Forza Italia, l'eredità di Berlusconi e il futuro incerto - Live Sicilia

Forza Italia, l’eredità di Berlusconi e il futuro incerto

La morte del Cav segna uno spartiacque nella politica italiana e getta nel caos gli azzurri.
LO SCENARIO
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4 min di lettura

PALERMO – Niente sarà più come prima. La morte di Silvio Berlusconi segna uno spartiacque nella politica italiana e getta nel caos Forza Italia, il partito che più di tutti si identifica con il proprio leader. 

Miccichè: “Morto un Papa se ne fa un altro, morto Berlusconi no”

Quella che nel 1994 fu una novità e un tratto distintivo destinato a cambiare il volto del Paese è oggi un elemento che complica il percorso di Forza Italia intenta a riorganizzare il partito. “Non ci sarà più Forza Italia, muore con Silvio”, ha commentato tranchant l’ex vicerè berlusconiano Gianfranco Miccichè. “Non ci sono eredi: morto un Papa se ne fa un altro, morto Berlusconi no”, dice a Live Sicilia. Una considerazione che per tanti big è una preoccupazione sussurrata a voce bassa e per qualche alleato forse una speranza. 

Caruso: “Non ammainiamo la bandiera”

Di tutt’altro tenore sono le dichiarazioni del segretario regionale Marcello Caruso. “Perdiamo un grande pezzo di storia del nostro partito: Silvio Berlusconi. Chiaramente nel rispetto dei valori e del grande impegno che lo stesso ha sempre dimostrato non possiamo certo ammainare la bandiera ma continuiamo a portare alti i valori dei moderati, dei liberali e dei garantisti che sono sempre stati il punto di riferimento di Forza Italia”, spiega a Live Sicilia il braccio destro del presidente Renato Schifani. E rilancia l’idea del nuovo corso che guarda a un allargamento al centro. “Abbiamo sempre detto che Forza Italia è un partito aperto a quanti si ispirano ai nostri valori ma questo ancor prima dell’evento tragico che è avvenuto adesso, noi continuiamo a dire che Forza Italia è il partito che ha creato il centrodestra ma continuiamo a rappresentare la nostra identità siamo certamente aperti a quanti vogliono aderire, non per essere annessi ma per avere cittadinanza politica e portare alti i nostri valori”, insiste Caruso. “Continueremo ad essere il partito di riferimento del mondo moderato all’interno di un centrodestra dentro il quale siamo lealmente collocati ma con la nostra identità: il nostro dovere è rappresentare i moderati raccogliendo l’eredità di Berlusconi”, spiega Caruso.

Falcone e il futuro di Forza Italia

A blindare la riorganizzazione del partito nonostante il colpo durissimo inferto dalla dipartita del leader c’è l’assessore regionale e coordinatore di Catania, Marco Falcone. “Come già detto dallo stesso Berlusconi e dagli altri leader del nostro partito, il futuro di Forza Italia è già assicurato dalla classe dirigente azzurra e dal testimone di libertà e di valori che il Presidente ci ha già passato da tempo”, argomenta ai microfoni di Live Sicilia. “Il tema del leader non si pone, perché mai nessuno potrà essere paragonabile a lui. Ora c’è invece lo straordinario messaggio politico di Silvio Berlusconi, la sua spinta verso l’innovazione, che cammina sulle nostre gambe e su quelle di tanti giovani che si sono avvicinati e continuano ad avvicinarsi a un partito che ha un posizionamento unico e insostituibile nel panorama italiano”, dice Falcone.

Schifani e lo scatto d’orgoglio del Sud

Queste voci che si levano dalla Sicilia, storico serbatoio di voti di Forza Italia culla del 61 a 0 e ultima roccaforte del berlusconismo, regione governata per la prima volta nella storia da un azzurro Renato Schifani (volto storico del partito). Il presidente, che nel frattempo ha conquistato la golden share del partito siculo, ha recentemente messo i puntini sulle i proprio sul progetto di riassetto del partito nazionale.

Qualche giorno fa su Repubblica aveva messo in guardia i forzisti. “Il rilancio di Forza Italia? Ben venga, purché non sia fatto seguendo la logica della porta accanto”. Il presidente aveva chiesto un confronto interno ai vertici nazionali del partito sottolineando il dato politico del partito che prende consensi al Sud ma viene in prevalenza gestito da dirigenti del nord.

Che cosa si muove a Roma

Un intervento da leggere in filigrana strettamente connesso alla riorganizzazione del partito nazionale secondo le disposizioni della regista Marta Fascina: un progetto in cantiere ma al momento congelato alla luce della morte di Berlusconi, che prevedeva di affiancare il coordinatore nazionale Antonio Tajani (che potrebbe ricoprire la figura di reggente in questa concitata fase) da tre figure per macro aree. Alessandro Sorte per il Nord, Alessandro Battilocchio per il Centro e Tullio Ferrante per il Sud). In attesa di capire come si andrà a configurare la nuova Forza Italia, l’obiettivo è resistere a possibili diaspore in direzione FdI e Lega. Senza dimenticare chi sta alla finestra ad aspettare: Matteo Renzi. Una sfida difficile nel momento più difficile per gli eredi del Cav. 


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