“Allo Zen c’è lo stallo più incredibile. Non è possibile che si discuta sempre degli stessi problemi. E magari fossero le stesse cose. Sono pure peggiorate”.
Frate Loris è un ragazzo dello Zen, oggi, in mezzo a un turbine di impegni, cappellano del carcere Pagliarelli. C’era anche lui ad accogliere il nuovo reggente della scuola ‘Falcone’, il preside Domenico Di Fatta, impegnato a ricucire un tessuto slabbrato dalla cronaca che riguarda l’ex dirigente dell’istituto, la preside Daniela Lo Verde. Loris ha inanellato parole forti, nell’assemblea con i genitori.
Ricordiamo cosa ha detto?
“Ho chiesto a tutti di scegliere la strada della legalità e del rispetto, come percorso interiore e responsabile, e di non perdere la speranza. Quello che è accaduto è terribile, ma non deve fermare il cambiamento”.
Incontra ragazzi dello Zen in carcere?
“Tantissimi. La media si è abbassata di molto. In cella ci sono ragazzi di vent’anni, sono lì, per la maggior parte, per spaccio”.
Perché la situazione resta così difficile?
“Perché è tutto fermo e si sconta anche l’eredità negativa della scorsa amministrazione. I bambini crescono nel degrado e pensano che sia normale, una cosa a cui ci si può abituare. Questo è veramente atroce. Dobbiamo salvare lo Zen, cominciando dai bambini”.
Insomma, il panorama sembra immutabile…
“Direi che è pure peggiore. C’è una maggiore povertà, ci sono più giovani che fanno scelte sbagliate, perché non hanno un lavoro. C’è una enorme dispersione scolastica. Tanti di quelli che incontro in carcere non sanno né leggere, né scrivere”.
L’ultima vicenda quanto fa male?
“Il danno è incalcolabile, come la ferita alla fiducia che è un rapporto di anni e di pazienza. Si costruisce con faticoso impegno, si distrugge in un attimo. Non è che una faccenda del genere domani verrà dimenticata”.
Da dove ripartire?
“Dalla riconquista di quella fiducia, dai bambini, mettendo nel cuore di tutti il valore della cultura e dando gli stessi servizi del resto della città”.
Lei è cresciuto allo Zen. Si sente uno che si è salvato?
“Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di persone oneste e mi sono appoggiato alla parrocchia. Questo è stato fondamentale. Ma le scelte, come il saio, sono state tutte mie. La mia strada l’ho percorsa con volontà”. (rp)