CATANIA. Non risparmia stoccate l’europarlamentare Dino Giarrusso. Il suo commento al dibattito sul toto-sindaco di Catania chiama in causa anche l’ex collega di partito Giancarlo Cancelleri. Ma non solo.
Onorevole Giarrusso, l’abbiamo lasciata al progetto mai decollato in tandem con De Luca. Che cosa è successo?
Il progetto aveva senso e il partito che ho co-fondato è andato anche bene alle elezioni. Il problema è che ho sbagliato a fidarmi di una persona inaffidabile come Cateno che non ha rispettato lo statuto del partito e che quindi ne risponderà. Un peccato perché si poteva davvero portare avanti un progetto meridionalista, che manca. Ma per lui era prioritario comandare tutti a bacchetta: è una persona che non accetta alcuna altra autorità che non sia se stesso. Lo statuto prevedeva che nel simbolo ci dovessero essere il mio e il suo nome, Cateno ha commesso tante scorrettezze, dandosi la zappa sui piedi nella corsa alla presidenza. Se politicamente devo rimproverarmi qualcosa in 48 anni, è essermi fidato di Cateno De Luca.
Sta seguendo il dibattito sulle amministrative catanesi? Che idea si è fatto?
E’ un dibattito che se non facessi politica mi farebbe divertire. Ma siccome non faccio più il giornalista ma faccio politica, mi fa anche disperare perché mi sembra ci sia una spudorata corsa alla poltrona e all’autolegittimazione e che risposte serie, riguardanti programmi e idee per rilanciare la città, ce ne siano poche: questo da catanese mi avvilisce.
Il suo ex collega di partito Giancarlo Cancelleri è pronto a candidarsi. Un commento?
Sono felice che Cancelleri negli ultimi sei mesi si sia innamorato della mia città, io invece la amo da sempre. Però il vero amore è disinteressato quindi penso che se la ama veramente può e deve contribuire a migliorarla, ma non cercando una poltrona. Chi si mette a fare dichiarazioni d’amore a sei mesi dal voto per ottenere una poltrona ama se stesso, non la città.
Mi risulta, peraltro, che Cancelleri sia ancora del Movimento e il Movimento ha la regola dei due mandati: dunque la sua carriera politica è finita. Se ama Catania oggi ha l’obbligo morale di servirla facendo un altro lavoro e facendo politica da attivista, senza rincorrere la poltrona. Se lo farà, da catanese gliene sarò grato. Se invece vorrà candidarsi svelerà che cosa si nasconde dietro questo sbandierato, tardivo amore per Catania che, scorrendo i social, mi sembra un modo goffo e patetico di autopromuoversi: la ricerca di poltrona, stipendio, sopravvivenza politica e peso, per di più in una città di cui non fa parte e che non conosce. L’esatto contrario di ogni valore promosso dal M5S.
E della disponibilità di Nunzia Catalfo che ne pensa?
Lei è catanese da sempre, ma anche lei ha fatto due mandati. Mi auguro che una persona come Nunzia si metta a disposizione della città, ma potrebbe fare solo la consigliera comunale. Certamente il suo amore per Catania non è recente, è storico. Io credo, però, che più che autocandidarsi servirebbe un progetto di città, soprattutto al centrosinistra.
Non è che ci sta facendo un pensierino anche lei? Mi risulta che qualcuno il suo nome lo ha fatto…
Io sono lusingato che qualcuno che a Catania ha grande forza e conosce bene la città abbia fatto il mio nome. Però a differenza di altri mi sembra sbagliato e per alcuni versi patetico autocandidarsi, e peraltro devo finire il mio primo mandato europeo. Certamente contribuirò in ogni modo a promuovere programmi e idee.
Catania è una delle città potenzialmente più ricche d’Europa, perchè lo sia in atto serve un sindaco forte e con idee chiare. Dispiace che una persona come Salvo Pogliese, con il quale ho sani rapporti personali, abbia commesso l’errore politico di non dimettersi dopo la condanna. Catania non merita nè un sindaco sospeso, né autocandidati in cerca di poltrone. Servono idee, programmi innovativi e un progetto culturale di ampio respiro.
L’ex presidente Rosario Crocetta ha lanciato un appello trasversale per mettere in piedi un progetto civico. Lei ci starebbe?
