Riforma dei liberi consorzi ferma | Sd e Pdr disertano l'Aula - Live Sicilia

Riforma dei liberi consorzi ferma | Sd e Pdr disertano l’Aula

I partiti alleati di Pd e Udc non hanno apprezzato il vertice ristretto tra Crocetta, Raciti e D'Alia. "Non siamo servi sciocchi". Lavori d'Aula rinviati a domani. Udc e Pd: avanti con le riforme. Si allungano i tempi per la nomina di Fiumefreddo.

La crisi di governo
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PALERMO – Tutto rinviato a domani. In una Sala d’Ercole semi deserta, la riforma delle Province si è arenata sull’elezione del sindaco metropolitano per mancanza del numero legale. Tra una parte dell’opposizione che ha abbandonato l’Aula e una parte della maggioranza che ha disertato la seduta, di fatto a tenere compagnia a Pd e Udc sono rimasti quasi esclusivamente i quattordici deputati pentastellati, rimasti in Aula perché “differenti – ha precisato Valentina Zafarana – dal resto delle opposizioni”.

Nel corso della seduta, invece, Pdr e Sicilia democratica hanno disertato l’Aula di Palazzo di Normanni perché non hanno gradito il vertice che questa mattina ha visto protagonisti il governatore, Gianpiero D’Alia e Fausto Raciti. “La nostra assenza dall’Aula è una scelta politica – ha ammesso il capogruppo Pdr, Giuseppe Picciolo -. Siamo riuniti con gli amici di Sicilia Democratica per fare le nostre valutazioni”.

Ma ad abbandonare sala d’Ercole, si diceva, è stata anche una parte delle opposizioni. Tra gli scranni, infatti, non sono rimasti seduti né i deputati della Lista Musumeci, né i loro colleghi di Forza Italia, nè quelli di Cantiere popolare. “Non parteciperemo ad alcuna seduta d’Aula – ha dichiarato Nello Musumeci – dedicata alla cosiddetta riforma delle Province. La netta chiusura determinata la scorsa settimana dalla maggioranza di centrosinistra, di fronte alle nostre proposte migliorative, impone un atto di coerenza. Con arroganza e cinismo, i gruppi che sostengono Crocetta si intestano così la responsabilità esclusiva di varare una legge che condannerà l’ente intermedio ed i territori alla totale paralisi sul piano dei servizi e degli investimenti, regalando alle lobby dei partiti il compito di sostituirsi alla libera volontà dei cittadini”.

Insomma, al primo provvedimento per il quale è stato chiesto il voto segreto, il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, è stato costretto a rinviare i lavori di un’ora per l’assenza del numero legale. Ma alla ripresa i numeri non erano cambiati di molto, dunque Ardizzone ha rinviato l’esame del ddl a domani.

Sicilia democratica e Pdr oggi avevano già manifestato il loro disappunto con un comunicato stampa, in cui minacciavano l’uscita dalla maggioranza per non essere stati invitati all’incontro di stamattina. Di più: per i capigruppo dei due partiti, Totò Lentini e Giuseppe Picciolo, la riunione “ha solo valore interlocutorio e informale in vista del vertice di maggioranza che definirà il percorso politico da attuare nei prossimi mesi”. Per Sicilia democratica e Pdr “dalla crisi di governo si esce con il consenso e l’accordo di tutti i partiti che, con coerenza e lealtà, hanno sostenuto in questi anni il presidente Crocetta. Sicilia Democratica e Pdr non sono i servi sciocchi del governo Crocetta e aspettano il vertice di maggioranza per condividere e fissare secondo un programma ben definito anche temporalmente priorità e azioni”.

Altrimenti, secondo i due partiti, il rilancio della maggioranza nasce morto: “Il presidente Crocetta – dicono Lentini e Picciolo – non può immaginare di definire il percorso solamente con il Pd e l’Udc; se pensa questo, allora siamo pronti ad uscire dalla maggioranza. Le decisioni che riguardano il Governo devono essere discusse e condivise con i partiti che formano la maggioranza perchè di tutti è la responsabilità dele scelte politiche di fronte ai siciliani”. Sicilia Democratica e il Patto dei Democratici per le Riforme, quindi, vanno all’attacco: “Non è più tempo di nascondersi dietro fantomatiche riforme né di assumere atteggiamenti da prime donne. Umiltà e buon lavoro per recuperare il tempo perduto e ridare ossigeno all’economia della Sicilia”.

Dal vertice della discordia è emersa la volontà di Pd, Udc e governatore di proseguire il cammino della legislatura nel segno delle riforme. Ed è arrivata anche una frenata sulla nomina di Antonio Fiumefreddo ad assessore. Non c’è al riguardo un vero e proprio veto, ma i tempi si allungano.

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