PALERMO – Annullato il dissequestro di 227 mila euro. Nuovo capitolo nell’inchiesta che coinvolge l’onorevole Riccardo Savona. Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della Procura di Palermo. Il provvedimento non è esecutivo. Lo diverrà quando e se la Cassazione, a cui certamente farà ricorso la difesa, lo renderà definitivo e in ogni caso il Riesame ne ha fermato l’efficacia.
Lo scorso luglio il processo a carico del deputato regionale di Forza Italia e presidente della commissione Bilancio all’Ars, della moglie Maria Cristina Bertazzo e della figlia Simona è ripartito da zero.
Il giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta aveva definito una “grave omissione” il mancato deposito di alcuni interrogatori e di migliaia di pagine di atti che riguardavamo il rapporto tra la Regione e gli enti di formazione professionale.
Secondo la Procura della Repubblica, esisteva un “sistema Savona” per drenare le risorse della formazione professionale. Da qui il rinvio a giudizio per gli imputati che si sarebbero resi protagonisti di una maxi truffa di circa 900 mila euro.
A fine settembre il dissequestro da parte del giudice per le indagini preliminari Donata Di Sarno che ha accolto la richiesta degli avvocati Salvatore Traina, Manuela Gargano e Giada Traina. Due immobili erano già tornati nella disponibilità di Savona e dei familiari dopo un annullamento parziale del provvedimento da parte del Riesame.
“La sanzione della nullità della richiesta di rinvio a giudizio poggia sull’omesso deposito di atti d’indagine già a disposizione della polizia giudiziaria – scriveva il gip – emerso nel corso dell’udienza preliminare, suscettibile di violare i diritti difensivi degli imputati (va in vero sottolineato che tra gli atti di indagine il cui deposito è stato omesso ve ne sono alcuni che si pongono in contrasto con la prospettazione accusatoria”.
A disposizione della pubblica accusa i finanzieri avevano messo solo una parte degli atti d’indagine già compiuti, “così arbitrariamente impedendo la totale e completa discovery degli atti funzionale a garantire all’indagato, in vista dell’udienza preliminare, la predisposizione di una difesa adeguata”. Condotta “omissiva” che ha alterato il quadro indiziario.
La Procura ha fatto ricorso, ritenendo che l’ipotesi del drenaggio illecito di risorse pubbliche ci sia ugualmente stato. Il Riesame gli ha dato in parte ragione (il sequestro riguarda un solo capi di imputazione, per gli altri il dissequestro è ormai definitivo) e ha annullato il dissequestro, che non è ancora definitivo.
“La decisione del Tribunale del Riesame, in realtà, appare oltremodo singolare, in quanto se, da un canto, accoglie l’appello del pm, dall’altro, dispone la sospensione dell’efficacia della propria decisione sino alla definitività; il che vuol dire che viene mantenuta l’efficacia e l’operatività del provvedimento di dissequestro dei beni di Riccardo Savona, già disposto dal Giudice per le indagini Preliminari – scrivono i legali della difesa, avvocati Salvatore Traina, Manuela Gargano e GiadaTraina. Attendiamo il deposito delle motivazioni, ma è facile supporre che, poiché la materia in questione vede la contrapposizione tra due orientamenti giurisprudenziali diversi, il Tribunale del Riesame possa avere, di fatto, demandato la soluzione della controversia alla Corte di Cassazione. Certo è che la richiesta di rinvio a Giudizio formulata dalla Procura è stata colpita da nullità in quanto non erano stati depositati atti d’indagine per circa 9000 pagine, molti dei quali favorevoli alla difesa.”