CATANIA – Mezzo secolo e si torna alla casella di partenza: la storia del risanamento di San Berillo, il quartiere compreso tra la stazione centrale e piazza Stesicoro a Catania, risale ai primi anni cinquanta ed è ricca di garbugli amministrativi che hanno fatto diventare l’area un buco nero urbanistico. Il progetto di parcheggio interrato di piazza Repubblica sembrava un’eccezione, la possibilità per il quartiere di ripartire, ma è stato bloccato da una sentenza del Tar che ha messo in discussione i presupposti della gara d’appalto con cui si stavano assegnando i lavori. Che vedeva prima in graduatoria un’azienda raggiunta, dopo la gara, da un’informativa interdittiva antimafia. E se l’amministrazione comunale promette che si ripartirà in fretta, un’associazione di cittadini della zona ha deciso di fare un esposto alla Procura.
Il risanamento di San Berillo
Tutta la zona intorno a corso dei Martiri e corso Sicilia è una costellazione di enormi buchi nel terreno che negli anni si sono riempiti di degrado, e per questo sono oggetto di progetti per la riqualificazione. Quello più recente, approvato nel 2012 con una convenzione tra il Comune di Catania e i proprietari di diversi terreni nell’area, prevede la realizzazione di aree verdi, di un percorso pedonale e, nella zona dell’enorme scavo adiacente alla Banca d’Italia, un parcheggio multipiano interrato con, in cima, altri giardini.
Proprio portando avanti questo progetto nel 2017, con l’amministrazione Bianco, una conferenza di servizi definisce i progetti e scrive i bandi di gara per il parcheggio. La stessa conferenza istituisce, per il futuro, un’ulteriore conferenza di servizi, per approvare i progetti esecutivi ed eventuali modifiche.
I bandi che cambiano
Le cose si fermano per tre anni, fino a quando non è convocata, sotto la nuova amministrazione guidata da Salvo Pogliese, una conferenza di servizi supplettiva che in quattro diverse riunioni definisce i progetti esecutivi, ovvero ciò che si dovrà fare dal punto di vista operativo per costruire il parcheggio e i giardini di superficie. La stessa amministrazione, il 27 gennaio 2021, prende atto di quanto deciso e dà il via alla procedura per la gara d’appalto.
Solo che già a questo punto, secondo un’associazione di cittadini residenti nel quartiere San Berillo, sarebbe successo qualcosa che avrebbe pregiudicato tutto lo svolgimento successivo della gara. Secondo quanto si legge nell’esposto presentato dall’avvocato Pietro Ivan Maravigna, portavoce del Comitato dei residenti di Corso Sicilia, tra i bandi di gara approvati nel 2017 e quelli approvati nel 2021 ci sono stati dei cambiamenti che avrebbero del tutto stravolto il progetto: “In particolare – si legge nell’esposto – rispetto al progetto esecutivo venivano individuate nuove opere nonché servizi aggiuntivi che le ditte partecipanti alla gara avrebbero dovuto accettare di realizzare o fornire a proprie spese”.
A parlare in un’intervista di cambiamenti nel bando di gara tra la versione del 2017 e quella approvata nel 2021 è l’ex assessore all’urbanistica Salvo Di Salvo, che aveva seguito la vicenda nell’amministrazione Bianco. Per Di Salvo, il bando è stato “modificato in parte”, cosa che ha portato a diverse rimostranze da parte dell’Ance Sicilia, l’associazione che riunisce i costruttori edili siciliani. Proprio l’Ance, dopo la gara d’appalto, farà il ricorso al Tar che bloccherà tutto.
La gara
La procedura nel frattempo va avanti e alla gara per la riqualificazione di San Berillo, base d’asta 11 milioni e 372 mila euro, partecipano cinque imprese, un numero basso per appalti di questo tipo e in un periodo in cui il lavoro, nell’edilizia, scarseggia. Due imprese vengono subito scartate, tre rimangono in lizza: il raggruppamento Colombrita – Consorzio stabile progettisti costruttori, la Manelli Impresa di Monopoli e un altro raggruppamento formato da Gresy Appalti, Edil Vincent e Torsten Costruzioni. Colombrita – Consorzio e Manelli Impresa si piazzano prima e seconda in graduatoria grazie a ribassi, rispettivamente, del 42 e del 24 per cento, mentre Gresy, Edil Vincent e Torsten Costruzioni propongono il 7 per cento.
