Il fallimento pilotato per favorire il clan Pillera, i verbali - Live Sicilia

Il fallimento pilotato per favorire il clan Pillera, i verbali

Ecco cosa ha portato al nuovo arresto. Ma l'inchiesta sul crac Tc Impianti potrebbe allargarsi.
GUARDIA DI FINANZA
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CATANIA – Si aggiunge un altro pezzo investigativo all’inchiesta della Guardia di Finanza sul crac della Tc Impianti, società operante nel campo delle telecomunicazione. È finito in manette Giuseppe Consolo, il cui nome era già citato nelle carte che lo scorso mese di maggio hanno portato in manette Massimo Scaglione, Giovanni Consolo (classe 1996) e Francesco Marino per bancarotta fraudolenta aggravata dall’aver agevolato il clan Pillera-Puntina.

La Guardia di Finanza dopo gli arresti e il sequestro della Easytel (ritenuta il proseguimento della Tc) ha allargato il tiro portando alla richiesta della procura per un nuovo arresto. Giuseppe Consolo è il figlio di Giovanni e Agata Pillera (sorella del boss al 41 bis Turi Cachiti) nonché il padre di Giovanni finito ai domiciliari lo scorso maggio. Ed è proprio dal suo interrogatorio di garanzia che si è aperto il secondo capitolo dell’inchiesta. “La creazione della nuova società Easytel gli era stata comunicata dal nonno paterno Giovanni Consolo (classe 1950) – annota la gip Giuseppina Montuori – e di essere pienamente a conoscenza dei motivi” della creazione della nuova ditta e cioè di “continuare l’attività della Tc impianti fortemente indebitata”.

Francesco Marino, legale rappresentante della Tc Impianti, parla degli altri soci “come brutta gente”. Rispondendo alle domande della giudice sull’appartenenza a famiglie mafiose dice “”. Ma è sul ruolo di Giuseppe Consolo che è molto dettagliato: “Se io praticamente a questo qua gli dico “Queste cose non si devono fare”, lui praticamente mi prende e mi dice “Ti sto ammazzando”. L’indagato inoltre ha raccontato che il “suo ingresso nella Tc impianti era avvenuto tramite Antonino Zingale”. Un elemento che combacia con quanto ha raccontato il pentito Salvatore Messina (detto Manicomio) in merito alla società il cui fallimento sarebbe stato pilotato per favorire la famiglia mafiosa.

“La Tc fu costituita a nome di Antonino Zingale ma quando sono stato scarcerato io deciso che questa ditta – racconta il collaboratore – doveva essere intestata a Massimo Scaglione, Giuseppe Consolo e Franco Marino”. Giuseppe Consolo inoltre risulta nella lista dei dipendenti della sequestrata Easytel quale impiegato amministrativo full time. Un dato che ancor di più ha fatto scattare la misura cautelare, per il gip infatti la sua “costante presenza in azienda” porta a evidenziare un “elevatissimo pericolo di inquinamento della prova”.

Per la giudice potrebbe alterare “la ricostruzione della situazione patrimoniale della Easytel da parte dell’amministratore giudiziario” e potrebbe sottrarre anche documentazione “utile per ricostruire le cause del fallimento della Tc Impianti e i rapporti con la nuova società”. Da queste parole si comprende bene che le indagini stanno continuando. E questa volta potrebbero spostarsi anche all’esterno della compagine societaria. Interessanti infatti sono le domande poste dal gip durante l’interrogatorio di garanzia sulla figura del commercialista della Tc. Che sarebbe stato scelto da Giuseppe Consolo. “Era un amico suo”, ha spiegato.


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