PALERMO – Una delegazione di fonici, trascrittori e stenotipisti dei Tribunali di Palermo e Termini Imerese a Roma per partecipare alla giornata di mobilitazione nazionale e al presidio davanti alla sede del palazzo di Giustizia, in piazza Cavour. Alla base della protesta dei circa 1.500 addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali impiegati al ministero della Giustizia, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, le condizioni di lavoro precarie e inadeguate.
“I 60 lavoratori dei Tribunali di Palermo e Termini hanno aderito al cento per cento alla giornata di sciopero, al netto di qualche addetto ai servizi precettato per processi non rinviabili – dichiarano il segretario generale della Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello ed il segretario provinciale responsabile del settore Manlio Mandalari – Oggi con noi è partita una nutrita rappresentanza dei lavoratori. C’è molta indignazione tra i lavoratori, la vertenza va a rilento e alle dichiarazioni di intento del ministero, annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre, convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione, non c’è stato alcun seguito”.
“Chiediamo che si proceda all’internalizzazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto e dunque alla nostra stabilizzazione – aggiunge Rosolino Lo Cicero, 42 anni, fonico forense palermitano dal 2010, rsu della Filcam Cgil, in corteo a Roma – Molti di noi hanno iniziato nell’89. Ancora lavoriamo senza la prospettiva di una occupazione stabile”.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti in particolare, contestualmente alle preoccupazioni per i termini e le condizioni del nuovo affidamento del servizio che potrebbero avere delle ricadute occupazionali negative su tutto l’appalto nazionale ormai di prossima scadenza , rivendicano: l’avvio di una procedura di internalizzazione che preveda l’assunzione da parte del ministero della Giustizia di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori impiegati nell’appalto; la garanzia che, nella fase di attuazione della riforma Cartabia e di gestione del servizio in appalto, rimangano invariati i livelli occupazionali e salariali attuali; la richiesta di erogazione, da parte dello stesso ministero, di un percorso di formazione che certifichi le professionalità. Temi sui quali le organizzazioni sindacali chiedono l’attivazione di un tavolo di contrattazione permanente. “Le parole non bastano più – concludono Aiello e Mandalari. La mobilitazione proseguirà senza se e senza ma, finché il ministero non farà pervenire le risposte che da troppo tempo si attendono”.