L'arresto di Toti e i siciliani della "cricca" in Liguria

L’arresto di Toti e i siciliani della “cricca” di Genova: gli indagati

Giovanni Toti
Un capitolo delle indagini e la presenza mafiosa in Liguria

PALERMO – I siciliani volevano creare “un cricca” in Liguria. C’è un capitolo con la pesante ombra di Cosa Nostra nell’inchiesta che ha portato all’arresto del governatore Giovanni Toti.

Niente “comportamenti violenti ed esplicitamente intimidatori” da parte dei siciliani, ma “atteggiamenti tendenzialmente silenti e di basso profilo, alimentati da una presenza stabilmente radicata sul territorio e da ambizioni e programmi finalizzati ad allacciare rapporti privilegiati con esponenti del mondo economico e politico-istituzionale”.

I siciliani sotto inchiesta

I siciliani sotto inchiesta sono Venanzio Maurici, pensionato, iscritto allo Spi (e sospeso) ed ex sindacalista della Cgil, e i gemelli Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia.

Il gip ha applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria al primo e l’obbligo di dimora nel comune di Boltiere (nel bergamasco) agli altri due.

I Testa sono originari di Caltanissetta. Maurici, nato a Genova, è legato alla Sicilia in quanto cognato del capomafia Francesco Cammarata, detenuto per mafia e omicidi al 41 bis.

La famiglia Cammarata, originaria di Riesi nel Nisseno, si è radicata nel capoluogo ligure negli anni Ottanta. Si è infiltrata “nell’economia legale in modo discreto – scrivono i magistrati della procura di Genova – grazie a intermediari di fiducia e partecipando alla vita della comunità stessa”.

Voti e favori

Secondo l’accusa, i siciliani si sarebbero adoperati per procacciare 400 voti alla lista “Cambiamo con Toti presidente” in cambio di posti di lavoro. In questa maniera avrebbero rafforzato il prestigio di Cosa Nostra. Erano particolarmente attivi. Angelo Arturo Testa ad esempio si dava un gran da fare per organizzare cene elettorali: “... è un ristorante… faccio una cena che la organizzo io come comunità riesina con Toti capito?”.

“Io vado là…”

Fu un successo. Maurizio Testa discuteva con la moglie di Maurici di “riscuotere le cambiali”. Riuscì a fare bella figura per accreditarsi “direttamente con il presidente”. L’indomani delle elezioni regionali, il 22 settembre 2020, visto il successo Maurizio Testa spiegava alla donna che era il momento di andare all’incasso: “… allora volevo parlare con quella persona perché io vado là e gli dirò io i patti li ho rispettati”.

E la signora Maurici, nella conversazione intercettata dai finanzieri e dagli agenti della Dia, completava il concetto: “Adesso aspetto che anche voi facciate lo stesso”.

Tra i favori chiesti da Maurici ci sarebbe stata l’assunzione del fidanzato della figlia. Il suo riferimento politico era Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere e capo di gabinetto di Toti.

Gli fecero avere il curriculum perché “ascoltami non c’è se voglio non voglio iniziare, perché lui mi dà quello che c’è perché questo è stabilito è questo è dunque”.

Fece il colloquio di lavoro, ma l’assunzione non si concretizzò tanto che Cozzani smise di rispondere a telefonate e messaggi.

Il pentito

Il collaboratore di giustizia Carmelo Arlotta ha raccontato ai magistrati: “A Genova c’è sempre stato un mandamento, con un’autonomia limitata per quanto riguarda le decisioni più importanti (ad esempio la commissione di omicidi) per quali interveniva il mandamento di Riesi”.

Ed ancora: “Gli imprenditori riesini abitanti a Genova erano sotto estorsione da parte degli esponenti del mandamento – ha spiegato ancora – loro consegnavano una parte dei proventi ai mafiosi siciliani. Alcuni imprenditori danno il denaro volentieri, ma sempre dietro richiesta”. In particolare su Maurici ha spiegato che “faceva il sindacalista, pur avendo un ruolo non si esponeva”.

Cgil: “Sistema da far tremare i polsi”

La Cgil ligure si dice fortemente preoccupata. “Il sistema del quale si legge fa tremare i polsi. A questo quadro già preoccupante si aggiungerebbe anche la presenza e la permeazione di organizzazioni mafiose. Uno degli indagati risulta essere tesserato ai pensionati della Cgil al quale, ai sensi dello Statuto, i Centri regolatori Cgil regionale e Spi nazionale hanno già sospeso l’iscrizione”.


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