Fughe, desolazione e sprechi: il triste declino della sanità

Fughe, desolazione e sprechi: il triste declino della sanità

Lo stato dell'arte e i pazienti abbandonati
L'OPINIONE
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Sono anni che scriviamo di sanità, specialmente siciliana, sulle pagine di questo giornale. Sono anni che denunciamo l’inesorabile declino del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) perché chiari erano i segnali preoccupanti in tale direzione. Continui tagli alle risorse finanziarie, impoverimento progressivo delle piante organiche con conseguente allarmante “fame” di medici e infermieri, riforme impietose che hanno condotto alla carenza di posti letto, alla mancanza di servizi di prevenzione e cura, soprattutto nelle zone più disagiate, alle penose condizioni delle strutture ospedaliere esistenti accompagnate dall’eccessiva lentezza dei cantieri aperti per costruire nuovi reparti o interi nosocomi.

Il dramma e la pandemia

Il dramma è esploso all’improvviso con un’inaspettata e violenta pandemia che ha tolto definitivamente il velo sullo stato di sofferenza di cui era affetta la nostra sanità, una realtà basata sul principio costituzionale di uguaglianza un tempo invidiataci dal mondo intero. Da quel momento, dal decesso di migliaia di pazienti colpiti dal Covid, con le sue successive varianti, è stato un tragico cammino verso il baratro. Meno sanità pubblica, derelitta, più sanità privata.

Una fuga inarrestabile di medici verso il privato, verso migliori retribuzioni e maggiore rispetto del loro lavoro. Del resto, i vertici sanitari – manager, direttori sanitari e amministrativi scelti con i soliti sistemi partitocratici – molto spesso ormai affidano a società esterne servizi essenziali che in atto non possono essere assicurati dal personale interno, sottopagato e devastato da turni inumani, particolarmente nei pronto soccorso non di rado vere anticamere dell’inferno.

I rischi dell’autonomia

Certo, c’è stata un’epoca in cui la sanità siciliana era un campo libero in cui scorrazzava la peggiore politica, senza distinzione alcuna, per farne un turpe tempio del clientelismo più sfrenato e dello spreco senza vergogna. Ma un conto è invertire giustamente la rotta con interventi di spending review, seppure lasciando intatti i perversi meccanismi di assegnazione dei ruoli di massima responsabilità gestionale, un altro è infierire pure su ciò che funzionava smantellando l’impianto centrale inaugurato con la legge n. 833 del 1978 che istituì in Italia il SSN, in pratica garantire a ogni cittadino, di qualsiasi appartenenza territoriale, condizione sociale ed economica, il diritto alla salute, definito dall’art. 32 della nostra Costituzione quale diritto fondamentale dell’individuo.

Purtroppo, stiamo andando incontro, con l’autonomia differenziata voluta fortemente dalla parte oscurantista dell’attuale maggioranza di governo a Roma, a una scellerata violazione di tale articolo della Carta creando in perfetta mala fede, dinanzi alle malattie e al naturale invecchiamento del fisico, cittadini di serie A e cittadini di serie B. Abbiamo sperimentato con lo stravolgimento del Titolo V della Costituzione avvenuto nel 2001 (un’altra follia) il passaggio delle competenze sulla sanità alle Regioni con i risultati disastrosi ben noti.

Se da un lato oggi le Regioni minacciano di ricorrere alla Consulta nel caso il governo Meloni volesse persistere nel taglio di 1,2 miliardi del Pnrr per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere è anche vero, però, che i finanziamenti per aggiornare i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) sono stati usati dalle Regioni per coprire perdite e inefficienze, lo afferma la Ragioneria di Stato.

Chi rinuncia alle cure

Ora, al di là dei dei livelli essenziali di assistenza o delle prestazioni (LEP), ancora da aggiornare sul piano dei costi e delle risorse necessarie, già adesso nel concreto riscontriamo disparità tra Nord e Sud. Infatti, a causa dei disservizi nel meridione, ovviamente non provocati da medici e infermieri, e delle lunghe liste d’attesa molte persone rinunciano alle cure non avendo le possibilità economiche per rivolgersi al privato, con buona pace dell’art. 32 della Costituzione succitato.

Figuriamoci nel prossimo futuro con capacità fiscale (gettito) e produttive decisamente a favore del settentrione. Dovremmo riflettere singolarmente e collettivamente su quanto sta accadendo e dopo aver riflettuto prendere le giuste decisioni al momento di esprimere il nostro voto. Perché a tutti, prima o poi, potrebbe capitare di dovere accedere a un pronto soccorso ed essere “sistemati” lì, sopra una lettiga a fissare increduli, in un’eterna attesa, il triste tetto bianco sopra di noi.


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