PALERMO- La guardia di finanza ha scoperto 13 casi di assenteismo nell’ufficio del “garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale” della Regione siciliana, a Palermo. I militari, grazie a telecamere e attraverso appostamenti, pedinamenti e servizi di osservazione, hanno monitorato per oltre un mese alcuni dipendenti che, durante l’orario di servizio, si assentavano dal proprio posto di lavoro per recarsi, spesso in gruppo, presso bar e altri esercizi commerciali a Palermo, anche per diverse ore nell’arco della stessa giornata.
Alcuni dei dipendenti “osservati” non si presentavano affatto in ufficio pur risultando presenti, altri impiegavano anche 2 ore per la pausa pranzo (a fronte dei 30 minuti previsti) o addirittura non rientravano affatto in ufficio, altri ancora hanno maturato oltre 20 ore di assenza nell’arco di una sola settimana. Successivamente, i finanzieri hanno perquisito l’ufficio del garante rinvenendo e sequestrando i “fogli di presenza” giornalieri compilati e sottoscritti dai dipendenti che erano risultati assentarsi ripetutamente dal proprio posto di lavoro. E’ stata così rilevata la non rispondenza degli orari riportati sui “fogli presenza” con quelli effettivamente svolti nell’arco delle giornate oggetto di video-riprese e pedinamenti. Il danno subito dall’Erario a causa delle ore di servizio retribuite ma non prestate è stimabile, orientativamente, in 250 mila euro. Le indagini proseguono per fare luce anche su altri aspetti relativi alle modalità di gestione e funzionamento complessivo dell’ufficio.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Daniela Varone, si è basata anche sulle segnalazioni del garante per i detenuti, il senatore di Grande Sud, Salvo Fleres, che lo scorso febbraio aveva segnalato “più volte, ma invano, anomalie nella gestione dell’ufficio”, in una nota al dipartimento regionale Funzione pubblica e al presidente della Regione, “per i provvedimenti di loro competenza”. A marzo sono stati poi perquisiti gli uffici del Garante dei diritti dei detenuti in Sicilia per acquisire documentazione nell’ambito dell’indagine per truffa e, in particolare, per verificare se, dopo i primi accertamenti della Guardia di finanza il 30 novembre scorso, gli orari di lavoro erano stati “aggiustati”.
Sulla vicenda interviene il legale di tutti i dipendenti coinvolti, l’avvocato Mauro Torti: “Nel corso dell’estate, ad agosto, è stata data comunicazione dell’avviso di conclusione delle indagini. Stiamo predisponendo la difesa, certi di potere dimostrare l’insussistenza degli addebiti e la leicità dei comportamenti degli indagati. La storia trarrebbe origine da un braccio di ferro fra il dirigente e il garante stesso. Il danno accertato sarebbe inoltre di poche decine di euro. La cifra di cui si parla, 250 mila euro, è solo presunta e non risponde alla realtà. Siamo pronti a contestare anche l’utilizzabilità del video attraverso consulenza del colonnello Umberto Rapetto”.
Si tratta di un ex finanziere, recentemente dimessosi. Rapetto ha inventato il gruppo anti crimine telematico della Guardia di finanza. Non ha gradito l’allontanamento dalla sua creatura e ha preferito andare via.