Gli avvocati palermitani a Rosy Bindi | "Ha una visione distorta della realtà" - Live Sicilia

Gli avvocati palermitani a Rosy Bindi | “Ha una visione distorta della realtà”

Francesco Greco, presidente dell'ordine degli avvocati di Palermo: "La generalizzazione di comportamenti illeciti è una pratica inammissibile".

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Pubblichiamo la lettera inviata dal presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo, Francesco Greco, al presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.

Gent.ma Signora Presidente,
ho letto, con grande attenzione ed altrettanto stupore, la trascrizione delle Sue dichiarazioni in occasione dell’audizione in Commissione Antimafia il15 febbraio 2014, del Prefetto dott. Giuseppe Caruso e non nascondo che mi sono sentito offeso, come avvocato, come rappresentante delle istituzioni forensi e come presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo che ho l’onore di presiedere.
Le riporto, per comodità espositiva, il testo delle Sue parole tratte dalla trascrizione della seduta: “PRESIDENTE. Signor prefetto, mi scusi tanto, ma su questo punto… La zona grigia esiste e almeno verificare se quell’avvocato è stato il difensore del proprietario del bene che gli viene affidato, ancorché come liquidatore … almeno questo penso che si possa fare. Lei dice che è iscritto all’albo degli avvocati. Purtroppo, noi sappiamo che gli avvocati non cancellano dall’ordine nemmeno colleghi che sono stati in galera, magari per reati mafiosi, o che in nome del diritto alla difesa di ogni imputato diventano complici del proprio imputato. Lo sappiamo perfettamente. Èuna delle questioni di cui questa Commissione vorrà interessarsi”.

Ritengo che tali parole siano inesatte e frutto di una preoccupante distorta visione della realtà forense. Concorderà che la generalizzazione di comportamenti illeciti costituisca una pratica inammissibile, specie laddove tale generalizzazione proviene dalla Commissione Antimafia. Sarebbe facile per me obiettare che la demagogica generalizzazione potrebbe fare affermare, in presenza di qualche personaggio politico corrotto, che tutti quanti al pari lo sono. Ho sempre invece sempre combattuto tali facili demagogiche affermazioni, essendo fortemente convinto che la generalizzazione dei comportamenti e soprattutto di quelli illeciti posti in essere da pochi soggetti a tutti gli appartenenti ad una categoria costituisce una pratica fortemente ingiusta, perché penalizza i tanti onesti a causa dei pochi disonesti.

Analogamente, mi consenta di rilevare come affermare che gli avvocati, in nome dei diritto alla difesa diventino complici del proprio assistito o che gli Ordini non cancellano i colleghi che sono stati condannati per reati mafiosi, costituisce una affermazione non vera, idonea, al pari di quelle di cui ho detto, a gettare discredito sui tanti avvocati onesti e diligenti che nell’esercizio dell’attività forense o nell’espletamento della funzione consiliare ogni giorno svolgono il loro lavoro con coscienza, impegno e nel rispetto pieno ed incondizionato delle Istituzioni e della legge.

La prego, qualora sia a conoscenza di avvocati divenuti complici dei loro assistiti o di Consigli dell’ordine venuti meno ai loro doveri, di sporgere formale e circostanziata denuncia all’Autorità Giudiziaria ed al Ministero vigilante, così come La prego, altresì, di astenersi dal formulare ingiuste generalizzazioni.

Sono a Sua disposizione per illustrare in qualunque istante la rilevante attività deontologica svolta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo e !’infaticabile impegno che tutti i componenti ogni giorno ripongono nell’espletamento delle nostre attività. Rimango pertanto in attesa di cortese precisazione sui tenore delle Sue affermazioni; evidenziando che la presente nota, unita mente alla trascrizione della seduta del 15.2 u.s. della “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali”, sarà trasmessa al Consiglio Nazionale Forense e all’Organismo Unitario dell’ Avvocatura Italiana.


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