"Fondi fantasma" per 15 miliardi - Live Sicilia

“Fondi fantasma” per 15 miliardi

Nella relazione annuale presentata dal Ragioniere generale Biagio Bossone (nella foto) ecco la quantificazione dei "residui attivi": si tratta di somme iscritte in bilancio come "entrate" ma mai realmente incassate. "Ma la potestà della riscossione - precisa la Regione - spetta allo Stato".

La relazione di Bossone
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Basterebbero per risanare più di un bilancio regionale. Li chiamano “residui attivi”, ma, per intenderci, sono delle specie di “entrate fantasma”. Ovvero, sono iscritte nei bilanci, ma non sono mai state incassate.

Alla fine del 2011, come emerge dalla relazione annuale depositata alla commissione Bilancio dell’Ars dal ragioniere generale Biagio Bossone e dall’assessore all’Economia Gaetano Armao, questa somma ammonta a qualcosa come 15,73 miliardi di euro. Soldi, ovviamente, cresciuti anno dopo anno, dal 2000 in poi, e lievitati un altro po’ anche nel 2011, quando sono state iscritte in bilancio entrate mai riscosse pari a circa 400 milioni di euro. Un incremento, rispetto al 2010, pari al 2,3%.

Nonostante il problema sia ben noto dal 2000, quando è entrato in vigore il nuovo sistema contabile proprio con lo scopo di gestire al meglio queste partite, la Regione non riesce a mettere un punto su queste partite, anche per un farraginoso sistema di rapporti con gli uffici dell’amministrazione dello Stato che gestiscono alcune entrate regionali, come quelle tributarie, sulle quali Palazzo d’Orleans non ha competenza diretta.

Insomma, questa montagna di soldi invisibili si è formata a causa soprattutto di intoppi nella riscossione da parte dello Stato di alcuni tributi oltre che, in molti casi, dal mancato incasso di fondi comunitari. In particolare a fine 2011, scrivono Armao e Bossone, i residui attivi di parte corrente si sono attestati a poco più di 8 miliardi, con un aumento del 3% rispetto all’esercizio precedente, mentre i residui in conto capitale (fondi Ue e altro) sono pari a 7,3 miliardi, con una diminuzione dello 0,19%. Inoltre alla voce “accensione di prestiti” risulta un residuo attivo di 303 milioni “pari alla differenza tra quanto accertato, pari a 954,7 milioni, per la contrazione con la Cassa Depositi e prestiti del mutuo autorizzato dall’art. 1 comma 2 della legge regionale 7/2011, e finalizzato a spese di investimento e quanto incassato, pari a 651,4 mln nel corso dell’esercizio finanziario 2011”. Fondi che potrebbero persino non arrivare, perché, si legge nella relazione “l’incasso residui attivo è connesso all’attivazione degli interventi previsti dalla citata normativa”.

Come detto, una buona fetta di questi residui è legata alla mancata riscossione di entrate tributarie. Stiamo parlando di qualcosa come 3,4 miliardi di euro. Entrate, scrivono Armao e Bossone, “che non sono direttamente amministrate dagli Uffici regionali, in quanto la gestione giuridica delle medesime, per assetto statutario, è svolta dagli Uffici periferici dell’Amministrazione finanziaria statale operanti in Sicilia, dei quali la Regione deve necessariamente avvalersi”.

Altri due miliardi di “entrate erariali extratributarie” non incassate riguardano interessi e sanzioni relative alle riscossioni delle imposte dirette e indirette. “Gli Uffici regionali – scrivono Bossone e Armao – nei trascorsi esercizi non hanno mancato di rappresentare agli Uffici finanziari statali la necessità di approfondire le cause ostative alla riscossione de residui attivi certi, incerti o di dubbia esigibilità, dunque a verificare l’esigibilità dei crediti vantati dalla Regione”.

Insomma, è lo Stato che deve verificare l’annullamento di questi residui, e quindi la riscossione “concreta” delle spese iscritte in bilancio. “A tutt’oggi – si legge nella relazione – non è pervenuta alcuna informazione da parte dei competenti Uffici finanziari statali”, nonostante la “potestà d’eliminazione dei residui attivi” sia “ascritta, quale funzione propria ed esclusiva, ai competenti Uffici finanziari statali, nei confronti dei quali – prosegue il documento – l’Assessorato all’Economia, non essendo sovraordinato può svolgere solamente attività di raccordo”.

Ma si tratterebbe, al momento, di un semplice ritardo. Insomma, se i soldi non sono stati incassati non si deve pensare che siano definitivamente “persi”. Nonostante “il notevole ritardo all’obbligo di fornire valutazioni aggiornate sul grado di esigibilità, e dai prospetti pervenuti dagli Uffici locali delle entrate e trasmessi di volta in volta alla Ragioneria Centrale, fino ad oggi, non si evidenziano segnalazioni di partite inesigibili per le quali si siano avviate e concluse le rituali procedure di annullamento”.

E tra le tante somme non ancora incassate, spuntano cifre non elevatissime, rispetto ai 15 miliardi segnalato in bilancio, ma che concorrono a formare quel monte di soldi “virtuali”. Tra questi, ecco i 2,4 milioni che l’Eas deve alla Regione come interessi sul processo di ripianamento dell’ente, l’1,8 milioni di euro di crediti non incassati da funzionari e contabili condannati dalla Corte dei conti, i 2,7 milioni di crediti non riscossi dagli enti legati alla Regione, il milione e mezzo non incassato da Siciliacque come canone per l’utilizzo di opere e beni.

Cifre più consistenti quelle dei fondi Fas non ancora incassati (quasi 840 milioni di euro) e quelle che i Comuni devono restituire alla Regione, intervenuta, ad esempio, per fronteggiare l’emergenza rifiuti (circa 250 milioni) e altri 350 milioni che sempre i Comuni devono rimborsare delle anticipazioni concesse per la realizzazione di “programmi di edilizia abitativa”. L’Europa, lo Stato, i Comuni, Tutti creditori, da diversi anni, di “Mamma Regione”. Che si tiene in casa quei fantasmi da 15 miliardi di euro.


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