PALERMO – Il colpo di grazia all’epocale riforma delle Province varata dal governo Crocetta è in arrivo. La commissione Affari istituzionali dell’Ars, infatti, ha avviato l’esame del disegno di legge col quale verrà reintrodotto il voto dei cittadini. Le elezioni per i Consigli provinciali, insomma, cancellate inizialmente dal disegno di legge che il governo regionale ha voluto e annunciato ai quattro venti. Un progetto che si è rivelato un chiaro fallimento, i cui contorni sono stati tratteggiati anche da una recente relazione della Sezione di controllo della Corte dei conti: quella riforma, dal punto di vista finanziario e da quello riguardante i servizi ai cittadini, si è rivelata un disastro. E la Sicilia, tra l’altro, da oltre quattro anni è dentro una gestione commissariale: fedelissimi scelti dal presidente della Regione, in sostituzione di presidenti e consiglieri che venivano invece eletti dai cittadini.
Ma quelle elezioni stanno per tornare. La commissione, con un consenso politico molto ampio, ha approvato già il primo articolo della riforma. Il cuore del provvedimento. Quello che dispone, appunto, la cancellazione delle cosiddette “elezioni di secondo livello” e ridà il voto ai cittadini.
Nella versione originaria del ddl, “resisteva” l’automatismo tra il ruolo di sindaco di Palermo, Messina e Catania e quello di presidente della Città metropolitana delle ex Province corrispondenti. È stato però approvato un emendamento, voluto principalmente dal Cantiere popolare, che ha esteso le elezioni dirette anche al “sindaco metropolitano”. Dopo la chiusura, insomma, delle esperienza di Orlando, Accorinti e Bianco, quasi certamente si andrà al voto anche per scegliere queste cariche.
“Ci siamo muovendo – spiega il presidente della commissione Affari istituzionali, Salvatore Cascio – entro i binari della legge Delrio. In commissione registro una condivisione molto ampia di questo progetto”. Un altro emendamento avrebbe fissato anche il periodo utile per la celebrazione delle elezioni dei Consigli e dei presidenti dei Liberi consorzi e, in prima battuta, solo dei Consigli delle Città metropolitane: queste verranno svolte tra il primo e il 31 gennaio del 2018.
Insomma, l’intesa di massima c’è. E la commissione ha lavorato a un testo molto snello, di soli cinque articoli. Da limare solo alcuni dettagli. Ad esempio, la proposta di Forza Italia “prevede anche la riduzione del 50 per cento – ha dichiarato il capogruppo Marco Falcone – del costo degli organi elettivi. Siamo convinti che entro luglio l’Assemblea potrà finalmente dire basta alla devastante non riforma Crocetta, ponendo così fine ad una delle più ipocrite azioni del governo regionale, capace di causare enormi danni e di mortificare i cittadini”. Da martedì si riparte. E alla riforma, in occasione della Conferenza dei capigruppo di oggi, è stata anche assicurata una specie di “corsia preferenziale”.
Parallelamente al percorso legislativo, però, c’è da risolvere la situazione degli enti, giunti sull’orlo del dissesto. E oggi è arrivata una buona notizia, anche se si può considerare poco più che una boccata di ossigeno: “La conferenza Regione-Autonomie locali ha provveduto, – ha affermato Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione bilancio e programmazione all’assemblea regionale siciliana – così come da me richiesto la scorsa settimana all’assessore Luisa Lantieri durante i lavori della Commissione bilancio, a ripartire la somma di 65 milioni 918 mila euro, dai 91 milioni 50 mila euro previsti in totale, da destinare alle ex Province regionali, mentre gli ulteriori 26 milioni saranno ripartiti in futuro. All’ex Provincia regionale di Siracusa – spiega il deputato, di origine aretusea – è stata assegnata la somma di 5 milioni 889 mila 490 euro che servirà, così come previsto dal mio emendamento approvato in aula, a pagare, prima di ogni cosa, gli stipendi del personale dipendente”. Vinciullo ha poi ribadito che il problema “è stato causato dallo Stato con il prelievo forzoso e di conseguenza, senza una presa di posizione chiara e netta della deputazione nazionale, il problema non potrà mai essere risolto”. Intanto, per, l’Ars si prepara all’ultimo colpo di spugna all’epocale riforma annunciata più di quattro anni fa sulle televisioni nazionali. Anche per le ex Province stanno per tornare le elezioni.