FdI, vertice a Catania: "No alle liste con Diventerà Bellissima" - Live Sicilia

FdI, vertice a Catania: “No alle liste con Diventerà Bellissima”

Giovanni Donzelli, responsabile nazionale organizzazione dei meloniani, ha incontrato stamani i vertici regionali della Fiamma

CATANIA – Nello Musumeci sì, seppur con riserva. E no a liste unitarie con Diventerà Bellissima per le prossime elezioni regionali. Questo è quanto hanno riferito, quasi all’unanimità, i dirigenti siculo-orientali di FdI a Giovanni Donzelli (responsabile nazionale organizzazione), intervenuto oggi a Catania per tastare gli umori della base sulla doppia manovra varata da Giorgia Meloni in merito al cantiere siciliano: ingresso del governatore tra i Fratelli d’Italia e sostegno alla ricandidatura per Palazzo d’Orleans. 

Amori e dissapori

“Nessun veto su di lui”, riferiscono. Detta così è però già un caso. Perché, al netto della chiara indicazione della leader, da Roma in giù la bussola è e resta l’unità del centrodestra. Una suprema lex in chiave laica che blinda Musumeci, ma non fino al sacrificio ultimo. Le fonti parlano di un incontro sereno, ma franco. Con Donzelli pronto a farsi carico delle istanze del territorio, ma allo stesso tempo chiamato a far ingoiare a tutti la pillola musumeciana. Ore di riunioni fiume, una per provincia, a partire dalle nove del mattino. Alle quali hanno partecipato, di fatto, tutti i pezzi da novanta della formazione erede del vecchio Msi. Pochi peli sulla lingua. A partire dalla sottolineatura che l’ingresso di Musumeci nel partito sia arrivato troppo tardi e non senza incidenti o distinguo (su tutti l’ipotesi di una federazione con la Lega). 

Se il reintegro di Musumeci nella Fiamma è visto come un approdo naturale da chiaro sapore sentimentale, il problema vero è che farsene dei musumeciani. In ballo non c’è soltanto una questione di ortodossia politica, ma di numeri. Il nodo vero è e resta quello della ricandidatura dei deputati regionali di Diventerà Bellissima in blocco dentro FdI e l’eventuale salvacondotto romano per qualcuno di loro.

Figure in mano

Un ingresso – è stato riferito a Donzelli – che renderebbe, in quasi tutte le provincie siciliane, le liste non più contendibili e competitive. Anzi, l’accordo – a bocce ferme – potrebbe premiare soltanto i bellissimi. Una prospettiva spiegata con le figurine in mano e che fa il paio con le dichiarazioni rilasciate la scorsa estate dall’eurodeputato Raffaele Stancanelli. Quando diceva, appunto, a chiare lettere che questo accordo non s’ha da fare.

Insomma, l’orientamento dei meloniani siciliani è quello di puntare a due liste sulla scorta del modello Zaia (Lega) in Veneto o di Occhiuto (Forza Italia) in Calabria. Un cartello di partito e un contrassegno presidenziale da conteggiare, alla fine, in un unico quoziente utile a oliare la macchina per le Politiche e far sì che il risultato siciliano possa fare da apripista all’ambizioso obiettivo di Palazzo Chigi. 

La legge Severino

Vista la sede catanese, anche il caso Pogliese è stato portato all’attenzione di Donzelli. La richiesta è quella di un drammatico fate-presto a favore del reintegro a Palazzo degli Elefanti. Il sindaco del capoluogo etneo è stato sospeso sulla scorta degli effetti della Legge Severino, che non permette a quegli amministratori il cui giudizio penale è in itinere di guidare la macchina comunale. 

L’orientamento di FdI è di presentare già questa settimana alla Camera un disegno di legge che possa correre in tandem con quello già presentato al Senato dal Pd. La notizia che la Meloni non sosterrà il quesito referendario di Lega e Radicali sulla Severino ha seminato il panico nella sezione etnea del partito. A quanto pare, però, l’ennesimo duello tra la sorella d’Italia e Matteo Salvini potrebbe passare nuovamente da Catania. Perché, se in parlamento si arrivasse a un accordo trasversale, la battaglia referendaria – almeno su un singolo quesito – verrebbe meno. Ma non lo sgambetto in casa centrodestra. 


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