Finanziaria, regge il patto all'Ars ma spuntano crepe tra le opposizioni - Live Sicilia

Finanziaria, regge il patto all’Ars ma spuntano crepe tra le opposizioni

Voto segreto schivato dal governo che evita così i franchi tiratori

PALERMO – Passa all’Ars la norma della Finanziaria che autorizza l’assessorato regionale alle Autonomie locali a finanziare con tre milioni di euro iniziative dei comuni “finalizzate al rafforzamento della coesione sociale”. Si tratta di una norma contestata dalle opposizioni e da due esponenti della maggioranza, le deputate Giusy Savarino (FdI) e Margherita La Rocca Ruvolo (Forza Italia). Sotto accusa era finita la Democrazia cristiana, che con Andrea Messina guida l’assessorato. Dopo un dibattito di circa 40 minuti, però, la richiesta di voto segreto avanzata dall’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (oggi al Misto) non riceve il sostegno di sette voti necessari e così il voto palese ha ‘salvato’ l’articolo: 34 i voti favorevoli, 27 i contrari. In aula tante le dichiarazioni di esponenti Pd, M5s e Sud chiama nord contro la norma ma alla fine soltanto tre deputati hanno sostenuto l’iniziativa di Miccichè: Martina Ardizzone e Luigi Sunseri (M5s), Valentina Chinnici (Pd).

Finanziaria, tra accordi e smentite

Il ‘no’ al voto segreto conferma che l’intesa di massima raggiunta tra governo e opposizioni prima della pausa natalizia regge, anche se non poche voci si erano sollevate dai banchi delle opposizioni contro l’articolo in questione. I termini dell’intesa che sarebbe stata raggiunta li ha ufficializzati in aula lo stesso Micciché: “Per quanto mi riguarda non ho raggiunto alcun accordo sul voto segreto, mi ritengo quindi libero da vincoli”, le parole dell’ex presidente dell’Ars. Sulla stessa traccia anche l’intervento del deputato M5s Angelo Cambiano: “Mi tiro fuori da ‘accordi’ e ‘accordicchi’…”. Il sospetto è che “l’intesa” raggiunta preveda il mancato ricorso al voto segreto da parte di Pd, M5s e Sud chiama nord per evitare imboscate contro il governo da parte dei franchi tiratori.

I finanziamenti ai Comuni

Il via libera all’articolo 4 porta con sé anche la classificazione dei contributi erogabili in base alla popolazione dei comuni: fino a cinquemila abitanti si potranno ottenere al massimo diecimila euro; i centri con una popolazione da cinque a 15mila persone potranno incassare fino a un massimo di ventimila euro; la cifra passa a 20mila euro per i comuni da 15 a 50mila abitanti e a 50mila euro per i centri più grossi.

Taglio dei fondi per le Unioni di comuni

Prima dell’articolo 4 era stata approvata anche la riscrittura governativa dell’articolo tre, sempre con voto palese chiesto dalle opposizioni. Tagliati i fondi per le Unioni dei comuni per il 2024: da 8,7 a tre milioni di euro. Aggiunti, invece, altri tre milioni per il 2025 e il 2026. Le risorse serviranno per la costituzione e la funzionalità degli uffici, le spese di primo impianto, l’assunzione di personale a tempo determinato e l’attività di progettazione. Supera l’esame anche uno dei “pilastri”, per usare le parole dell’assessore all’Economia Marco Falcone, della Finanziaria: la norma sui contributi per imprese e professionisti che assumono a tempo indeterminato.


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