Sia le ultime tre imprese che il Consorzio stabile progettisti costruttori sono riconducibili alla famiglia Capizzi, imprenditori originari di Maletto.
Il Tar
L’Ance nel frattempo ha presentato il suo ricorso alla giustizia amministrativa per annullare la gara, e mentre si attende che i giudici decidano arriva una nuova tegola: la Prefettura di Catania invia, ai primi di novembre, un’informazione di interdittiva antimafia al Consorzio stabile progettisti costruttori, spingendo diverse stazioni appaltanti a disdire i contratti con l’impresa.
Poco prima di Natale, arriva finalmente il Tar di Catania a mettere la parola fine, almeno per il momento, alla vicenda. Accogliendo le motivazioni dell’Ance, i giudici della quarta sezione di Catania scrivono che il bando di gara, così com’era formulato, “rendeva estremamente gravoso e difficoltoso formulare un’offerta sostenibile, remunerativa e seria”. Questo perché ben 70 degli 80 punti di valutazione per aggiudicarsi l’appalto riguardavano servizi e lavori aggiuntivi rispetto a quelli originari del progetto, come “la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’intera opera per ben 10 anni, ovvero la fornitura ed installazione di delimitatori stradali bifilare, tipo New Jersey, ovvero di altre apparecchiature in tratte stradali ed aree estranee all’intervento”. In più, il bando usava un tariffario del 2018 in cui non si teneva conto dei costi cresciuti di alcune materie prime, e chiedeva al vincitore di stipulare un’assicurazione per 15 anni invece dei normali 10.
Il Tar quantifica le spese aggiuntive per l’eventuale vincitore dell’asta intorno a 4 milioni e mezzo di euro, ovvero il 40 per cento della base di gara, “con conseguente – scrivono i giudici amministrativi – grave incongruità e aleatorietà della base d’asta ed impossibilità, per il concorrente, di formulare un’offerta sostenibile, seria e remunerativa”. È questa la stranezza che potrebbe avere tenuto lontane le imprese dalla gara. O, come scrivono i giudici: “La grave sottostima della base d’asta – prossima al 45 per cento dell’importo a base di gara – è rilevante e preclusiva di una seria partecipazione e lesiva della concorrenza”.
L’amministrazione comunale
Come si sia potuti arrivare a un bando di gara scritto in modo da rendere svantaggiosa l’intera operazione per le imprese è l’interrogativo sollevato dall’esposto presentato dal Comitato di residenti di Corso Sicilia alla Procura: “Chi partecipava a questa gara spendeva 10 per guadagnare 2, sono saltati tutti i meccanismi di controllo all’interno del Comune – dice Pietro Ivan Maravigna – questa amministrazione non ha più il controllo di quello che succede, dato che non ha coinvolto né l’Ance, né l’avvocatura comunale né il Collegio di difesa. Il nostro esposto è il termometro di una situazione e ora vogliamo sapere da cosa è stata causata”.
L’amministrazione comunale ha preso atto della sentenza e ha garantito che farà presto un nuovo bando, come scritto dall’assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica Enrico Trantino: “Il bando di gara è stato concordato a seguito di Conferenza di Servizi, senza che fossero state avanzate riserve sulla legittimità e linearità del percorso. L’esigenza di giungere a una definizione rapida dell’iter per l’esecuzione dell’opera, data la sua importanza strategica, ci induce a non impugnare la decisione del Tar e a bandire nuovamente la gara in tempi brevissimi, apportando i correttivi necessari. Quanto accaduto non dovrebbe comportare ritardi, considerato che eravamo in fase di controllo delle offerte anomale, la cui verifica non si sarebbe potuta esaurire in tempi brevi, anche in ragione della scure della interdittiva antimafia abbattutasi nel frattempo sull’impresa che aveva offerto il maggior ribasso”.