Ex Province, ok in commissione |I timori dei sindacati - Live Sicilia

Ex Province, ok in commissione |I timori dei sindacati

Approvato l'articolato: il voto finale in commissione martedì mattina. Successivamente inizierà l’esame del testo in aula.

PALERMO – La riforma c’è, ma le ormai ex Province restano ancora un rebus. È stato esitato in Prima Commissione all’Ars, infatti, il disegno di legge che regolamenta i Liberi consorzi di Comuni e le Città Metropolitane. La commissione ha votato l’articolato, manca solo il voto finale la settimana prossima. Il ddl dovrà adesso passare al vaglio di sala d’Ercole, ma secondo i sindacati – riuniti questo pomeriggio a palazzo Comitini – “non ha definito nulla”. A cominciare dall’elezione dei sindaci (per le Aree metropolitane) e dei presidenti (per i Liberi Consorzi). Elezione sancita dalla norma con una consultazione di secondo livello (i sindaci non verranno eletti direttamente dagli elettori, ma dai consigli), che potrà, però, essere modificata dagli statuti dei liberi Consorzi, che saranno a loro volta redatti entro il primo anno di vita degli Enti.

Le funzioni delle ex Province si ridimensionano notevolmente, consegnando ai Comuni i servizi sociali, il diritto allo studio e l’edilizia scolastica, che costituivano una fetta consistente delle attività degli Enti intermedi. Resta invece in mano ai Liberi Consorzi la manutenzione delle strade provinciali, che potrà contare comunque su esigue risorse provenienti, tre le atre, dalle accise sulle assicurazioni e il bollo auto. Non va meglio guardando al personale. Lì tutto è stato accorpato in un unico articolo che, di fatto, rimanda tutto a un secondo momento. Lo schema è semplice: Città metropolitane e Liberi Consorzi “in relazione alle funzioni ad essi attribuite”, avranno tre mesi di tempo per stabilire le proprie dotazioni organiche. A quel punto “con uno o più decreti” il presidente della Regione avrà novanta giorni di tempo per individuare il personale che resterà assegnato agli Enti e quello che, invece, finirà nelle liste di mobilità. Ed è proprio in tema di mobilità del personale che i sindacati insorgono, perché “in un momento in cui dovremmo porre pochissimi limiti alla mobilità per i dipendenti delle ex Province – dice Gaetano Balistreri (Cgil) – resta invece tutto indefinito, consegnando prospettive disastrosamente incerte per i lavoratori”.

A fronte del panorama indefinito per i dipendenti, però, è molto chiaro invece a quanto ammonterà l’indennità per le cariche istituzionali. Al sindaco (o al presidente) dell’Ente intermedio andrà la differenza tra lo stipendio nel suo Comune e lo stipendio del collega a capo del maggiore Comune del Consorzio. Se ad essere eletto sarà il sindaco del maggiore comune del Consorzio, il suo stipendio sarà aumentato del 20%.

L’esame del ddl è iniziato in commissione Affari istituzionali lo scorso 3 febbraio: da allora si sono tenute 21 sedute per esaminare 48 articoli e circa 800 emendamenti. Il testo, di cui sono stati approvati tutti gli articoli, mentre il voto finale arriverà soltanto il prossimo martedì, è la sintesi di 12 disegni di legge presentati sulla stessa materia.

In circa 45 giorni di lavoro sulla riforma, si sono svolte in commissione 40 audizioni di esperti ed esponenti di associazioni di enti locali, sindacati ed università.

Eppure secondo il vicepresidente della Prima Commissione, Vincenzo Figuccia, “dopo aver assistito al soffocamento delle Province, ci toccherà adesso assistere al soffocamento dei Liberi Consorzi, dove troppe cose sono state rimandate a successivi decreti del governo”. Non è dello stesso avviso il presidente della Commissione Affari Istituzionali, Antonello Cracolici, secondo cui invece si tratterebbe di un “testo solido”.

“Sarò felice – aggiunge Cracolici – quando potremo avere sindaci metropolitani e presidenti dei Liberi consorzi  eletti e rappresentativi del territorio, e si metterà fine alla pagina di quasi tre anni di commissariamento”.


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