Formazione, arresti e rotazioni |I conti non tornano - Live Sicilia

Formazione, arresti e rotazioni |I conti non tornano

Nelle ore successive alla retata che ha coinvolto 13 dipendenti regionali, l'assessore Scilabra dichiarò: "Dieci erano già stati trasferiti". In realtà, sei di quei funzionari erano ancora al loro posto fino al giorno dell'arresto. Una era in pensione. Un altro fu trasferito molto tempo prima.

Dopo il blitz alla Regione
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PALERMO – “Ricordo il clamore che sollevò il nostro provvedimento di rotazione all’interno del dipartimento: si parlò di provvedimento ingiusto, lesivo dell’immagine di un’amministrazione pubblica. Ad oggi su 13 arresti, ben dieci coinvolgono dipendenti che furono oggetto del provvedimento di rotazione e trasferimento verso altri rami della Regione Siciliana”. Le parole sono dell’assessore alla Formazione Nelli Scilabra. Ma i conti non tornano. Nonostante il concetto sia stato ribadito, con toni persino più accesi dal presidente della Regione Rosario Crocetta: “Quando abbiamo provveduto insieme all’assessore Nelli Scilabra qualche mese fa a fare una rotazione quasi generalizzata del personale della formazione, le proteste sono state veementi. Secondo alcuni noi avremmo dovuto attendere che questi signori continuassero ad accreditarsi solidi sui propri conti e su quelli di qualche imprenditore”.

A dire il vero, però, la metà delle persone arrestate nell’ambito del blitz sulla truffa dei dipendenti regionali alla Regione, fino al giorno stesso dell’arresto, si trovavano regolarmente al proprio posto. Altri, invece, non c’erano non certo a causa dei trasferimenti voluti dal governo. Ma perché già in pensione (è il caso di Concetta Cimino) o perché spostati ad un altro ramo dell’amministrazione ben prima dell’inchiesta.

I conti, quindi, non tornano. E la percentuale quasi bulgara annunciata dall’assessore nelle ore successive agli arresti, scende. E di parecchio. Altro che dieci. Solo in cinque, su tredici, erano stati, ai primi dell’anno, destinatari di un provvedimento di trasferimento. E non è solo una questione di numeri.

Se la decisione del governatore, che “deve intervenire anche prima della giustizia” era giustificato dalla necessità che queste persone “non continuassero ad accreditare quei soldi pubblici nei propri conti correnti, come qualcuno vorrebbe”, il rischio è rimasto alto. Altissimo.

In sei, infatti, sui tredici arrestati erano al proprio posto, fino al giorno dell’arresto. Si tratta del funzionario direttivo Marco Inzerillo, del cassiere regionale Gualtiero Curatolo (detto Walter), l’istruttore direttivo Giuseppina Bonfardeci, i collaboratori Carmelo Zannelli e Marcella Gazzelli. Oltre a Michele Ducato. Quest’ultimo, però, secondo fonti  dell’assessorato, sarebbe un funzionario del dipartimento della Funzione pubblica. Sebbene risulti, fino a oggi, come tutti gli altri che abbiamo citato prima, nell’elenco del personale del dipartimento Formazione e istruzione. Dall’assessorato fanno sapere, però, che in questi casi i dipendenti sarebbero rimasti al loro posto solo per evitare che potessero essere influenzate le indagini in corso.

Va aggiunto, poi, che Concetta Cimino è in pensione già da due anni, mentre Emanuele Currao è stato oggetto di trasferimento sì, ma in un momento antecedente alla maxirotazione legittimamente rivendicata da assessore e presidente.

Per farla breve, gli unici dipendenti della Regione arrestati, che furono oggetto di trasferimento dopo i fatti che hanno innescato l’inchiesta della Procura sono gli istruttori Maria Concetta Rizzo e Maria Antonella Cavalieri e Federico Bartolotta, oltre ai collaboratori Vito Di Pietra e Giampiero Spallino. Cinque, non dieci. Meno della metà tra quelli finiti in carcere. Appena cinque, tra i 48 che furono oggetto di trasferimento a febbraio scorso.


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