Family Day e Gay Pride| Ora datevi la mano - Live Sicilia

Family Day e Gay Pride| Ora datevi la mano

Gay Pride. Family day. Giorni di polemiche contrapposte, di intolleranze reciproche. E se la smettessimo?

A raccontarla per come si è letta, parrebbe Oriazi contro Curiazi. I cultori della famiglia avverso i gay che a loro volta contrattaccano con l’arma della beffa e dell’irrisione. E sono lì, irremovibili, appostati, sugli steccati di ideologie nemiche. A leggerla, appunto. E leggiamola. Solo scorrendo Livesicilia, per immergersi nel clima del doppio binario, Family Day vs Gay Pride, si ha come l’impressione di piombare in una guerra santa. Le disfide a colpi di tastiera – in attesa del corteo che sancirà il culmine della manifestazione per i diritti degli omosessuali, in concomitanza con il giorno dei nuclei familiari – arroventano un’aria fetida.

Parole sparse e ardenti. Guanti gettati in faccia. Metaforici “ci vediamo fuori”. Un campionario di colpi, sul web e altrove, per consacrare un pensiero che si vuole migliore e irriducibile rispetto a un altro. Giuseppe il Rosso (che è etero), abituale commentatore del nostro quotidiano online, per esempio, si affida all’urlo munchiano del maiuscolo e ne fa una questione di cifre: “ AH AH AH AH AH VEDREMO I NUMERI IN CAMPO IMPIETOSI. CI SARANNO UN MILIONE DI PERSONE AL PRIDE E 100 PERSONE AL FAMILY DAY! AH AH AH AH AH AH”. Gli risponde – e scusate se è poco – ‘Figlio di Dio’: “Caro fratello, mi fa piacere che spazi dalla politica alla religione. Dici di Gesù che non parla contro gli omosessuali, però ti ricordo un piccolo particolare, maschio e femmina li creò, e Lui proprio Gesù, Dio Padre e creatore ha scelto una famiglia vera, maschio e femmina, ancora andate e moltiplicatevi, dimmi come vi moltiplicate voi, con il pallottoliere?”.

Dove, l’avvio evangelico, improntato a un codice di mansuetudine di superficie, si stempera nel ghignante paradosso aritmetico. Il veleno nella coda. E nei conti del pallottoliere. Poi, è tutto un inseguirsi e replicarsi, lungo strade virtuali, sostenuti dall’odio, amico delle rete, fino allo sfiancamento, fino all’estasi della polemica, ringhiante e schiumante di rabbia. Oltretutto, gli ‘esempi’ istituzionali dell’eccesso non mancano. C’è quel consigliere comunale di Palermo, Angelo Figuccia, che ha tuonato, invocando o semplicemente annunciando, evidentemente da informato dei fatti, le folgori della punizione divina sui fautori del registro delle unioni civili

Le ‘figucciate’ si sono biblicamente moltiplicate. Dello stesso autore: “Un uomo con la minigonna e il seno rifatto: volere a tutti i costi simulare di essere altro rispetto a quello che siamo è contro natura e Dio non lo vuole. Lo dimostra anche l’Arca di Noè”. A domanda successiva rispose, esplicando: “Nell’Arca di Noè Dio non mise solo uomini e solo cani maschi o solo capre femmine, ma mise un cavallo e una cavalla, un cane e una cagna. Che vuol dire? Che Dio ci ha fatti per essere in un certo modo e questa promiscuità così laica ci porta solo alla degenerazione e alla depravazione e io non lo voglio”. I gay? Malati e depravati. Per terminare il discorso uno potrebbe mettersi a canticchiare: “Ci son due coccodrilli ed un orango tango”. Col massimo rispetto per l’aquila reale. E per Noè.

L’altra faccia della medaglia è il fricchettonismo aggravato di coloro che non sanno nulla di diritti, né di rovesci, né se ne sono mai preoccupati. Eppure ci saranno alla festa. E ci saranno, perché si recheranno con sussiego al Gay Pride, come si andava alla caccia alla volpe, questi epigoni del Galateo del presenzialismo. Come ci saranno gli aficionados del brivido, convinti di trovarsi in una specie di zoo pornografico. E non latitano, certo, i gay fanatici, brutti sporchi e cattivi, come le persone brutte, sporche e cattive, che parteciperanno alla parata del Foro Italico non per narrarsi con la gioia di essere se stessi, ma per esprimere una intolleranza di segno contrario. Per trasformare una condizione dell’umanità in offesa, in schiaffo, in esibizione pecoreccia che, soprattutto, danneggia i gay veri. Quelli che non hanno bisogno di avere avversari comunque. Sono felici già così.

Ovvio, una lunga storia di discriminazioni mai interrotta non sempre garantisce l’equilibrio e i nervi saldi. L’identità di creatura diversamente normale o normalmente diversa, quali siamo tutti nella benedetta differenza di ormoni, scelte e passioni, se esposta al ribrezzo e al razzismo, può partorire i soliti mostri della ragione e dell’incontinenza. Peccato, però.

Ammettiamolo: i mostri esistono, camminano tra noi. E pascolano nei rispettivi campi armati. Ci sono soldati di entrambi gli schieramenti che si caverebbero gli occhi, in nome di una comune e contrapposta inimicizia. Che non ha motivo di esistere. Tutto sommato, l’Arca di Noe è una roba antica e non fa più testo. Se è vero che il lupo e l’agnello dormiranno insieme, nulla vieta a Giuseppe il rosso e Figlio di Dio di condividere un caffè al bar, per discutere di tutto. E a proposito di Dio, forse è davvero in procinto di maledirci, ma bisognerebbe chiederglielo personalmente in persona, per sicurezza, per organizzare le ferie in tempo. Qualcuno ha, per caso, il numero del cellulare privato?


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