere definitivamente tutte le attività invece di valutare ed eseguire un piano lavorativo che potesse far risollevare l’azienda.

A fondamento di questo segnaliamo che i clienti della Etnall sono ancora oggi in attività e nondimeno ricordiamo il disagio arrecato loro dalla stessa che li ha portati a rivolgersi ad altri fornitori in maniera improvvisa e repentina a fronte di una comunicazione di immediata interruzione dell’attività lavorativa della Etnall. A questo si aggiunge la situazione nota a tutti di una crisi lavorativa estesa a tutto il territorio locale e nazionale. Ed è questa la rabbia che ci affligge: la mancanza di alternative e l’indifferenza delle istituzioni di fronte a tutto questo! Il silenzio del Comune di Belpasso, comune di appartenenza territoriale dell’azienda, che a seguito degli impegni intrapresi nel corso del consiglio comunale straordinario svoltosi a fine Settembre, si è defilato dalle proprie responsabilità mostrando piena indifferenza a quello che è un vero e proprio problema sociale. E che dire di tutti gli altri comuni di residenza dei lavoratori distribuiti in tutto il territorio della provincia di Catania? I loro rappresentanti erano tutti stati invitati al consiglio comunale straordinario di Belpasso ed altresì in sede d’incontro in Prefettura in cui sarebbe dovuto svolgersi un tavolo tecnico alla cui guida era stato designato proprio il comune di Belpasso. Riteniamo pertanto gravissima l’assenza del sindaco Caputo alla riunione svoltasi in Prefettura, ancora più grave la totale indifferenza del vice sindaco Zitelli e dei consiglieri comunali residenti a Piano Tavola, frazione del comune di Belpasso in cui ha sede la Etnall. L’assenza di quest’ultimi infatti non è giustificata neanche dal fatto che solo una minoranza, 10 dei dipendenti Etnall, sono elettori residenti a Piano Tavola. In generale, è infatti risaputa l’ormai consolidata tecnica di propaganda elettorale in cui i candidati diventano i migliori amici dei votanti per accattivarsi i voti utili per l’ambita carica. Sono questi i momenti di bisogno in cui si vede l’onestà dei politici o viceversa la scorrettezza fine esclusivamente ai loro interessi personali. Non aggiungiamo più parole per esplicitare un argomento già ovvio e palese. Chi vuol capire, capisca!

Additiamo anche all’adagio delle organizzazioni sindacali, coinvolte a difesa dei diritti di noi lavoratori, che dopo mesi di silenzio ed adesione a quella linea scelta dall’azienda si sono cullati delle false garanzie emesse dalla proprietà aziendale cercando di trasfonderle in noi lavoratori: promesse oggi rivelatesi false ma che i sindacati stessi, in funzione del ruolo e dell’esperienza, avrebbero dovuto presagire o quanto meno accettare con le dovute precauzioni per evitare ed anzi prevenire la situazione insostenibile nella quale ci ritroviamo attualmente. Perché i sindacati locali non si sono adoperati per il coinvolgimento anche delle confederazioni e federazioni sindacali generali? Dopotutto parliamo di un’azienda, la Etnall S.p.A., classificata quale media impresa ma che contestualizzata nel panorama del mezzogiorno rappresenta un’eccellenza della nostra “grande impresa” di non poca rilevanza. Oltre al poco interesse dimostratoci, come non rimanere attoniti di fronte all’atteggiamento di una delle organizzazioni sindacali che pubblicamente, in sede d’incontro alla Prefettura locale, completamente disinteressata al problema, ha dichiarato che l’unica strada percorribile sia ancora quella degli ammortizzatori sociali, e ancor peggio ha elargito comprensione ed emesso giustificazioni per il comportamento dell’azienda. Azienda che continua ad ingannarci con le false parole, perché ribadiamo ancora una volta che nessuno, nonostante la delega assegnata all’avvocato del sindacato, è riuscito ancora a fornirci copia del concordato presentato dalla Etnall al Tribunale di Catania. A ribadire quanto sostenuto, riportiamo tra i tanti il fatto che, in occasione dell’incontro in Prefettura, tenutosi lo scorso 27 Novembre, nonostante fosse già stato approvato dal Tribunale il decreto di ammissione del concordato (decreto del 22/11/2013 depositato in cancelleria in data 25/11/2013) che fissa per il prossimo 13 Gennaio l’adunanza dei creditori chiamati a votare sul concordato, l’azienda ne ha omesso l’esistenza, per motivi incomprensibili se non da imputare alla solita mancanza di lealtà nei nostri confronti. Davanti a queste continue “pugnalate” proferiteci da tutte le parti, ci chiediamo se questi organi, siano essi i vertici aziendali, i sindacati o le cariche istituzionali e giudiziarie, si siano mai “spogliati” delle vesti che il loro ruolo comporta divenendo semplicemente degli uomini che portano su di loro la responsabilità di una famiglia o si siano mai posti il problema di come di trovare il coraggio di rivolgersi ai propri figli e dire di non essere più in grado di poterli mantenere, poter garantire loro un sostentamento all’istruzione, o addirittura di non poter più essere in grado di assicurar loro una casa perché incapaci di pagare le rate del mutuo. Non meno importante è l’attenzione rivolta a tutti i lavoratori più giovani che sono costretti a dipendere ancora dalle proprie famiglie perché impossibilitati di rendersi autonomi ed essere liberi di progettarsi un futuro che appare loro sempre più incerto: per gli apprendisti ricordiamo che il prossimo 31 Dicembre è segnata la fine della cassa integrazione ed il prolungamento della stessa fino a Marzo 2014 (termine della CIGS dei dipendenti Etnall) è legato allo stanziamento dei fondi da parte della Regione Sicilia.

