La Regione avrebbe iniziato le proprie indagini, dopo una relazione dell’Ispettorato al Lavoro giunta sul tavolo della giunta. Ma i sindacati vogliono chiarezza e preparano mezzi più “incisivi” per far luce sulle assunzioni negli enti di formazione arrivate dopo la decisione di mettere in cassa integrazione centinaia di dipendente. “Siamo pronti a presentare un esposto alla Procura” denunciano infatti gli Sanls Confals.
“Appena qualche mese fa esattamente nel mese di agosto – scrive il sindacato in una nota – gli enti di formazione professionale insieme a regione e ministero del lavoro concordavano l’applicazione della cassa integrazione in deroga per circa un migliaio di lavoratori della formazione professionale. Dopo qualche mese, gli stessi enti che hanno già avviato le procedure presso l’inps per l’erogazione delle relative indennità ai lavoratori, hanno ricominciato ad assumere personale”.
“Si tratta – precisa il sindacato – di centinaia di “co.co.pro” cioè lavoratori a progetto, assunti presso gli sportelli multifunzionali, relativamente ai quali ci chiediamo e chiederemo all’Ispettorato del Lavoro se tali lavoratori non svolgano, in realta, attività invece riconducibili al lavoro dipendente”.
Una circostanza che potrebbe avere contorni quasi paradossali, visto il gran numero di lavoratori messi in cassa integrazione: “Grave, anzi gravissimo – scrive il sindacato – appare l’atteggiamento della Regione che, da una parte, concorda con il ministero del Lavoro lo stanziamento di circa 10 milioni di euro per garantire il reddito di lavoratori considerati in esubero, dall’altra, tace fino alla complicità, sulle assunzioni degli enti. Continua cioè quella rete di connivenze, di protezioni, di affari che garantisce l’impunità agli enti dei parlamentari e dei sindacati e che ha prodotto lo sfascio attuale della formazione professionale Siciliana e la messa in discussione di migliaia di posti lavoro.
Infatti – prosegue il sindacato – il governo regionale ed i maggiori responsabili della pubblica amministrazione siciliana, sui giornali, si accreditano come rinnovatori anzi rivoluzionari (dichiarazioni dell’assessore Centorrino di mesi fa), nella realtà, continuano a garantire l’impunità di quel gigantesco comitato d’affari che si chiama formazione professionale siciliana.
Ciò chiaramente a discapito dei lavoratori della formazione professionale siciliana, vittime di questi presunti rivoluzionari, e di tutte quelle imprese siciliane che, al contrario degli enti dei parlamentari e dei sindacati, quotidianamente osservano leggi e norme e non possono contare sulle complicità della pubblica amministrazione siciliana. La formazione professionale siciliana – affondano gli Snals – è una altro pezzo dei privilegi della casta. Ma le parole e le denunzie sindacali di fronte ad un tal muro di gomma valgono ormai purtroppo veramente poco. Ci riserviamo- concludono – nei prossimi giorni di presentare alle autorità competenti un esposto-denunzia finalizzato a verificare se i comportamenti di enti e Regione possano ravvisare estremi di reati penali e amministrativo/contabile”.