Ho sognato le tue dimissioni - Live Sicilia

Ho sognato le tue dimissioni

Il baratro economico e sociale in cui si ritrova la Sicilia? Il crollo delle strade, i rifiuti che ci sommergeranno, la disoccupazione giovanile alle stelle, e via discorrendo? Lui non c'entra, c'entrano i poteri forti e i mafiosi che ha combattuto e denunciato.

Mentre stavo ascoltando e guardando il surreale dibattito all’Ars sulle ancora più surreali dichiarazioni del governatore Crocetta, a seguito dello scandalo Tutino/Sanità, mi sono a un certo punto addormentato. E ho fatto un sogno in cui, a tratti, realtà e immaginazione si confondevano, nella recita di un copione grottesco, con gli attori di sempre, tra le macerie delle speranze perdute di un popolo intero. Nel sogno, il presidente della Regione Rosario Crocetta si era dimesso per ripresentarsi all’elettorato e ottenere una nuova investitura per la guerra santa contro la “manciugghia”. Del resto, lui nel sogno appariva così sicuro di avere governato bene e senza oscuri cerchi magici, inventati da giornalisti e malelingue, che poteva permettersi il lusso di ricandidarsi con la certezza di stravincere. Una volta disse, per davvero, che i siciliani lo amano, a parte gli omofobi naturalmente, ovunque annidati e intenti a tendergli trappole mortali.

Quindi, nessun problema, non c’è lettera di dimissioni con allarmanti affermazioni di carattere etico, come quella di Lucia Borsellino, telefonata misteriosa o intercettazione documentata che possano lontanamente ostacolarlo, ingiallirne l’immagine o depotenziarne il furore legalitario. Il baratro economico e sociale in cui si ritrova la Sicilia? Il crollo delle strade, i rifiuti che ci sommergeranno, la disoccupazione giovanile alle stelle, e via discorrendo? Lui non c’entra, c’entrano i poteri forti e i mafiosi che ha combattuto e denunciato, con visite quasi quotidiane in Procura, fin dal primo istante. I veri colpevoli, che gli hanno impedito di fare la rivoluzione annunciata nello studio di Giletti.

Nel sogno, nell’ipotesi che Crocetta, ripensandoci, non volesse dare a nemici ed avversari tale umiliante prova di forza, il PD siciliano aveva deciso di porre fine, comunque, a questa legislatura, non perchè disastrosa e improduttiva, non sia mai, ma per dimostrare quanto siano ingiuste e pretestuose le accuse, di continuo rivolte ai parlamentari regionali, di attaccamento alla poltrona, alle indennità e ai privilegi. Infamità, sentenziavano nel sogno. Non parliamo, per carità, della storiella che gira circa la paura di perdere vergognosamente le elezioni a vantaggio dei grillini, dopo il fantastico 35% alle ultime europee. Una voce che va assolutamente smentita, proferivano nervosamente nel sogno gli onorevoli piddini.

E cos’è l’altra storiella delle riforme e delle leggi urgenti da approvare, tanto da costringere a un rinvio, sine die, del distacco della corrente? Se fossero state urgenti le riforme le avremmo già realizzate, e le leggi non rinviabili le avremmo già varate, esclamavano in coro sollevati. Pertanto, sarebbe solo una sfacciata scusa per restare incollati alla poltrona, esattamente l’insopportabile litania dei soliti seguaci della cultura del sospetto da smentire immediatamente.

No no, o Crocetta si dimette o saremo noi a staccare la spina, fu la conclusione solenne. In definitiva, contano gli interessi collettivi non i destini personali del singolo deputato, si, mi pare di avere udito tale nobile frase, nel sogno. Ho sognato, poi, che Matteo Renzi aveva capito che in Sicilia non serve, sarebbe anzi ulteriormente dannoso, ricorrere a pratiche di vecchia politica per cercare, in caso di elezioni anticipate o a scadenza naturale, di limitare i danni degli errori commessi, al di là dello Stretto, dal partito di cui è il segretario nazionale. Tipo alleanze con gli stessi che abbiamo visto con Cuffaro, con Lombardo e, ora, con Crocetta. Sarebbe un grosso errore, per rimediare una raccogliticcia percentuale a due cifre, immaginare di mettere insieme metodi, soggetti e personaggi politici appartenenti, per ragioni diverse ovviamente, a un passato e a un presente assolutamente da archiviare. Nel sogno Renzi, al contrario, aveva compreso che dalla Sicilia può partire il vero rinnovamento del PD e della politica, rivolgendosi direttamente ai cittadini con una proposta di governo affascinante – come si dice? ah, ecco: con una visione e un’idea alta – e di una classe politica radicalmente rinnovata.

Per esempio, mettendo ordine nel partito in Sicilia, troppe correnti con capi inamovibili, e non ricandidando i deputati uscenti, indipendentemente da colpe o meriti, per dare un segnale inequivocabilmente rivoluzionario. Ho sognato, che finalmente si era deciso, nei pressi del largo del Nazareno, di offrire agli elettori siciliani belle candidature, di persone libere, competenti, sconosciuti operatori della legalità nel quotidiano della loro vita, alla carica di presidente della Regione Siciliana e all’Assemblea regionale senza il bisogno di ricorrere alle “icone” dell’antimafia, mi riferisco a quelle autentiche, preziose testimonianze doloranti, non a quelle fasulle da mercatino abusivo.

Ciò, per contribuire a costruire un’antimafia di sostanza e diffusa, a fronte di un’antimafia di facciata, purtroppo di moda, ed elitaria legata a manifestazioni rituali e poco partecipate. Poi, il volume della TV mi ha svegliato, in quell’istante Crocetta gridava gesticolando: “non mi dimetto”, e Cracolici subito dopo: “…dobbiamo capire se siamo ancora in tempo per realizzare le cose che servono e se riusciremo a dare il senso di queste cose”. Roba che Andreotti, al confronto, apparirebbe un ingenuotto alle prime armi. Si, era stato un sogno, arrivederci a ottobre 2017.


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