Eccola, la Santuzza, qualche giorno fa. Eccola, nella Chiesa della Missione di via Decollati, nella sua forma di statua. Una presenza tenera e familiare, quasi alla stessa altezza. Anche se lei, Santa Rosalia, poggiava i piedi su un banchetto. Era stato Fratel Biagio a chiedere che il cielo fosse più vicino alla terra e a lavorare per questo, prima di addormentarsi nel suo passaggio quaggiù. Era stato lui a sognare una Santuzza ancora più a contatto con coloro che la amano. La Missione di via Decollati è un luogo di profondissime suggestioni per chi ha vissuto gli ultimi giorni terreni di Biagio Conte. Ci si addentra in quelle intercapedini dell’anima che rivelano connessioni misteriose. E se uno fa di mestiere il giornalista, può scapparci l’intervista più dolce e immaginaria che ci sia.
Buongiorno, Santuzza, come sta?
“Bene, c’è un po’ di caldo”.
Dunque, lei avverte le stesse sensazioni di noi comuni mortali?
“In questa forma sì. Ho uno sguardo per vedere Palermo e mani per tornare ad abbracciarla e gambe per camminare tra le sue strade, anche se, qui, sono una statua”.
E cosa nota nei suoi pellegrinaggi?
“Che c’è ancora tanta peste e troppa rassegnazione”.
Ma, scusi l’impertinenza, liberarci dalla peste dovrebbe essere compito suo, o no?
“Sì, ma può diventare il sogno di tutti”.
E lei?
“Io? Io sono qui per guarirvi dal cinismo di chi è rassegnato, di chi pensa che tanto non c’è niente da fare e nulla da sperare”.
Lei è la speranza?
“Io sono colei che la mette in circolazione, che la sottolinea, che le permette di respirare. La speranza è una caratteristica del cuore umano. Un po’ invisibile, per ora”.
Ma la peste di Palermo non è la mafia, non è lo spaccio di droga, non è la disoccupazione, non è la munnizza, non è il ciaffico, non è…
“Non dico che siano cose piacevoli. Sono tutte pesti importanti, figlie dell’unica grande peste”.
Che sarebbe?
“L’incapacità di credere nella guarigione. La durezza di chi ritiene che niente sarà mai diverso. Perciò, tanto vale adattarsi. Io sono uscita dalla mia vita, sono salita sul monte. Mi sono affidata”.
Qui siamo nel posto di Biagio
“Il caro Biagio. Come il caro don Pino Puglisi. Palermitani che si sono salvati e che hanno salvato”.
Dove sono adesso?
“Qui, accanto a me. Nel cuore dell’amore universale”.
Che fa, piange Santuzza?
“Mi sono commossa. Mi commuovo ogni volta che qualcosa di umano trova la strada dell’amore senza compromessi”.
Ma noi potremo essere mai come Biagio Conte o come padre Pino Puglisi?
“Nessuno può essere come loro, perché ognuno è unico. E ognuno può diventare la speranza di sé stesso e di tutti, se solo lo desidera davvero”.
Sembra un miracolo…
“Il miracolo più difficile”.
Il Palermo ci va in serie A?, scusi la frivolezza.
“Io ce la metto tutta, però qui tutti hanno un santo in Paradiso”.
La guardiamo dal basso, sul Carro.
“Sono sempre con voi”.
Quando?
“Quando vi sentite tristi, appesantiti, schiacciati; poi, scrutate il mare o il cielo di Palermo e trovate la forza di sorridere e di ricominciare ad amare… Sono io la Santuzza che vi ho condotti fin lassù, prendendovi per mano”.
Cosa dobbiamo fare allora?
“Non smettere di sperare. La Santuzza non vi abbandonerà mai”. (rp)