“La Regione poteva salvare l'ente” | Il misterioso fallimento dello Ial - Live Sicilia

“La Regione poteva salvare l’ente” | Il misterioso fallimento dello Ial

Gli 800 dipendenti sull'orlo del licenziamento: e ora puntano il dito contro gli uffici regionali.

PALERMO – “Se la Regione avesse fatto il suo dovere, l’ente non sarebbe fallito e forse noi avremmo ancora il nostro posto di lavoro”. L’ente è uno dei più grossi e storici nel settore della Formazione professionale: lo Ial Sicilia è stato dichiarato fallito nei giorni vicini al Natale scorso. E adesso per gli oltre 800 lavoratori incombe il rischio, molto concreto, del licenziamento collettivo. Né mobilità, né cassa integrazione, insomma, per quelli che furono i dipendenti di uno degli enti-chiave anche dal punto di vista politico della Formazione siciliana.

Da settimane, così, c’è un presidio di fronte l’assessorato alla Formazione. Quei lavoratori chiedono una risposta, un segnale. “Siamo disperati – spiega uno di loro, Alfio Fisichella – siamo fuori dal mercato del lavoro e sarà difficile rientrarvi. Anche per chi, come me, ha una laurea, una specializzazione, un master e trent’anni di servizio. Purtroppo però ho 56 anni. E chi mi prende?”. E l’età media di quei lavoratori messi alla porta alla fine dell’anno scorso è proprio quella. Una nuova categoria di “esodati”. “Sì, possiamo senz’altro dire che siamo in mezzo a una strada”, insiste Fisichella.

E a conferma dei dubbi del lavoratore, c’è un verbale dell’incontro svolto un paio di settimane fa tra il curatore fallimentare dello Ial Sicilia, Giovanni Troja e i rappresentanti sindacali. In quella sede, Troja ha specificato che “la Curatela è nell’impossibilità di proseguire, seppur parzialmente, l’attività svolta dalla fallita in bonis”. E già tra gennaio e febbraio, il giudice del lavoro aveva “autorizzato e poi confermato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo e mobilità, in ordine a tutti i dipendenti occupati dello Ial”. Insomma, il licenziamento è prossimo. Nonostante quei lavoratori, in qualche caso, rivendichino arretrati di stipendio di sei, otto, dieci mesi. “Io addirittura – racconta un’altra lavoratrice, Alessandra Gaddi – non percepisco il mio stipendio dall’aprile del 2013, nonostante sia rimasta in servizio fino al gennaio del 2014. Quell’anno poi siamo entrati in cassa integrazione. Nel 2015 è scomparsa anche quella”.

Ma per molti di quei lavoratori, il fallimento dello Ial ha dei responsabili. Più o meno diretti. Che andrebbero cercati, in particolare, negli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione. E le presunte responsabilità del governo regionale sono state anche messe nero su bianco in un paio di esposti che sono stati presentati alla Procura di Palermo. “Siamo convinti – spiega ad esempio un altro dipendente, Antonino Spallino – che quel fallimento poteva essere evitato se solo la Regione avesse fatto ciò che la legge le chiede di fare, cioè vigilare sull’ente e commissariarlo nel caso in cui dovesse essere necessario. E nel caso dello Ial, era certamente necessario, fin dal 2010-2011”. E la legge richiamata dai lavoratori, in particolare, è quella dell’articolo 25 del codice civile, che prevede appunto il controllo e la vigilanza da parte delle pubbliche amministrazioni sulle fondazioni riconosciute.

E lo Ial viene anche iscritto nel 2009 nell’elenco delle persone giuridiche della Sicilia. Una qualifica confermata successivamente nel 2011. “Ma già allora – ricorda Spallino – era chiaro che le condizioni economiche dell’ente fossero molto gravi. Come è possibile che la Regione abbia concesso la qualifica?”. Uno status che, tra le altre cose, preserva dalle procedure fallimentari gli amministratori. Ma che chiama la Regione a uno specifico controllo che può sfociare nel commissariamento. “Una scelta che avrebbe consentito – spiega Fisichella – il mantenimento dei posti di lavoro e la permanenza all’interno del sistema formazione”. E invece, nel 2014 arriverà anche la revoca dell’accreditamento allo Ial. L’anticamera del fallimento, appunto.

Su cui i dipendenti puntano il dito. Con una pioggia di esposti con cui chiedono chiarimenti anche su altre faccende. E che sono stati già oggetto di un incontro con i magistrati della Corte dei conti. Ad esempio, i lavoratori chiedono che fine abbiano fatto gli interessi maturati da una polizza su cui gli amministratori dello Ial avevano versato il Tfr degli stessi dipendenti. “Che fine hanno fatto quei soldi?” chiedono ad esempio i sindacati Cobas e Uslal. Non solo. Negli esposti, anche la richiesta di compiere una verifica sulle “numerose e ingiustificate assunzioni e all’immotivato ricorso all’esternalizzazione di alcuni servizi che potevano essere eseguiti dal personale in servizio”. E ancora, dubbi anche sulla presunta mancata restituzione alla Regione di un edificio a Termini Imerese che era stato affidato, secondo i lavoratori, solo in “comodato d’uso”. Ma sul quale piovono i pignoramenti, legati alle richieste dei creditori. Ma soprattutto, la domanda delle domande: “Perché la Regione non è intervenuta in tempo per evitare il fallimento dello Ial?”.


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