Dal possibile arresto all'assoluzione| Scagionato un imprenditore - Live Sicilia

Dal possibile arresto all’assoluzione| Scagionato un imprenditore

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Il processo riguardava la costruzione di un residence nel Lazio. C'era l'ombra della mafia.

PALERMO – “Il fatto non sussiste”. Antonio Fabbrizio si scrolla di dosso l’accusa di essere stato un faccendiere. Il giudice per l’udienza preliminare Walter Turturici non accoglie la richiesta di condanna a sei anni e assolve l’imputato.

All’inizio dell’inchiesta la Procura avrebbe voluto arrestarlo, ma arrivò il no del Tribunale del Riesame dopo che anche il Gip respinse la richiesta di custodia cautelare. L’indagine è la stessa che ha portato in carcere, tra gli altri, Francesco Graziano e l’avvocato Marcello Marcatajo (nel frattempo deceduto), che avrebbe riciclato i soldi sporchi dei clan mafiosi. Secondo il gip, però, non c’erano i presupposti per spedire Fabbrizio in cella. Nei suoi confronti si sarebbe potuta configurare un’istigazione a commettere il delitto di intestazione fittizia. Solo che il delitto non era stato commesso e dunque la posizione di Fabbrizio era uscita dall’elenco delle persone raggiunte da una misura cautelare.

L’accusa, che non ha retto al vaglio del giudice, era che avesse fatto da mediatore fra Francesco Graziano, una cooperativa romana e l’imprenditore di Alcamo Salvatore Di Leonardo per la costruzione di un residence a Marino, in provincia di Roma. Un appalto da 4 milioni e seicento mila euro su cui Graziano aveva cercato di mettere le mani prima e dopo che venisse arrestato per mafia nel giugno del 2014. L’affare non andò in porto perché Di Leonardo si rifiutò di lavorare con Graziano.

Alla fine è passata la tesi difensiva degli avvocati Nino Caleca, Raffaele Bonsignore e Roberto Mangano, secondo cui, non c’era alcun interesse illecito nel lavoro di Fabbrizio, personaggio molto noto in città con una miriade di interessi societari.


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