PALERMO – La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per Giovanni, Alfredo, Pietro e Federica Barbaro, armatori palermitani accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita aggravata, riciclaggio e intestazione fittizia di beni e di una lunga serie di reati fiscali tra cui una maxievasione da 20 milioni. L’indagine e’ stata coordinata dal pm Geri Ferrara che, tramite un provvedimento di sequestro per equivalente, ha ottenuto dagli indagati la restituzione all’Agenzia delle Entrate di 8 milioni. Il meccanismo della frode – secondo l’accusa – era relativamente semplice: due faccendieri olandesi, indagati ora nel loro Paese, rilasciavano a società di vari Stati – Polonia,Italia, Finlandia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo – fatture false che attestavano acquisti di beni, pagamenti di consulenze e servizi inesistenti. Le aziende fingevano dunque di avere sostenuto dei costi accumulando fondi neri e in certi casi ottenendo rimborsi fiscali e detrazioni per spese in realtà mai fatte. Il denaro, tramite società off-shore, finiva su conti bancari in paradisi fiscali come le Cayman e le Bahamas. Poi, attraverso bonifici, veniva riportato in Europa in luoghi “sicuri”: il Principato di Monaco, il Lussemburgo, la Svizzera. Infine i soldi ‘ripuliti’ venivano impiegati per aumenti di capitali di società esistenti o per la costituzione di nuove società. Agli olandesi andava una percentuale del denaro risparmiato con l’evasione fiscale o messo da parte sottraendolo ai ricavi societari. La pratica delle false fatture era comune a molti Stati europei, Italia inclusa. Solo a Palermo, i Barbaro avrebbe guadagnato 20 milioni di euro. Secondo quanto accertato dagli investigatori della Finanza i Barbaro avrebbero finto l’acquisto di sei navi in Corea e il noleggio di diverse imbarcazioni. (ANSA).

