PALERMO – La follia esplode poco dopo mezzogiorno. Giuseppe Di Stefano, 44 anni, sale a casa, in una palazzina di via del Parlamento, a Palermo, e scende armato di un un revolver calibro 357 Magnum Smith & Wesson. Ha avuto un attimo di lucidità prima di scaricare la sua rabbia. Di fronte a lui ci sono Alessandro Valenti, 39 anni, e il figlio sedicenne. Di Stefano avrebbe detto a quest’ultimo di farsi da parte, poi spara due colpi a distanza ravvicinata che non danno scampo a Valenti. Infine, punta l’arma contro se stesso e fa fuoco.
In pochi istanti si consuma l’omicidio-suicidio nel magazzino a piano terra della traversa di corso Vittorio Emanuele, non lontano dalla chiesa di San Francesco d’Assisi, nel cuore della vecchia Palermo. Pare che la lite sia scoppiata per un debito. Valenti avrebbe chiesto il pagamento per un precedente lavoro commissionato da Di Stefano. Entrambi erano muratori e si conoscevano da tempo. Inutile l’arrivo dei sanitari del 118 che hanno solo potuto costatare il decesso.
Mentre scriviamo i due corpi sono ancora riversi per terra all’interno del locale dove stanno operando i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del Comando Provinciale. Al di là del cordone che blocca l’accesso alla strada si registra la disperazione dei parenti. Sembrerebbe che Di Stefano, padre di quattro figli, soffrisse di problemi psichici. Resta da capire perché avesse in casa l’arma che risulta rubata.