Questo è lo stato d’animo che oggi, a pochi giorni dal Natale, festa della famiglia e della gioia, le nostre 150 famiglie, associate a quelle dei dipendenti della ditta Alata, azienda fornitrice di servizi subordinata alla Etnall e facente capo alla stessa proprietà, amaramente vivono.

Ricordiamo che stiamo parlando di un azienda unica nel sud Italia che deteneva un’importante fetta di mercato, avendo una clientela radicata in tutta la penisola. Pertanto, ci chiediamo come tale condizione non possa risultare appetibile per un eventuale acquirente e perché nessuno si stia attivando per questo ad eccezione dell’azienda che si è più volte attribuita il merito di impegnarsi a cercare tale soluzione, ma di cui però non abbiamo nessuna evidenza perché al solito non vi è stata alcuna trasparenza nei nostri confronti né coinvolgimento: non si è avuto infatti alcun tavolo di aggiornamento o di informazione sulle strategie eseguite o sulle motivazioni di dileguamento di ipotetici compratori dichiarati dalla stessa azienda. Chi ci da conferma che l’azienda non stia continuando a curare solamente i propri interessi “fregandosene” dei posti di lavoro? Chi tutela noi lavori ed i nostri diritti? Quello che ci preme in tal caso è che debba trattarsi di un’unica società acquirente: non serve che gli impianti siano venduti singolarmente per saldare i debiti aziendali, venendo in tal modo disgregata l’azienda e dunque la possibilità di ritornare a lavorare, serve un acquirente che faccia ripartire “in loco” l’attività, ovviamente con il reintegro delle nostre professionalità già qualificate. Se tale strada, che è quella a noi più cara, non dovesse avere sbocchi in tempi utili oltre a quelli che sono i tempi limiti per la vendita dei singoli impianti, l’unica speranza per la salvaguardia dei posti di lavoro è la costituzione di società cooperative, fondate da noi lavoratori per rilevare l’attività o parte dei settori aziendali. Per preparare il terreno anche a quest’ultima alternativa ci rivolgiamo a tutti coloro, che siano ex clienti della Etnall o nuove società, che credendo in questa realtà, in cui noi confidiamo fermamente, vogliano unirsi a noi quali soci finanziatori.

Pertanto, per questo Natale l’augurio che tutti noi lavoratori auspichiamo è la riacquisizione del lavoro capace di riconsegnarci la dignità di persone per poter così garantire una vita decorosa alle nostre famiglie: “una vita da vivere respirando e non da sopravvivere col fiato corto”.

Affinché ciò sia possibile, chiediamo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, affermando che: chi ha più potere detiene maggiori responsabilità e non può ignorare i propri compiti! Non ci stanchiamo dunque di fare ancora appello alle istituzioni ed alla magistratura affinché si responsabilizzino e facciano in modo da fornirci i mezzi per riappropriarci del nostro lavoro che non dobbiamo elemosinare ma ci appartiene di diritto, trattasi per di più di diritto fondamentale come istituito nell’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana: l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.


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