Sembra una serie: “Nisseni a Catania!”. Non conosco il progetto di Crocetta, mi dicono volesse candidarsi anche lui a sindaco. Io penso che passate le elezioni regionali e quelle nazionali, giacché le europee sono difficili perchè bisogna prendere le preferenze, quelle vere, tutti quelli che hanno fatto politica e sono senza poltrona si vogliono candidare a sindaco di Catania. Ma questo non è amore per la città. Detto questo Crocetta ha il diritto di creare una nuova forza politica, un nuovo progetto sociale, ma vorrei conoscerlo, vedere le carte prima di giudicare.
Quale coalizione potrebbe guidare questa città? Quali interlocutori?
Catania è una città storicamente di destra però ha conosciuto anche delle belle stagioni di centrosinistra. Mi riferisco all’amministrazione Bianco degli anni 93/97 che fece rinascere la città. C’erano idee ma anche i soldi (che oggi non ci sono in nessun comune) che furono spesi bene. Cosa voglio dire? Non è detto che debba vincere la destra quando il centrosinistra ha uomini e progetti credibili.
A Catania il confine tra destra e sinistra è poi molto labile: penso a Sammartino che dal Pd è passato a Italia Viva e poi alla Lega. Poi abbiamo una parte centrista, penso a Raffaele Lombardo che è molto forte a Catania e immagino sceglierà il progetto che lo convince di più: non credo sia stabilmente nel centrodestra né tantomeno nel centrosinistra. L’opacità di confine fra destra e sinistra a Catania ha favorito la destra. Anzi, ricordo che l’ultimo candidato del Movimento, Giovanni Grasso, scelto da Catalfo è poi transitato a Fratelli d’Italia, così come la senatrice Tiziana Drago scelta da Cancelleri. Insomma la situazione è molto fluida e mi piacerebbe che ci fossero progetti credibili: il tempo c’è, ma non è infinito. Mi pare però che si parli poco di idee e troppo di nomi, che pure sono importanti perché c’è l’elezione diretta del sindaco. Al momento vedo la destra favorita nonostante l’esperienza Pogliese sia stata azzoppata da quella sospensione, e la destra se corre “da sola” perde la bussola, le faccio un esempio.
Prego.
Quando si gioca una sfida a due la partita è combattuta, entrambi gli schieramenti sono stimolati a fare meglio. Quando la partita è invece vinta in partenza, si scelgono strade più semplici e meno buone per i cittadini come è accaduto alla Regione con Schifani. Il centrodestra ha pensato agli equilibri interni non ai cittadini perché sapeva che avrebbe vinto e ora assistiamo alle liti fra Miccichè e Falcone, col povero Pogliese che cercava di mediare: è un bello spettacolo?
Quali progetti servono a Catania?
Dobbiamo lavorare tanto su antimafia e legalità: ci sono migliaia di catanesi pronti non a candidarsi ma a partecipare in prima persona a un progetto di crescita civica. Ricordo l’esperienza straordinaria di Città Insieme di padre Resca, oggi c’è l’associazione di Enzo Guarnera e altre associazioni antimafia che andrebbero supportate da progetti politici, oltre a Sant’Egidio. Per me un progetto per Catania deve avere tre gambe fondamentali.
Quali?
La prima è l’attenzione alla legalità e all’antimafia, non parlo di chiacchiere ma di progetti concreti. La seconda è la sicurezza: la polizia a Catania vive molti problemi compreso quella delle sedi distaccate in assenza della Cittadella di Polizia. I poliziotti del sindacato Siap sono venuti a trovarmi a Bruxelles e io ne sono orgoglioso. Penso anche alla Confesercenti, e ad associazioni di categoria che non vedono l’ora di potersi mettere a disposizIone per spiegare le loro esigenze a qualche politico o qualche progetto politico che le ascolti. Ultima cosa il lavoro.
Questi tre punti chiave si cambiano attraverso un progetto culturale. Ho letto che qualcuno ha fatto il nome di Sebastiano Ardita. Mi onoro della sua amicizia e so che non si candiderà mai finche è magistrato. È un catanese che dà lustro alla città con la sua qualità umana e professionale. Piuttosto che fare nomi di simboli sapendo che non sono disponibili, io lavorerei a un progetto culturale e politico di ampio respiro. Nei prossimi dieci anni Catania deve cambiare mentalità e puntare sulle realtà che lavorano sul territorio come i Briganti di Librino, se recuperiamo le periferie e le sacche di disagio lavorando sulla legalità, Catania sarà meglio di Barcellona fra dieci anni.