“Il buco di bilancio? |E’ solo un teorema” - Live Sicilia

“Il buco di bilancio? |E’ solo un teorema”

L'ex vicesindaco del capoluogo etneo torna a parlare dopo l'assoluzione in secondo grado. Non solo a proposito della delibera "incriminata" ma anche di Bianco, Lombardo e del Casinò alla Paya.

Arena dopo l'assoluzione
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CATANIA. Tra gli scranni di Palazzo degli Elefanti c’è stato dal 1993 al 2005. Subito dopo, con Umberto Scapagnini, divenne prima assessore e, poi, vice-sindaco della città. Coinvolto, assieme agli allora colleghi giunta, nel polverone dell’inchiesta sul buco di bilancio, Giuseppe Arena è tornato a parlare. E lo fa all’indomani di un’assoluzione in secondo grado che finisce col riaprire nuovamente il dibattito su una questione morale che a Catania si è approfondita più nella aule di tribunale che nella sostanza della politica.

Partiamo dall’inizio. O, meglio, dalla fine. In primo grado arriva la condanna, in secondo l’assoluzione: che significa secondo Lei?

“Significa anzitutto la riaffermazione della verità in un momento in cui c’è grande odio verso la classe politica. Dopo cinque anni di sofferenza indicibili per le persone perbene che erano imputate questo è certamente un fatto importante. E lo è per le nostre vite perché si dimostra e si smentisce finalmente questo teorema del buco di bilancio: non c’è stata nessuna responsabilità da parte nostra. Vorrei ricordare che la formula è stata: “Il fatto non costituisce reato”, una cosa che sosteniamo da anni”.

Ci dica, allora, con quale stato d’animo ha vissuto gli ultimi cinque anni.

“E’ terribile per una persona perbene vedersi sbattuti in prima pagina per fatti di cronaca nera sapendo di avere sempre cercato di fare il meglio per questa città e per la nostra terra. E’ un fatto che non auguro a nessuno”.

D’accordo. Ma in primo grado ci fu una sentenza di segno opposto. E’ questo è un fatto: non crede?

“Io non voglio fare alcuna critica. So soltanto che esiste una giustizia terrena, oltre a quella divina. Punto”.

Torniamo, invece, a quella “famosa” delibera: un atto da dove è partito tutto. La voterebbe di nuovo?

“Guardi, l’atto deliberativo era corredato da tutti i pareri regolarità tecnica e contabile. Era normale che i componenti della giunta municipale esprimessero parere favorevole. Premetto anche, poi, che l’atto ebbe parere favorevole dei revisori dei conti e fu votato, anche in questo caso favorevolmente, dal consiglio comunale della città di Catania. Mi dica lei”.

Dopodichè arrivò il rinvio a giudizio.

“Io sono sempre stato sostenuto oltre che dalla mia fede dalla voglia di ricercare la verità: in tutto questo tempo non mi sono mai abbattuto perché so che esiste una giustizia e che la giustizia avrebbe trionfato”.

Si è sentito un pò un “perseguitato”?

“Perseguitato no. Ma la condizione psicologica di una persona perbene che ha fatto il consigliere comunale in questa città ininterrottamente dal 1993 al 2005 ed è stato assessore e vice sindaco; che ha sempre agito nel rispetto dell’interesse supremo della collettività amministrata, beh, allora diventa tutto difficile. Le garantisco che si vive male”.

Politicamente parlando, oggi, Giuseppe Arena di chi è alleato e sostenitore?

“Diciamo che continuo a seguire la politica con interesse. Continuo a sostenere e ad essere riferimento di amici, militanti ed amministratori locali della provincia di Catania uniti dall’amore per la città e la nostra terra che dalle ultime regionali che non mi hanno assolutamente lasciato. E di questo li ringrazio umanamente e politicamente”.

E dunque?

“E, dunque, questo mio lungo periodo di riflessione mi è servito per capire meglio quali sono le esigenze della gente: viviamo da una parte con un Palazzo sempre più chiuso e dall’altro con un popolo arrabiato che non trova nella politica le risposte che merita. Ecco perché il “grillismo” dilaga: perché manca una vera proposta alternativa di sviluppo del territorio”.

Tanti discepoli hanno abbandonato e mollato Raffaele Lombardo: Lei lo ha più sentito?

“Non sento Lombardo da oltre un anno. Tutto qui. Voglio solo dire che umanamente mi è dispiaciuto l’esito della sua vicenda processuale che mi ha addolorato”.

Che ne pensa dell’amministrazione Bianco?

“Il contesto storico, sociale e ambientale è molto diverso da quello odierno. Premesso che io sono stato un oppositore estremo di Bianco, dico che questa amministrazione è partita in sordina. Bianco è una persona di indubbia capacità e siccome questa città indipendentemente dai colori politici di appartenenza merita più di ciò “che è e che ha” spero che Bianco possa aiutare la causa di questa città. Ma se resta solo non può andare da nessuna parte”.

In che senso?

“Su Catania c’è uno scarso interesse da parte della classe politica regionale. E’ incredibile che la classe politica sia stata in silenzio su questioni come il mancato sbarco delle crociere Costa al Porto di Catania; non c’è stata una battaglia da parte della classe regionale sulla previsione di un casinò alla Playa di Catania per il quale io mi ero battuto. E poi quell’altro scandalo legato alle percentuali ai succhi per le arance: percentuale che se innalzata avrebbe potuto rilanciare e salvare l’agricoltura siciliana. Tutto questo è sintomatico che qui da noi si chiacchiera e basta. La politica non si fa sentire più sui temi importanti. Rivendico l’importanza di un territorio che purtroppo continua ad essere trattato male”.

Quasi una difesa di un sindaco che – come ha ben detto – ha osteggiato negli anni passati.

“Le dico che alle ultime amministrative, da uomo di destra che si non riconosceva affatto in quell’accozzaglia di finto centro-destra, dissi apertamente ai miei amici di votare Bianco”.

Adesso che farà, politicamente, Giuseppe Arena?

“In questo momento vorrei tanto continuare a impegnarmi su ragionamenti non ideologici e non per forza candidandomi ancora. Anche una persona di destra come me deve confrontarsi con la realtà: oggi la politica deve essere meno ideologizzata ed occuparsi dei problemi della gente. Mi piacerebbe parlare di Alta velocità in Sicilia, di Ponte dello Stretto, di infrastrutture. Le racconto una storia”.

Prego.

“Io, qualche anno fa, da vice-sindaco ricevetti una delegazione di giapponesi che volevano investire qui: ma quando hanno capito che da noi si continua ancora solo a chiacchierare sono scappati via perché hanno capito quanto siamo indietro e che non c’è voglia di cambiare le cose. Il mio sogno è quello di vedere una Sicilia che sia come Malta. Noi siamo il “sud del sud”. In ogni caso, se ci fosse una formazione politica che mi appassionasse di nuovo, io che sono un sicilianista e che di recente mi sono spostato su posizioni indipendentiste, potrei tornare ad occuparmi in prima persona. Ma, per ora, assolutamente no”.


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