"Giovane sacerdote maltrattato"| Due preti sotto processo - Live Sicilia

“Giovane sacerdote maltrattato”| Due preti sotto processo

Una insolita storia di vessazioni e frasi offensive

PALERMO – Il reato contestato è “maltrattamenti in famiglia”. Un’ipotesi che accade spesso. Certamente insolito è che si parli di una famiglia religiosa. La vittima è un giovane sacerdote. E sacerdoti sono pure i presunti autori delle vessazioni.

Giuseppe Schiera, viceparroco, e Adriano Castagna, padre superiore, della congregazione San Filippo Neri di piazza Olivella, a Palermo, sono stati rinviati a giudizio. La decisione è del giudice per l’udienza preliminare Michele Guarnotta. Il processo inizierà il prossimo 6 maggio.

È una brutta storia quella che avrebbe avuto per sfortunato protagonista un giovane prete poco meno che trentenne. Nei suoi confronti i due “superiori” in abito talare avrebbero rivolto frasi offensive: “Porco”, “fai schifo”, “ci hai rotto la m…”, “ti scippo la testa”. Ci sono dei testimoni che confermerebbero di avere sentito le frasi. Tra le vessazioni ai due preti viene contestato anche il diniego al confratello di partecipare alla veglia funebre della nonna.

Quando ha ritenuto che la misura fosse colma il giovane ha deciso di denunciare i due sacerdoti. Ieri si è costituito parte civile con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Pinella e Teresa Cangemi. La comunità religiosa viene di fatto equiparata ad una famiglia.

I due imputati sono difesi dall’avvocato Dario D’Agostino, certo di potere dimostrare l’estraneità degli imputati ai reati contestati attraverso la corrispondenza che il sacerdote teneva con i superiori e una serie di messaggi scritti dai parrocchiani. La tesi difensiva è che il giovane mal digerisse le rigide regole della congregazione. Al legale non è piaciuta la scelta della parte civile di presentarsi in aula in abito talare: “Nulla quaestio sulla legittima costituzione di parte civile, ma l’abito talare sembra quantomeno inopportuno”.

Nessuno dei protagonisti della vicenda si trova più a Palermo. I due imputati hanno scelto di andare a Cava dei Tirreni, mantenendo un ruolo di vertice nella congregazione, segno della fiducia che gli viene attribuita, mentre il giovane è in una parrocchia in provincia di Palermo.

 


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