“Fermare una destra pericolosa| Col M5S convergenze pure all'Ars” - Live Sicilia

“Fermare una destra pericolosa| Col M5S convergenze pure all’Ars”

Intervista ad Anthony Barbagallo. “ Micciché va a sedersi al tavolo, era il primo a contestare Salvini sulla Diciotti”.

L'intervista
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Dalla sua corrente, Areadem, sono arrivati i primi segnali di dialogo verso il mondo dei 5 Stelle. Quel dialogo a cui ora s’è convertito anche il più grande oppositore nel Pd, cioè Matteo Renzi. Anthony Barbagallo, deputato regionale franceschiniano del Pd, pensa che la via del “governissimo” sia giusta. Purché sulla base di un patto di governo di lungo periodo, senza “contratti” o “governicchi”.

Onorevole Barbagallo, ma allora aveva ragione Franceschini su fatto che con i grillini si poteva dialogare? All’epoca, solo qualche settimana fa, i renziani furono i primi critici, ora Renzi propone il governo istituzionale con i 5 Stelle.

“Nell’intervista di Renzi sicuramente c’è da apprezzare l’idea dello spingere per non andare a votare per non consegnare l’Italia a Salvini. Credo che questo sia importante”.

Lei è uno “zingarettiano” e Zingaretti sembra andare nella direzione opposta…

“No, Zingaretti ha detto che non è per un ‘governicchio’, per una cosa che duri qualche mese. Si crei un programma di governo serio, un governo di legislatura che porti all’elezione del Presidente della Repubblica, un governo solido, europeista, fondato su alcuni punti che abbiamo in comune con i 5 stelle: l’ambiente, il territorio, anche in Assemblea ci sono dei punti programmatici comuni. Non lo dico io, lo ha detto Franceschini che per primo ha aperto”.

E poi Renzi. Che diceva di voler lasciare il partito se ci si avvicinava troppo ai 5 Stelle.

“Se il Pd è unito attorno al segretario può confrontarsi in questi giorni per trovare una posizione comune”.

Per allearvi con quelli che fino a pochi giorni fa vi chiavano “il partito di Bibbiano”. È facilmente spiegabile agli elettori?

“Facilmente spiegabile non è, ma bisogna far passare il principio che c’è una destra che non è mai stata così pericolosa. Negli ultimi anni abbiamo assistito al confronto tra un centrosinistra riformista e una destra liberale. Questa che matura attorno a Salvini invece non è una destra liberale ma una destra che alimenta l’odio e le divisioni. Vedo che Micciché va a sedersi al tavolo con Berlusconi ma era lui il primo a contestare Salvini sul caso della Diciotti. Questi non hanno nulla di liberale, si parla di antieuropeismo, rapporti con la Russia…”.

Ma tutte le misure di destra-destra in questo anno e mezzo le ha votate il Movimento 5 Stelle al governo.

“In politica bisogna pur fidarsi e bisogna lavorare sui programmi. Questo governo gialloverde non ha prodotto nulla in termini di crescita, è stato un governo disastroso”.

Che premier ci vorrebbe per un nuovo governo?

“Autorevole e politico”.

I 5 stelle hanno il doppio dei vostri parlamentari, spetterebbe a loro indicare il presidente del Consiglio, no?

“È un confronto da fare nelle sedi opportune, a se si arriva a quello vuol dire che la parte più difficile l’abbiamo affrontata. Prima di tutto bisogna concepire che di fonte a una destra così pericolosa ci vuole un programma di governo, non un contratto che è un’aberrazione giuridica, dico da avvocato”.

E poi cambiare la legge elettorale? Magari tornando a un proporzionale puro?

“Intanto il taglio dei parlamentari così sic et simpliciter necessita di alcuni ragionamenti. Credo che stia maturando la consapevolezza nei nostri iscritti su un ritorno al proporzionale che va studiato insieme al taglio dei parlamentari per garantire la rappresentanza democratica”.

La speranza di portare dalla vostra parte Forza Italia è tramontata?

“Bisogna vedere il Presidente della Repubblica che tipo di soluzioni propone. Io credo che all’interno dei gruppi di Forza Italia ci sia un grande dibattito tra chi pensa di spostarsi su Salvini e chi come Rotondi pensa al centro e a spazi di confronto. Ma l’aspetto più importante è fare un governo di prospettiva con il Movimento 5 stelle”.

Guardando alla Sicilia, cosa ne pensa di quanto sostenuto da Davide Faraone, e cioè che è stato deposto da segretario perché di ostacolo al dialogo con i 5 Stelle?

“Credo che sia sotto gli occhi di tutti che non è così, la commissione di garanzia ha fatto solo una valutazione procedurale. Io evidenzierei come in questi anni in assenza totale di partito regionale, il gruppo parlamentare dell’Ars sia stato riferimento per i territori e per gli iscritti e gli amministratori, soprattutto nell’ultimo anno c’è stata una grande compattezza. Con una ferma opposizione al governo regionale che è veramente una calamità naturale: siti culturali chiusi, spazzatura per strada, nomine di amici. Un disastro, peraltro al seguito di Salvini, malgrado tutti i discorsi sul Sud di Musumeci. Ma non so se Salvini, che è sicuramente popolare, abbia anche un consenso così forte. Ho visto molta avversione dalle mie parti in questi giorni”.

Il disastro del Pd in questi anni si chiama Sud. Il suo partito è quello che ha avviato il percorso dell’autonomia differenziata, che ha trascurato il Mezzogiorno crollando nei consensi tutto a vantaggio del Movimento 5 Stelle. Secondo lei c’è qualche speranza che il Pd impari dai suoi errori?

“Secondo me le prospettive del Partito democratico passano da due grandi direttrici: la prima è quella dell’unità. L’altro tema è quello di una trazione verso il Sud nelle scelte programmatiche del partito. Ho apprezzato che Franceschini a Taormina abbia aperto una prospettiva diversa sul tema del Ponte sullo Stetto, dicendo che andava fatto, e sul tema della continuità territoriale. Ci sono questioni che devono ritornare nell’agenda del Pd come priorità di tutto il partito nazionale. Il Sud deve essere il motore di un partito che naturalmente guarda ai più deboli”.


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